A una settimana dal 31 agosto mi addormento a notte fonda, cullata dal canto delle cicale e dalla fresca brezza che mi arriva dalla finestra aperta,
e in un attimo sono là, e come ogni giorno da quando l'ho sentita per l'ultima volta pronuncio il suo nome, e chiedo al vento di portare il richiamo fino ai confini di questo mondo sospeso. Mi aspetto che mi ritorni solo la mia eco com'è successo nei giorni precedenti, ma quando il vento mi raggiunge di nuovo e mi circonda affettuoso è la voce di Lavi che risuona.
Mi libro in aria e volo verso quella direzione, e quando ho percorso già un po' di strada e mi sto per avvicinare al lago vedo una figura davanti a me che si avvicina veloce. È lei. Ci incontriamo in volo e ci abbracciamo strette, e le bacio la fronte, gli occhi, le labbra, il collo e la punta del naso.
«Ho pensato che non ti avrei più vista», sussurro tra i suoi capelli, che profumano di marzapane.
«Anch'io», dice lei; mi prende il viso tra le mani e mi guarda come se volesse imprimersi la mia immagine nella retina, poi si appoggia alla mia spalla.
«I miei...è successo un casino», dice, le parole ovattate che rimbalzano sulla mia pelle. «Verso la fine della nostra telefonata hanno cominciato a litigare, ma peggio delle altre volte. La mamma mi ha messa in mezzo, immagino per far sentire in colpa il mi' babbo o qualcosa del genere— non ho davvero ascoltato cosa stava gridando, ha cominciato a rompere cose e mi sono tagliata con i cocci dei vasi di vetro che mi ha frantumato davanti. E poi, quando il peggio era ormai passato, il babbo è venuto da me e mi ha detto senza che la mamma sentisse di prendere un cambio di vestiti e le poche cose che avrei salvato in un incendio e mettere tutto nello zaino di scuola, e—» la sua voce si rompe. Le accarezzo la schiena in movimenti regolari. «E il pomeriggio, quando mamma è andata in camera a riposare, siamo scappati. Siamo da mia zia Livia, ora. Sembra che il babbo abbia presentato i documenti del divorzio alla mamma e per questo è scoppiato il casino. »
«Cazzo, Lavi», mi lascio sfuggire. «Tu come stai?»
«Mi ci è voluto qualche giorno, ma ora sto un po' meglio. Almeno sono riuscita a tranquillizzarmi abbastanza da venire qui per te. Scusa se non ti ho chiamato, io...»
«Non ti devi scusare di nulla», la interrompo. «Devono essere stati giorni difficili.»
La sento annuire.
«Che cosa farai quando la situazione si sarà calmata?»
Sospira:
«Starò col mi' babbo. Andremo a Milano. Non c'è altra soluzione, non dopo quello che è successo.»
Le mie pulsazioni accelerano, come se avessi appena corso. Dev'essersene accorta anche lei, perché si stacca un po' e mi chiede:
«Cosa c'è? Sei agitata?»
«Ti devo dire una cosa.»
«Dimmi.»
Mi faccio coraggio.
«Non te l'ho detto prima perché non volevo influenzare una tua decisione, ma...sai che ora sono dalla nonna, no?»
«Sì. In Veneto.»
«Provincia di Verona, sì. Beh, quello che non ti ho detto è che io non abito qui vicino.»
Lei inclina la testa.
«Ah no?»
«No», ripeto. «La mamma e io abitiamo a Milano.»
Lavinia sgrana gli occhi e sussulta.
«Ma...»
«Non volevo che scegliessi tuo padre solo per me, che rinunciassi alla tua scuola e ai tuoi amici per me», spiego veloce, mangiandomi le parole. «Non volevo che poi ti pentissi della scelta, perché non si sa mai cosa può succedere, e magari decidevi di venire a vivere vicino a me e poi ti stufavi di me e—»
Mi interrompe premendo la mano sulle mie labbra. Non è più sgomenta; le guance e il naso si stanno arrossando, gli occhi sono più lucidi.
«Vivremo vicine?» Domanda, in un sussurro così leggero che quasi non lo sento. «Potremo vederci quando vogliamo?» La sua mano mi blocca ancora la bocca. Annuisco e basta, con un sorriso. «Davvero?» Chiede, incredula, e le prime lacrime cominciano a rigarle le guance. Le prendo la mano nella mia, abbassandola.
«Sì», dico. «Davvero.»
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Come uscita da un sogno
Teen FictionÈ l'estate del 1999, Francesca ha 16 anni ed è costretta a trasferirsi da sua nonna per un mese in uno sperduto paesino della campagna in provincia di Verona. Quello che si preannuncia l'agosto più noioso di sempre si rivelerà invece per lei, grazie...