6- Colazione insolita

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Tɪ ᴍᴇʀɪᴛɪ qᴜᴀʟᴄᴜɴᴏ ᴄʜᴇ ᴛɪ ᴀᴍɪ ᴄᴏᴍᴇ sᴏʟᴏ ᴜɴ ʙᴀᴍʙɪɴᴏ sᴀ fᴀʀᴇ.
Nᴇʟ ᴍᴏᴅᴏ ᴘɪᴜ̀ ᴘᴜʀᴏ ᴄʜᴇ ᴇsɪsᴛᴀ.

Era uno scherzo. Era sicuramente un brutto scherzo.

Invece no.

Era la pura realtà e mi stava giocando un bruttissimo scherzo. Mi girai a rallentatore verso mia nonna, regalandole uno dei miei miglior sorrisi omicida. Lei fece finta di niente, anzi, mi spostò dall'entrata, facendo entrare in casa nostra Axel.

Non ci posso credere.

Axel cercò il mio sguardo, chiedendomi silenziosamente se per me andasse bene. Scossi la testa ormai rassegnata per poi annuire. «Ciao caro, io sono Abigail, ma puoi chiamarmi Abby.»

Puoi chiamarmi Abby, sul serio?

Mi diedi una manata in testa, facendo però ridacchiare Axel che mi stava osservando dall'altra parte del tavolo. Perché sì, mia nonna lo aveva seriamente invitato a fare colazione insieme.
Mia nonna si girò verso di me, guardandomi con stizza. «Mi stava prendendo in giro?» Chiese al ragazzo davanti a lei, come se già fossero grandi amici.

«Assolutamente no signora» esclamò sorridendo. Mia nonna assottigliò lo sguardo, cercando di capire se avesse mollato ma non fu così, Axel rimase serio, cambiando discorso. «Io sono Axel, è un vero piacere conoscerla» le porse la mano, guardando mia nonna con tenerezza.

Andiamo, non può fare gli occhi dolci.

«Ti vanno i pancake? Li faccio sempre a Lee Lee, lei li adora» disse, girandosi verso i fornelli. «Va bene tutto, non si preoccupi» affermò, riposando infine lo sguardo su di me. «Cosa stai facendo?» mimai con le labbra, alzando un sopracciglio. Lui mi guardò confuso, «non sto facendo proprio niente, miele» ribatté.

Non potei non sorridere dentro di me per quel nomignolo, con il significato ancora sconosciuto. Osservai Axel chiacchiere con nonna Abs e tutto ciò sembrava così normale. Come se lui fosse sempre stato qui, con noi. Sospirai, quando vidi i lividi che aveva sul viso e mi resi conto che mia nonna avrebbe sicuramente chiesto spiegazioni una volta che se ne fosse andato.

Cosa nascondi dietro quel sorriso dolce? Mi domandai, osservando in silenzio la situazione. «Sei figlio unico?» Chiese a un certo punto mia nonna e io in risposta rizzai le orecchie, curiosa.
«No signora, ho una sorella più piccola» affermò, afferrando il piatto pieno di pancake che gli aveva appena porto.

Sorrisi, al pensiero di vedere Axel in veste di fratello maggiore.

«E i tuoi genitori?» chiese di nuovo mia nonna. Con la coda dell'occhio vidi Axel irrigidirsi, così capii che era arrivato il momento di finirla. «Okay, nonna. Il terzo grado è finito.» dichiarai, lanciando uno sguardo al ragazzo difronte a me. La nonna sorrise, «è arrivato il momento che io torni alle mie faccende, è stato un piacere Axel» asserì, per poi uscire dalla stanza. «Anche per me signora, grazie ancora per la colazione» la salutò, prima che se ne andasse.

Lasciai andare fuori l'aria in un piccolo sbuffo, potendo adesso rilassarmi. Presi il mio piatto e le posate, sedendomi al fianco di Axel. «Hai visto che colazione coi fiocchi ti ho fatto?» domandai ironica. Axel rise. Rise, e sperai con tutta me stessa che non smettesse mai di regalarmi queste risate.

«Meravigliosa»

Mi persi a guardarlo e anche sotto quei lividi potevo vedere benissimo i suoi lineamenti definiti ma allo stesso tempo dolci. Quegli occhi azzurri.
«Allora, adesso mi dici perché mi chiami in quel modo?» domandai, guardandolo storto.
«Non ti arrendi eh?» I nostri occhi si legarono per l'ennesima volta in una lotta, e nessuno aveva intenzione di alzare bandiera bianca. «Mai» risposi, rubandogli l'ultimo pezzetto di pancake.

LA NOTTE MI CHIEDE DI TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora