15- Perdere il fiato

180 13 1
                                    

⚠️𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐚𝐭𝐭𝐢 𝐝𝐢 𝐯𝐢𝐨𝐥𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐢𝐧𝐟𝐚𝐬𝐭𝐢𝐝𝐢𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐧𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ 𝐝𝐢 𝐪𝐮𝐚𝐥𝐜𝐮𝐧𝐨.⚠️

▲▼▲▼▲▼

Aᴠᴇᴠᴀ ɢʟɪ ᴏᴄᴄʜɪ ᴅᴇʟ ᴅɪᴀᴠᴏʟᴏ, ᴇ ɪᴏ, ᴄɪ ᴇʀᴏ ᴄᴀᴅᴜᴛᴏ ᴅᴇɴᴛʀᴏ.

AXEL

«Cazzo» sbottai, appena la porta fu sbattuta, lasciando dietro la scia del suo profumo. Mi alzai di scatto, salii le scale per prendere una felpa e scesi di corsa, trovandomi davanti i miei due amici. «Toglietevi di mezzo» sibilai, infilandomi la felpa dalla testa. «Amico, non puoi mancare all'incontro.» Mi rimproverò Cody, stringendo le labbra in una linea sottile.

«Non mancherò» risposi prontamente, avvicinandomi a loro, posizionati davanti alla porta. «Ax, sai cosa può succedere. Per favore, non fare cazzate» mi pregò Will, preoccupato. «Non succederà niente, devo andare da lei» ero irremovibile, avevo fatto l'ennesima cazzata e dovevo rimediare. Il solo pensiero di non poterla più vedere, di non poterle dare fastidio mi fece chiudere la bocca dello stomaco in una morsa struggente.

Stavo bene, stavo bene per davvero quando ero con lei. Ormai, la sua presenza era come una boccata d'aria fresca dopo anni, non potevo perderla. Non l'avrei sopportato.

«Axel...» mormorò mio cugino, afferrandomi il braccio con forza prima che riuscissi a sorpassarlo. «Lasciami» dissi fra i denti, staccandomi bruscamente dalla sua presa. «Non posso lasciarla andare così» sussurrai, fermandomi sull'uscio della porta.

E li lasciai lì, con il timore che prima o poi ne avrei pagate le conseguenze e la paura di perdere qualcuno. Essa, ti prendeva alla sprovvista, arrivava in silenzio, fredda, con velocità e si fermava proprio dietro il collo, come una folata di vento. Percepivo la paura quando piccolissimi brividi mi si creavano sul retro del collo, affilati come lame. Spesso, era come se potessero uccidermi una volta per tutte.

Iniziai a correre, non era andata tanto lontano, erano passati vari minuti. Arrivai alla fine della via e la vidi, stava camminando ed era tesa, si poteva notare dalla sua postura dritta, stringeva con forza la borsa sulla spalla e notai, stesse calciando un sassolino.

«Aileen» urlai, sapevo mi avesse sentito, probabilmente mi aveva sentito tutto il vicinato. Ma lei non si girò, anzi, iniziò a camminare solo più veloce. «Miele, fermati» la chiamai, rincorrendola. «Sparisci» mi rispose lei, aumentando il passo. «Non posso» risposi immediatamente, sperando che si girasse e mi guardasse. Lei non sapeva quanto tutto questo mi sarebbe costato, ma lo avrei rifatto altre milioni di volte pur di non lasciarla andare.

Non potevo lasciare il mio vasetto di miele, che era chiuso con forza.
Dovevo aiutarlo, dopotutto, ad aprirsi e far conoscere tutta la sua dolcezza.

Era il mio vasetto di miele.

Mi fermai in mezzo alla strada, stringendomi con forza dei ciuffi di capelli e la guardai continuare per la sua strada. «Cazzo miele, fermati» urlai, con voce più roca del solito. Avevo fin troppe emozioni dentro di me e da lì a poco, sarei scoppiato. «Smettila! Non sei nessuno per me quindi non darmi degli stupidi nomignoli» urlò, girandosi di scatto.

Quelle parole arrivarono dritte al cuore come lame incandescenti, le mie braccia si afflosciarono lungo i fianchi, come se avessero perso del tutto la loro forza. Deglutii rumorosamente e cercai di non far trapelare nessuna emozione. Forse era vero, forse, aveva ragione.

LA NOTTE MI CHIEDE DI TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora