10- Non guardarmi così

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Cᴇʀᴛᴇ ᴠɪᴄɪɴᴀɴᴢᴇ ᴀɪᴜᴛᴀɴᴏ, ᴄᴇʀᴛᴇ ᴅɪsᴛᴀɴᴢᴇ ᴜᴄᴄɪᴅᴏɴᴏ.

Era passata una settimana dall'ultima volta che l'avevo visto. Odiavo ammetterlo, ma mi chiedevo spesso dove fosse, cosa stesse facendo, se stesse lavorando o se fosse a casa con mielino. Odiavo ammetterlo, ma volevo averlo attorno.

Ero una persona fin troppo curiosa per starmene con le mani in mano; quindi, in questo momento mi trovavo davanti un officina, che sembrava tutto fuorché un luogo sicuro. Ero qui per la macchina, mica per sapere qualcosa su Axel.

Ero qui per l'auto, fine.

Infatti quando mezz'ora fa Colin mi aveva chiamata, dicendo che si trovavano dal loro amico meccanico e che in quel momento era libero per poter guardare la mia auto, ero corsa qui. Assolutamente e irrimediabilmente per la mia auto.

«Pensi di continuare a guardare quella serranda in metallo che urla "sono piena di germi e malattie" da tutti i pori o ti decidi ad andare?» Il risentimento di Scarlett lo si poteva percepire lontano un miglio. Ma in fondo aveva tutte le ragioni del mondo, stava dormendo quando ho iniziato a chiamarla in interrottamente per farmi accompagnare qui.

Mi voleva bene lo stesso, dopotutto. Così le sorrisi incerta, prendendo coraggio.

Al diavolo.

Andai spedita ma mi fermai quando mi accorsi che non sembrava esserci un entrata, se non dalla serranda, che era chiusa. Andiamo, qualcuno lassù mi stava prendendo in giro, non c'erano altre spiegazioni.
«Fantastico, non solo mi svegli e mi obblighi a venire fin qui ma è pure chiuso!» Scar iniziò a fare a avanti e indietro furiosamente.

Alzai gli occhi al cielo, rimanendo però in silenzio.

Tenevo alla mia vita.

Mi guardai un po' attorno e poi sospirai, sentendo il nervosismo farsi spazio in tutto il corpo. «Aileen, o entri in quella dannata officina o sfondo la porta» Scarlett mi fece voltare di scatto verso di lei. «Ti dai una calmata, per favore?» chiesi, cercando di restare calma e non risultare scontrosa. C'era qualcosa che non andava, e anche Scarlett sapeva che l'avevo percepito.

«Scusami» un sussurro poco udibile mi arrivò alle orecchie e accennai un piccolo sorriso, rassicurandola. Avevo la netta sensazione che centrasse quel ragazzo, ma non sarei andata in fondo alla cosa, non prima che lei avesse deciso di sua spontaneità di parlarmene. Rispettavo le sue scelte, anche se spesso non le condividevo, rispettavo la sua persona e i suoi tempi.

Ho sempre pensato che il rispetto, nelle relazioni fosse la prima cosa, avere rispetto di quella persona voleva dire dimostrare di riporre fiducia in ella. Rispettare i suoi silenzio, era molte volte migliore di obbligare a parlare. Sapeva molto di un "sono qui, quando ti sentirai pronta" speravo solo, lei lo capisse.

Mi concentrai a trovare una soluzione e poi pensai all'unica cosa possibile da fare e mi diressi difronte all'officina.

Okay, un bel respiro.

Iniziai a picchiare il pugno con rabbia contro la serranda, sperando che qualcuno mi sentisse. «Assurdo, è veramente assurdo tutto ciò» esclamò Scar dietro di me, prendendosi la testa fra le mani, era molto buffa. Non riuscii a trattenermi e iniziai a ridere, forse più per l'omicidio che avrei compiuto se da lì a poco non mi avessero aperto questa dannata serranda.

«Adesso ridi pure, Lee Lee certe volte vorrei essere nella tua mente e capire cosa ti passa per la testa».
La Scarlett sarcastica era arrivata e sapevo che nel giro di qualche minuto avrebbe perso le staffe.

LA NOTTE MI CHIEDE DI TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora