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Il Sabato è sempre un giorno che adoro, almeno da quando sono qui.

Posso dormire tutta la mattina, non incontrare nessuno e stare per le mie.

E passo davvero la mattinata così, dormo fino alle 10, sistemo un po' la stanza mentre parlo al telefono con Nathan. Passo il mio amato incenso per cacciare nuovamente tutta l'energia negativa che quel cacciatore mi ha portato nella stanza.

"Passi domani?" domanda ma scuoto la testa.

Poi realizzo che non mi può vedere e mi sbrigo a rispondere "Non credo, voglio, impegnarmi nello studio" dico lasciando intendere che voglio impegnarmi a trovarli, sia stasera che domani. Sono i giorni migliori per cercare indizi, quasi tutti se ne vanno per trovare i parenti o scappare comunque dalle lezioni pesanti.

Guardo l'ora sul telefonino e sono già le 12.

"Ora vado Nat, è ora di pranzo" esclamo. Non mi sono fatta vedere tutta la mattina, almeno a pranzo.

"Va bene, sta attenta, ti voglio bene" sospira e accenno un sorriso.

"Ti voglio bene anche io"

Lo saluto per poi attaccare il telefono e buttarmi sul letto.

Non è facile stare qui da sola, ma so di essere forte. E anche il ricordo delle parole del professor Jackson me lo fanno pensare e convincere.

Mi passo le mani sul viso per poi alzarmi e chiudere a chiave la stanza, così da raggiungere la mensa.

"Avelline!" mi sento chiamare mentre scendo le scale e mi volto scorgendo Black.

"E' da un po' che non ci si vede" mi raggiunge con un sorrisino "Tutto bene?"

Annuisco ma poco dopo si accorge del cerotto sul mio petto. Impossibile da non notare nonostante sia coperto per metà dalla maglietta della scuola.

"Chi è stato?" domanda diventando serio e portando lo sguardo su di me.

"Secondo te" faccio spallucce e serra la mascella.

"Ed è stato lui a disinfettarla?" annuisco e sbuffa.

"Vieni, ha bisogno di prendere aria, o non guarirà mai così" esclama afferrandomi delicatamente per il polso.

In silenzio lo seguo fino in infermeria, ripensando solo alla sua mano calda che scivola dal mio polso alla mia mano.

La sua presa è calda.

"Non che sia un segreto, ma mio cugino è più bravo a infliggerli i tagli che curarli" esclama calmo mentre prende dell'altro cotone e disinfettante.

"Posso confermarlo" sospiro sedendomi sul lettino.

Lo osservo mentre si volta e mi affianca sedendosi accanto a me.

Ma solo ora realizzo che ho lasciato il cerotto insanguinato solo per fare scena, ieri mi sono dovuta ritrasformare nel bosco. Prego solo che si veda ancora qualcosa.

Quando Black mi toglie il cerottone, sto sudando freddo.

Lo vedo aggrottare le sopracciglia e mi alzo di colpo dirigendomi verso uno specchio.

Il taglio c'è, e questo mi consola, ma è quasi sparito, è diventato una linea sottile.

Ho cercato di restare in versione lupo il meno possibile, in modo da evitare che riuscisse a chiedersi del tutto.

"Con cosa ti ha ferita?" domanda alzandosi e raggiungendomi.

"Un coltellino, ma già quando ha disinfettato lui ha detto che il taglio non era profondo. Ormai sono passati un paio di giorni" cerco di arrampicarmi sugli specchi in pratica.

OMEGA | The Rebel Moon SagaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora