17- Mai domani

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Cᴇʀᴛɪ ᴍᴏᴍᴇɴᴛɪ ᴍɪ ᴘᴇʀᴅᴏ ᴀ ᴘᴇɴsᴀʀᴛɪ, ᴀʟᴛʀɪ ɢɪᴏʀɴɪ ᴅᴇsɪᴅᴇʀᴏ sᴏʟᴏ ᴅɪᴍᴇɴᴛɪᴄᴀʀᴛɪ.



Sentii qualcosa farmi il solletico sul collo così aprii gli occhi e trovai una vista per niente male. Avevo un corpo appiccicato al mio, l'oggetto del mio fastidio erano dei bellissimi capelli ramati.
Sorrisi immancabilmente, dentro il mio cuore albeggiò una sensazione, che ancora non seppi definire.

Stavo bene.

Stavo bene e questo contava.

Provai a muovermi lentamente, cercando di non svegliare Axel, era così strana questa situazione che non sapevo come comportarmi. Dovevo andare al bagno per esigenze personali ma qui, qualcuno non voleva lasciarmi andare.

Axel si mosse e sospirò, stringendomi un fianco con il suo palmo ruvido, indubbiamente iniziai a sentire caldo, davvero tanto caldo. Com'era possibile che con un solo tocco, per di più innocente, scaturiva in me questa reazione.

Okay, è il momento di levare le tende. Provai ad alzarmi, non mi sarei preoccupata se si fosse svegliato, dovevo allontanarmi.
Subito.

Fu la sua reazione che mi fece gelare. «Stai scappando?». Domandò rocamente, contro il mio collo. Il suo alito caldo mi face il solletico e mentre strinse la presa sul mio corpo, con la paura che me ne potessi andare, nel mio cuore, si espansero mille farfalle intente a volteggiare.

Sembrò inalare il mio profumo, sfiorandomi teneramente il collo con il naso. Trattenni il respiro, cercando di riprendere il controllo di me, sentivo le gambe fatte di gelatina, avevo la netta sensazione che stesse per succedere un gran casino, peccato che io non ero pronta, non ero pronta a vedere un terremoto con epicentro il mio cuore.

Sarebbe stato destabilizzante, e odiavo chi aveva questo potere su di me.

Axel continuò a sfiorarmi, ignaro dei miei pensieri, così mi decisi finalmente a rispondere. «Devo fare pipì» mormorai, percependo l'istante dopo la sua calda risata. Mi strinse a sé e mi diede un dolce bacio sulla testa.

Cosa?

Il mio cervello smise di funzionare, probabilmente anche il suo perché si bloccò dopo quel gesto, come se si fosse reso conto di ciò che aveva fatto solamente dopo. Io scattai in avanti, scappando da questa situazione imbarazzante e borbottai parole sconnesse, riuscendo a chiudermi nel bagno senza inciampare.

Mi appoggiai contro la porta appena chiusa e presi un respiro profondo fissando il mio riflesso nello specchio. I miei capelli biondi erano scompigliati, ma non come il solito. Forse perché sei stata imprigionata fra le braccia di un bel ragazzo. Mi suggerì la mia coscienza ma io scacciai subito questo pensiero e iniziai a cercare di riprendere un aspetto decente.

Mi lavai il viso, e presi del dentifricio che misi sulla lingua, non avendo a disposizione uno spazzolino. Una volta aver finito di fare tutto mi imposi di scendere, non potevo di certo rimane nascosta qui per sempre.

Uscii dal bagno e di Axel nessuna traccia, era sceso. Così cercai di fare il minor rumore possibile, scendendo con ai piedi le mie calze a pois. Sapevo che mi facevano sembrare infantile ma me le aveva regalate mia nonna e per me il sorriso che le si apriva ogni volta che le vedeva ai miei piedi valeva tutto, non aveva paragone.

Trovai Axel girato di spalle senza maglietta, mentre teneva ferma una padella. Wow. Mi avvicinai di soppiattò per poi affiancarmi a lui con le braccia incrociate sotto al seno. «Cosa stai facendo?» chiesi sorridendo. La reazione che arrivò no fu quella desiderata, pensavo che si sarebbe spaventato, invece, mi sorrise dolcemente.

LA NOTTE MI CHIEDE DI TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora