7- Dove sei?

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Aɢʟɪ ᴀɴɢᴇʟɪ ᴄᴀᴅᴜᴛɪ,
ᴄʜᴇ ᴄʀᴇᴅᴏɴᴏ ᴅɪ ᴍᴇʀɪᴛᴀʀsɪ ʟ'ɪɴfᴇʀɴᴏ.

Ci stai seriamente dicendo che in una notte è successo tutto questo?» Scar mi guardò scioccata. Io annuii, giocando con l'anello che avevo al pollice. «Scusate, fermiamoci un attimo su un dettaglio a parere mio molto importante.» Charlotte zittì entrambe, posando le mani sul tavolino del bar dell'università.

Scarlett alzò gli occhi al cielo. «Dicci»

«Ha dato il tuo nomignolo come nome al suo gatto!» urlò elettrizzata. Io non potei che sbuffare contraria a tutto ciò. «Andiamo Lee Lee, non puoi dire che non sia stato un gesto carino.» mi ammonì lei. «Carino» borbottai, questa situazione non mi piaceva poiché era fuori dal mio controllo, non sapevo cosa aspettarmi.

«Io mi soffermerei di più sul fatto che sembrava l'avessero pestato per bene» La voce rigida di Scarlett mi fece tornare con i piedi per terra. Aveva ragione.
«Ci sarà un motivo» mormorò Char, abbassando lo sguardo. Io sospirai. «Mi sto cacciando in un grosso guaio, ne sono consapevole»

Le mie amiche mi guardarono dispiaciute. «Vogliamo il meglio per te Lee, solo, non abbassare la guardia okay? Almeno finché non avrai avuto risposte» Scarlett parlò per entrambe e Charlotte annuì d'accordo. Io sorrisi, «avete ragione»

Le lezioni proseguirono senza intoppi e finalmente arrivò l'ora di pranzo e corsi a casa.
«Nonna! Sono a casa» urlai, togliendomi le scarpe. Andai in cucina e trovai Abby ai fornelli. «Cosa stai cucinando di buono?» chiesi curiosa. Mia nonna mi sorrise, «ho fatto le lasagne». Ricambiai il sorriso e la mia testa andò subito ad Axel, gli sarebbero piaciute molto.

Ma scossi la testa, rimproverandomi in silenzio.

«Allora, Lee Lee, come sono andate le lezioni?» Nonna si sedette al mio fianco pronta ad addentare la sua porzione di lasagna. «Sono andate bene, anche se ho pochissime ore di sonno in corpo» borbottai alla fine, soffiando su un pezzo di lasagna. Guardai di sottecchi mia nonna che mi fece una smorfia buffa. «Cos'è quella faccia?» le puntai contro la forchetta, osservandola confusa.

«Quel ragazzo» disse solo.

Ecco dove voleva arrivare.

«Si?» chiesi.

«Sembra un bravo ragazzo, anche se le sue condizioni ieri erano piuttosto discutibili» mormorò a brucia pelo. Io sospirai, non sapendo nemmeno come difenderlo così feci un cenno col capo. «Siamo solo amici, forse nemmeno quello.» spiegai, tenendo lo sguardo basso. Sentii gli occhi di mia nonna puntati sul mio capo così alzai lo sguardo su di lei, incapace di trattenere una smorfia.

«Sai, non per forza devi tenere le persone a distanza. Potrebbero sorprenderti.» Affermò, addolcendosi. «Lo so, nonna.» Sbuffai, maledicendomi. Non facevo che mantenere sempre una distanza di sicurezza. Ero fatta così, mi proteggevo in questo modo, volevo tenere il mio cuore al sicuro. Sbagliavo?

Ma sentivo allo stesso tempo che di Axel potevo fidarmi, ancora però, non era sufficiente. Avevo bisogno di certezze e con lui, avevo capito già in poco tempo che era difficile averne. Pensai subito ai suoi gesti silenziosi, lui era fatto così. Non pretendeva niente, dava senza voler ricevere nulla. Era una brava persona e su questo non ci pioveva. Ma mi fidavo abbastanza da farlo entrare nel mio mondo?

Ancora non ero certa che tutto questo fosse abbastanza. Aveva segreti troppo pesanti per poter passarci sopra. Ma io sarei stata in grado di fare a meno di lui se avesse deciso di non confessarmeli mai? La verità è che ancora non lo sapevo. Non sapevo niente di lui, e nemmeno lui sapeva qualcosa di me. Semplicemente si era creato un legame invisibile che in qualche modo ci riportava l'uno dall'altro. Non sapevo però se era un fatto positivo o meno. Ero certa, però, che quando dei ciuffi color rame e degli occhi azzurri mi si palesavano davanti, sorridevo, sorridevo davvero.

LA NOTTE MI CHIEDE DI TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora