Prologo

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Anno:???
Il giovane angelo Muriel stava sorvolando il giardino dell'Eden, dove Adamo ed Eva stavano iniziando a interagire per la prima volta con la natura. Gli animali stavano iniziando ad imparare come sopravvivere mentre le piante iniziavano a prendere famigliarità con il terreno. Il sole splendeva alto nel cielo mentre i primi uccelli iniziavano a volare goffamente. Muriel era felice del suo incarico affidatagli da Dio in persona; essere a guardia del giardino in cui i primi esseri viventi vivevano. Lui era un giovane angelo, vestito con una tunica bianca, capelli all'indietro mori e con due grandi occhi marroni che trasmettevano tranquillità. Atterrò in un piccolo bosco, facendo attenzione a dove metteva i piedi, raggiunse un piccolo ruscello. Si sedette lì vicino e iniziò ad osservare i piccoli pesci che nuotavano spensierati. Sospirò e sorrise nel vedere il duro lavoro, che gli angeli fecero per anni e anni, finalmente ultimato. Sentì il rumore di ali che sbattevano dietro di sé. Sì alzò, si girò lentamente e vide nella direzione del rumore. Sentì il rumore di qualcuno che atterrava dietro alcuni alberi, scrutò in quella direzione cercando di capire chi fosse giunto da lui. Era un po' preoccupato che fossero i suoi superiori, temeva di aver commesso qualche errore o che fosse successo qualcosa di grave. Udì il rumore di qualcuno che si avvicinava, calpestando rametti e foglie caduti a terra dagli alberi. Quando vide chi era, si inchinò e sbiancò. Dagli alberi sbucò un uomo alto e biondo, vestito uguale a Muriel, con due grandi occhi celesti e uno sguardo autoritario e pacifico. Attorno alla vita aveva una cintura fatta con una corda dorata in cui teneva una lunga spada di cui la lama era nascosta da un fodero anch'esso d'oro. La spada aveva una impugnatura a croce celeste e ai lati bianchi.
"Fratello Muriel!" esclamò l'uomo con felicità mentre apriva le braccia verso l'alto.
Lo guardò con un mezzo sorriso e gli mise le mani sulle spalle per rassicurarlo "In piedi fratello. Devo recapitare un messaggio dal nostro onnipotente padre"
Muriel si alzò e fissò il fratello meravigliato mentre faceva un gran respiro. Sì sistemò la tunica e mise le mani dietro la schiena.

"Mi dica tutto grande arcangelo Michele!" esclamò Muriel mentre sorrideva al suo superiore.

"Nostro padre vuole tutti voi angeli in Paradiso. Io mi occuperò del giardino durante la tua assenza" rispose mentre si avvicinava al ruscello e ammirava anche lui i pesci.

"Sul serio?" Muriel rimase scioccato da ciò, il potente Dio voleva parlare con lui e con i suoi fratelli.
Separò le mani da dietro la schiena e le mise sulle guance. Rendendosi conto di aver fatto un movimento d'istinto e poco consono a colui che aveva davanti; tornò alla posizione precedente in modo timido.

"È la verità fratello. Ora apri le tue gloriose ali e vai! Il giardino è un buone mani ora!" rispose l'arcangelo mentre posizionava le mani sui fianchi mentre si guardava intorno.

Muriel aprì le sue ali d'angelo. Erano più piccole rispetto a quelle di suo fratello Michele ed erano marroni con delle macchie nere. Lui volò via creando un po' di vento e mosse un po' i biondi capelli dell'arcangelo. Quest'ultimo osservò Muriel che andava verso il glorioso paradiso. Iniziò a passeggiare lungo il ruscello e sorrise nel vedere la meraviglia della natura. Era fiero di vedere ciò che angeli e lo stesso Dio avevano preparato per anni e anni. Continuò a paesaggiare per molto tempo e, senza volerlo, si ritrovò nei pressi dell'albero proibito. Sì avvicinò ad esso e osservò un piccolo scoiattolo che ci si arrampicava sopra. Mentre seguiva con lo sguardo il piccolo animale; notò che qualcosa era cambiato nell'albero ma non capiva cosa. Inizio a guardare l'albero con sospetto e ci girò intorno.Udì il rumore dell'erba che si muoveva alla sua destra e un sinistro sibilo. Abbassò lo sguardo e vide un grande serpente che si avvicinava a lui. Man mano che si avvicinava, la serpe iniziò a crescere e a cambiare colore. Michele riuscì a capire cosa stesse succedendo e alzò gli occhi verso il cielo.

"Signore dammi la forza" sospirò seccato.
La serpe, in poco tempo, si tramutò in un uomo che aveva lo stesso volto dell'arcangelo.

L'unica cosa identica che i due condividevano era il volto; aveva i capelli neri come la pece, uno sguardo autoritario e pieno di malvagità. Indossava una tunica lunga nera con delle strisce rosse sulle maniche che si univano al collo. Portava sulla schiena una spada con il manico curvo grigio, la lama era celeta da un fodero nero con un simbolo rosso al centro. I capelli erano schiacciati all'indietro, alcuni di essi potevano toccare il manico della spada. Sull'occhio destro aveva una cicatrice, un taglio che pendeva da destra, sopra l'occhio, verso sinistra, in basso. L'uomo si scrocchiò il collo e sospirò rilassato.

"La prossima volta devo cambiare animale" disse mentre osservava l'arcangelo.

"Il serpente dovrebbe esserti di esempio, fratello. Dovresti strisciare ai piedi di nostro padre per ciò che hai fatto" rispose Michele seccato e arrabbiato dalla presenza del fratello.

Unì le mani alla vita e sospirò cercando di non guardarlo.

"Questa mattina hai alzato il culo dal letto per farti picchiare?" rispose ironicamente mentre socchiuse gli occhi mentre parlava.

"Vuoi un'altra ferita in faccia....Lucifero?" guardò per un secondo il volto dell'angelo caduto e sorrise ricordando il momento in cui gliela fece.

"Nah! Una basta e avanza" Lucifero sorrise mentre osservava l'albero, imitando il suo gemello Michele. "Ti piacciono gli alberi?" domandò guardando l'arcangelo che si avvicinava all'albero.

"Ecco cosa manca! La mela proibita dov'è finita!?" esclamò. Nella sua voce si poteva sentire la preoccupazione e un po' di disperazione.

Mentre continuava a cercare la mela tra le fronde, il rumore di un morso attirò la sua attenzione. Sì girò e vide il fratello mordere la mela.

"Ehi! Non l'ho presa io. È stata Eva a raccoglierla" Lucifero sorrise prima di dare un'altro morso.

"Scommetto che sei stato tu! Non ti è bastata la ribellione contro nostro padre!?" urlò e si avvicinò al suo nemico.

Il suo sguardo era diventato minaccioso e il suo tono di voce fece capire a Lucifero che era veramente furioso.

"Guarda che è la verità. Non è bello partire prevenuti Michele" diede un ultimo morso prima di bruciare il frutto usando i suoi poteri.

"E perché la hai tu ora?"
"Eva non aveva molta fame e me l'ha ceduta a me"
"L'hai condotta in tentazione?"

Michele fissò dritto negli occhi il diavolo e mise la mano sulla sua arma. Lucifero sorrise e iniziò a far dondolare la gamba sinistra facendola prima avanzare.

"Festeggiamo alla prima tentazione della storia! La prima di molte!" Alzò le braccia al cielo e rise di gusto.

"Tu sei pazzo! Ora l'umanità sarà vulnerabile a qualunque male!" sguainò la spada inferocito e la puntò al fratello.

"Per quanto voglia fare un secondo round, ho affari urgenti da sbrigare. E poi ho solamente suggerito di prendere la mela, ha fatto tutto lei!" Aprì le ali rosse demoniache e volò via.

Michele lo guardò andare via, non aveva veramente intenzione di iniziare uno scontro. Anche se si è ribellato a lui e lo ha punito, sospettava che Dio tenesse ancora a Lucifero in qualche modo. Rimise la spada nel fodero e guardò in basso. Sapeva che prima o poi quel secondo scontro con Lucifero sarebbe avvenuto. Il messaggio che Dio doveva dare agli angeli, che aveva già riferito ai quattro arcangeli, Michele, Raffaele, Gabriele e Metatron, era l'anno in cui sarebbe avvenuta la fine della terra e dell'umanità; cioè la data in cui paradiso e inferno sarebbero scesi in campo per lo scontro finale.

The Modern Will: The FallenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora