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Con l'arrivo degli zii siamo entrambi molto meno felici, ma la nonna non se ne accorge. Sorride tanto che devono farle male le guance. Ha preparato un banchetto: gnocchi di patate al ragù, polenta coi fegadini (fegatini, NdA) e erbe saltate in padella, e poi prosciutto e tre tipi di formaggio. Come se non ci fossero più di trenta gradi, fuori. Dice che le sembra che la famiglia sia al completo, quindi immagino che io le vada bene come sostituta di mia madre.

«Allora come va, piccolo di casa?» Chiede zio Matteo a Leo appena si siede. Lo fa con un tono che non mi piace.

«Bene, "grande di casa"», risponde lui con una smorfia.

«Direi proprio, che ti va bene! Non vedi che cos'ha cucinato la mamma? Tutto solo per te», riprende Matteo.

«Come ci si sente a essere il preferito?» Domanda Beppe poco prima di riempirsi la bocca di gnocchi.

«Magna pian, ché te 'ncoconi ("Mangia piano, che ti ingolfi", NdA)»,gli dice la nonna, e in risposta guarda zio Leo con affetto. Allunga la mano e gli accarezza la testa. «Lasciatemi stare il piccolo di casa, ché non lo vedo mai ed è festa quando viene da so màre (madre, NdA)

«Sta a Verona a mezz'ora da qui, mica a Canicattì», borbotta zio Beppe, ma a voce talmente bassa che forse l'ho sentito solo io.

«Certo che non viene mai qui, è troppo impegnato a stare con il suo amico, anzi no, scusate, il suo compagno di stanza», ride Matteo, e si tocca due volte il lobo con l'indice. Tutti al tavolo si immobilizzano. Persino Beppe spalanca gli occhi.

Vorrei dire qualcosa per fargli da scudo e cancellare quelle parole ma l'istinto mi dice di farmi gli affari miei, e che se mi intromettessi forse peggiorerei la situazione. Sembra una discussione carica di anni e fraintendimenti e conflitti di cui non so nulla, iniziati quando io nemmeno esistevo ancora.

«Alberto sta bene, grazie dell'interesse», scandisce Leo con calma glaciale.

Matteo ghigna ma la sua risposta è anticipata dalla nonna, che appoggia la forchetta al piatto e scandisce, con tono di avvertimento: «Sta' bon (stai buono, fai il bravo, NdA) , Teo», e non serve che dica altro, basta il suo tono a far cadere la questione. Beppe finisce di masticare e fa una domanda innocua a Leo su come si sta in città ultimamente, e cominciano a parlare in veneto. Io continuo a mangiare in silenzio, lo sguardo che passa da zio a nonna e da zio a zio come se stessi assistendo a una partita di tennis di cui non capisco regole.

Dopo cena mi dileguo e salgo in camera, tanto ho visto ieri sera che la tv la monopolizzano gli zii, e i loro gusti sono così lontani dai miei che sono ad anni luce di distanza.

Apro la finestra e lascio che l'aria un po' più fresca della sera entri in camera. Nonostante non sia ancora buio completo, senza lampioni o altro tipo di illuminazione i campi sembrano già un mare scuro senza onde che si estende a vista d'occhio. Il frinire delle cicale è così forte da essere chiassoso nel silenzio immobile che ci circonda e l'odore di erba secca riempie l'aria. Se non fosse così noiosa e sempre uguale a se stessa, la campagna sarebbe quasi bella, così tranquilla e malinconica.


Non mi cambio ancora ma mi distendo sul letto, apro il libro che mi sono portata e comincio a leggere. Bastano poche pagine per farmi crollare addormentata.

Come uscita da un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora