Capitolo 11: La città dell'amore parte 1

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19 luglio 2023 - 3 mesi e 28 giorni alla fine del mondo
La città di Parigi si stava riprendendo lentamente dal duro colpo ricevuto dal COVID-19. I negozi stavano lentamente riaprendo, la gente stava uscendo sempre di più dalle loro case e il coprifuoco venne rimosso. In quel caldo giorno di luglio, la città stava tornando come prima anche se la gente temeva qualcos'altro oltre al temibile virus; quella mattina vennero ritrovati dieci cadaveri all'interno di un pub nel centro città. Il pub in questione era il Galway Irish Pub. Era un piccolo pub molto in voga in quel periodo che, come tutte le altre attività commerciali, stava cercando di riprendersi dalla crisi economica. Le dieci vittime furono squartate, con le viscere sparse un po' ovunque e alcune bruciature sulle teste. Non si parlava d'altro quel giorno. Non vi erano testimoni, sospettati e l'arma del delitto. Quella storia non passò inosservata nemmeno in Paradiso. Michele e Gabriele giunsero in città insieme ad una squadra d'angeli formata da cinque di essi.

"Sicuro che sia qui?" chiese Michele a Gabriele una volta giunti nei pressi della scena del crimine.

"Al novantotto per cento" rispose lui.

"Spero che non sia quel due per cento, voglio finire questa storia per sempre"

"I nostri uomini sono nei paraggi, appena avremo bisogno d'aiuto verranno" cercò di cambiare discorso Gabriele.

I due si infilarono tra la folla che si era formata fuori dal posto, tra giornalisti e curiosi, che veniva bloccata dai cordoni e dagli stessi agenti di polizia. Gabriele prese la clessidra e bloccò il tempo. I due entrarono e guardarono quella scena da film dell'orrore.
"Dagon, vero?" domandò l'arcangelo supremo mentre si aggirava nel posto.

"Probabile. È sempre stato un sanguinario, specialmente nella guerra civile"

Michele notò subito le bruciature sulle teste, alcune strappate dal busto, e capì che era palesemente opera di un angelo. Vide il corpo del barista disteso sul bancone con il petto squarciato e con la testa quasi staccata. Le due cameriere erano a terra, restava poco di loro tranne le braccia e metà del loro volto a terra.

"Nemmeno Lucifero sarebbe capace di una cosa del genere" commentò Gabriele, guardando l'unico cadavere situato nel bagno.

"Se solo potessimo parlare con loro in paradiso..." sussurò Michele osservando ciò che rimaneva di un cervello su un muro.

"Lo so. Serve l'autorizzazione di nostro padre per entrare nelle celle dei fortunati che sono lassù"

"E l'ultima volta che lo abbiamo fatto, è andata male. Quel poveretto ha cominciato a impazzire del tutto e papà ha ordinato la distruzione della sua anima" fissò il vuoto per un po'.

Pensando al passato e ciò che aveva causato distruggendo la pietra infernale. Sapeva che era giusto, in un certo senso. Alla fine era stato Dio a volerlo. Da quando Metatron gli urlò in faccia l'ultima parte del messaggio, si domandò se avrebbe ubbidito ugualmente avendo tradotto tutto il testo.

"Diamoci una mossa" disse Michele mettendo da parte i pensieri e i dubbi "Anche l'inferno starà cercando Dagon"

Michele aveva effettivamente ragione, dei demoni erano giunti a Parigi per trovare Dagon e portarlo al loro re. Uno di essi si aggirava nei dintorni del Panthéon, si fingeva un senzatetto e vagava per le vie della città. Osservò le persone che incrociava, per capire se fossero umani, angeli sottocopertura o lo stesso Dagon. Ad un certo punto, mentre passava di fronte ad una panetteria notò, grazie alla sua vista da demone che può vedere l'anima delle persone, un angelo che camminava aldilà della strada. Lo vide entrare in un vicolo e scomparire dietro un muro. Appena il semaforo si fece verde, circa un minuto dopo, corse in quel vicolo ma rimase sorpreso. Non trovò l'angelo ma una pozza di sangue a terra che proseguiva verso un cassonetto della spazzatura lì vicino. Lo aprì lentamente e vide il cadavere dell'angelo che aveva visto poco prima, con un buco nello stomaco e lo sguardo spaventato. Il demone rimase scioccato da ciò, cosa o chi lo aveva ucciso? All'improvviso, qualcuno sgattaiolò dietro alle sue spalle e gli conficcò il braccio nel petto. Gli venne strappato il cuore a mani nude e dopodiché cadde a terra morto. Il colpevole era un uomo alto, con la giacca marrone, una camicia a quadri verde e un paio di jeans blu strappati alla moda. Aveva i capelli lunghi che scendevano lungo la schiena, una barba mal curata e una cicatrice obliqua sull'occhio sinistro. Buttò nel cassonetto il cadavere insieme al cuore. Si pulì il sangue sul muro mentre si guardava intorno, per assicurarsi che nessuno lo stesse spiando. Quando uscì dal vicolo, si rese conto che il tempo si era improvvisamente bloccato. Si guardò intorno e cercò di capire cosa stesse succedendo.

"Ciao Dagon" lo salutò Belzebù mentre atterrava con le sue ali nere sopra una macchina bloccata in strada.

"Belzebù. Brutto figlio di puttana" disse ironicamente con un mezzo sorriso.

I due si guardarono dritti negli occhi, poi Belzebù scese dal tettuccio e fiancò il fratello.

"So che hai già fatto casini qui sulla Terra"

"Sai quanto odio gli umani. Lucifero aveva ragione, sono così delicati e irritanti" rispose Dagon.

"Per questo motivo dovrai seguirmi all'inferno e unirti a me a Lucifero"

"Devo seguirti dove?"

Dagon fu il primo ad essere intrappolato nella pietra, durante una delle prime battaglie della guerra civile e per questo che non sapeva dell'esistenza né dell'inferno e tantomeno dei demoni.

"Oh giusto" Belzebù alzò le sopracciglia e sospirò "Devi aggiornarti su molte cose, fratello"

Belzebù iniziò ad aggiornare Dagon su tutto ciò che era successo fino a quel momento tra Paradiso e Inferno. Gli spiegò come furono liberati da Michele e come Lucifero li avrebbe condotti alla vittoria. Passarono una decina di minuti da quando iniziò la spiegazione e, mentre ascoltava con interesse, Dagon assaggiò per la prima volta il pane, nella panetteria citata in precedenza.

"E così" diede un morso alla baguette "Lucifero ha intenzione di conquistare il trono con una seconda guerra?"

Belzebù annuì.

"Questa volta sarà diverso. Dio non c'è, è sparito e Lucifero è più potente di prima"

"Ma siamo di meno. Abbiamo ucciso gli altri quando Belfagor ci ha liberati dal nostro ciclo"

"Si ma ora abbiamo i demoni, quelle mezze calzette che ci hanno fatto perdere la guerra non ci servono. Abbiamo un intero esercito pronto a combattere per noi!"

"Ma sono deboli, ne ho ucciso uno facilmente"

"Noi siamo diavoli. Siamo potenti. Gli unici che ci superano sono gli arcangeli e Lucifero quindi non dobbiamo preoccuparci"

In quel momento, una macchina sfondò la vetrina del negozio e colpì Belzebù, bloccandolo contro il muro. Dagon rivolse lo sguardo verso la strada e vide Michele e Gabriele fuori che lo guardavano.

"Aspetta fratello" urlò Belzebù mentre cercava di sollevare l'auto e liberarsi. Dagon lo ignorò ed uscì fuori.

Il tempo era ancora bloccato quindi i frammenti di vetro, formatisi dalla rottura della vetrina, fluttuavano in aria. Il caduto scambiò delle occhiataccie con i due arcangeli mentre loro avanzano lentamente.

"Non devi fidarti di lui. È un bugiardo" disse Michele con sicurezza mentre si fermava nel bel mezzo della strada.

Dagon rimase in silenzio. Dietro di lui atterrarono gli angeli rimasti della squadra di Gabriele, e lo circondarono. Due di loro entrarono nel negozio e spinsero l'auto contro Belzebù, impedendogli del tutto di muoversi.

"Siete qui per uccidermi?" domandò Dagon guardando i suoi avversari, pronto a partire all'attacco.

"Questa decisione spetta a te. Confessa i tuoi peccati e torna dalla tua famiglia" rispose l'arcangelo supremo. Dagon sputò a terra e gli fece il dito medio.

"Col cazzo!"

Lui prese il coperchio del tombino, che era vicino ai suoi piedi, e lo lanciò contro uno dei due angeli dietro di lui. Gabriele scattò verso di lui, fece un lungo saltò e gli tirò un pugno diritto in volto. Dagon barcollò ma rimase in piedi. L'angelo rimasto in piedi gli saltò sulla schiena mentre Michele udì uno strano rumore provenire dalla sua sinistra. Dagon si liberò aprendo le sue ali demoniache. L'angelo cadde a terra mentre Gabriele si avventava su di lui. Michele ignorò lo scontro e si concentrò sul rumore. Da un vicolo in fondo alla strada spuntò una grande nube nera con all'interno fulmini rossi. Gli angeli e Dagon si voltarono verso di essa. Il caduto ne aprofittò per volare via. I due angeli partirono all'inseguimento mentre i loro compagni trattenevano Belzebù sotto il veicolo, tra le sue imprecazioni e insulti diretti a loro.

"È quello che penso io?" domandò Gabriele fissando la nube.

"Credo di sì" Michele avanzò di pochi passi senza distogliere lo sguardo "Una legione intera di demoni"

The Modern Will: The FallenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora