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Mi sveglio col batticuore. Fuori è ancora un po' buio e persino le cicale hanno smesso di cantare. Mi stringo nel lenzuolo: dalla finestra entra un'aria quasi fredda, un bel cambiamento dal caldo a volte persino soffocante che c'è di giorno. Tutto sembra sospeso, come se il tempo non esistesse in quelle ore piccole, come se fossi sola al mondo, libera di essere e fare ciò che voglio.

Incapace di stare ferma vado in bagno il più silenziosamente possibile, poi mi siedo alla scrivania e faccio qualche versione di greco e un po' di pratica di uncinetto per occupare mani e mente. Quando sento i primi segnali che la casa si sta risvegliando scendo con passo felpato.

«Nonna, faccio io la colazione oggi», la sorprendo quando la vedo entrare in cucina. Lei sgrana gli occhi, manda un urletto e porta una mano al petto.

«Gesù, Madonna e tutti i Santi», esclama dallo spavento, e io che non le ho mai visto un'espressione simile in volto comincio a ridere fino a piegarmi in due. «Ah, credi sia tanto divertente, eh?» Chiede appena si è ripresa abbastanza, poi si prende la ciabatta dal piede e me la agita contro comicamente, suscitando solo un'altra risata sguaiata.

«Oh, che casino fate a 'sta ora del mattino?» Chiede lo zio Beppe, assonnato, mentre scende dalle scale. Dobbiamo averlo svegliato perché sembra, da come lo prende in giro zio Teo, che di solito si alzi all'ultimo minuto possibile.

«Oggi faccio colazione io», ripeto anche a lui, le parole ancora illuminate di risata, e la nonna approfitta del momento per battermi piano due volte la ciabatta sulla schiena.

«Ahi!» Esclamo, fingendo di essere stata ferita, e rido ancora.

«Come mai sei così allegra, oggi?» Chiede lo zio mentre si siede a tavola e si strofina gli occhi.

«Così», dico euforica, alzando le spalle. «Nonna, siediti lì», la istruisco, «basta che mi dici le dosi per fare le crespelle dolci e faccio tutto io! Le ho già fatte, mi ha insegnato la mamma.»

Quando scende anche zio Matteo, già vestito per uscire a differenza del fratello, l'aria si è riempita del profumo di burro fuso, di caffè e delle crespelle appena spadellate e gli altri hanno già cominciato a mangiarne, farcendole della confettura di pesche che nonna e io abbiamo fatto assieme la settimana scorsa.

«Che lusso stamattina», dice mentre si siede, «qual buon vento, Francy?»

Faccio spallucce. «Mi sono alzata presto e di buon umore, oggi aspetto una telefonata», rispondo semplicemente.

«Uuh, del fidanzatino?» Chiede lui, e io gli mostro la lingua.

«Di una mia cara amica», rispondo con una smorfia, e vorrei poter dire "della mia fidanzatina", ma non è il caso, e in effetti non ho nemmeno discusso la cosa con Lavinia, ci siamo solo dette che ci piacciamo a vicenda. Non so, magari le darebbe fastidio che io pensi a lei in questo modo. Dovrei chiederglielo, se vuole essere la mia fidanzata. Lo farò appena possibile.

«Ci vorrebbero più mattine così, eh, mamma?» Zio Beppe la sgomita. «Servita e riverita!»

«Sì, esattamente come lo siete voi ogni santo giorno, solo che per voi è la normalità e non dite nemmeno grazie», risponde lei con un sorriso caustico, poi prende una forchettata di crespelle e se la ficca in bocca mantenendo il contatto visivo; lo zio abbassa lo sguardo, in imbarazzo. Mi devo girare e concentrare sulla padella per non scoppiare a ridere di nuovo. Adoro questo lato della nonna.

Quando gli zii se ne vanno faccio colazione anch'io, con apparente calma: bevo il mio tè a piccoli sorsi e mangio senza fretta, ma continuo a muovere la gamba, nervosa, e il cuore mi batte veloce per la telefonata che sto aspettando. Se tutto va bene, se lei è riuscita a ricordarsi il numero di telefono, sarà la prima volta che sentirò la sua voce qui, nella realtà. Sarà il nostro primo, vero contatto! Se potessi correrei in uno dei campi qui attorno solo per gridare al cielo la mia agitazione e per stancarmi abbastanza da non essere così tanto sul chi va là.

Come uscita da un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora