Il 3 gennaio, Alex si presenta alla mia porta. «Buon anno vicina», mi dice con un tono strascicato mentre mi abbandona tra le mani un pacchetto.
Lo osservo stupita. «E' per te, niente di che. Aprilo».
Mentre scarto il sacchetto ritrovandomi davanti una grolla, non riesco a fare a meno di punzecchiarlo: «A cosa devo questo onore? Una coppa dell'amicizia?».
Lui sbuffa sedendosi sul mio divano: «Abbiamo iniziato con il piede sbagliato. Questo è un piccolo gesto che ti dono in segno di pace». Il tono è sarcastico, ma leggo tra le righe.
«Qualche volta, ne berremo insieme», gli dico incerta, afferrando il ramoscello d'ulivo che lui mi ha porto in senso metaforico.
Alex accende la televisione e propone di guardare un film. Lo osservo stupita: «Cos'è successo al mio vicino di casa?».
«L'ho ucciso e ho preso il suo posto», ribatte facendomi l'occhiolino. Ora che lo osservo con attenzione, non mi sfuggono le occhiaie profonde e il viso segnato dalla stanchezza.
«E' successo qualcosa?».
«Abbiamo bevuto come spugne per alcuni giorni e questo è il risultato. Ho realizzato che non sono più un ragazzino. Un trauma rendermi conto che i miei tempi di recupero sono triplicati. In più non ho neanche vinto la battaglia a palle di neve». Lo dice borbottando, ma gli sfugge un sorrisetto.
«Eravate in tanti?».
«Tre, siamo amici da sempre. E' stato strano andare senza Giorgio».
Lo guardo comprensiva e gli dico: «Sei dispiaciuto». La mia non è una domanda.
Lui si lascia andare in un sospiro stanco: «Certo che sono dispiaciuto. Siamo sempre stati insieme a Capodanno, anche quando qualcuno di noi era fidanzato».
«Anch'io mi sento così con Claudia», gli rivelo in un momento di onestà, «Quindi ti capisco. Forse siamo solo invecchiati».
Alex annuisce comprensivo, mentre mi accomodo accanto a lui: «Quale film della tua lista possiamo guardare?».
«Possiamo guardare Notte brava a Las Vegas. Loro due si mettono insieme per soldi», gli dico pensierosa, «E' una commedia, quindi fa...ridacchiare».
Lui fa partire il film senza commenti e mi rendo conto che in effetti è come se fosse cambiato qualcosa in lui. Come se accanto a me ci fosse una persona meno bellicosa nei miei confronti. E tanto basta per farmi abbassare un po' il mio muro difensivo.
Tra una scena e l'altra, mi informa che i suoi hanno una festa aziendale in programma per 6 Gennaio e vorrebbero che partecipassimo. Tutto sommato è una buona idea, meglio che una cena in famiglia con loro. Così sarà più facile confondersi tra la folla e girare allargo.
«E' richiesto l'abito elegante. Cena di gala, dress code: black tie. Il che vuol dire: noia mortale», mi informa sconsolato.
Io mugugno con lo stesso disappunto. Neanche a me piacciono questi eventi, ma fortunatamente da noi sono rarissimi. Ormai non hanno più budget da dedicare a queste feste, è già tanto se a Natale si fa la famosa cena con il team che, anche per quest'anno, ho saltato. Immagino che qui sia diverso perché, nonostante l'introito, è ancora a conduzione familiare.
«Non ci saranno molte persone, forse una cinquantina, forse un centinaio. La mia famiglia, i parenti più stetti e i manager in prima linea dopo mio padre. Al contrario di tutti, lui festeggia all'Epifania, così da rendere più traumatico il rientro in ufficio il giorno dopo». La voce di Alex è strascicata e completamente infelice, come se fosse sotto tortura.
«Quindi, abito lungo?», gli domando esitante.
Lui annuisce: «Volevo rifiutare, ma ci ho pensato e se andassi da solo sarebbe strano, ma se non andassi sarebbe un'altra occasione per criticarmi».
«E' così brutta la relazione con i tuoi?».
Alex sogghigna e dopo qualche istante di silenzio si decide a rispondere: «Ti risponderò in nome della nostra neonata amicizia. Decisamente molto brutta. Te l'ho detto e l'hai visto. Mio padre pretende che io mi metta a lavorare per la sua azienda e ne prenda la guida, ma non è mia intenzione. Non mi interessa l'azienda, non mi interessano i soldi e mi va bene anche essere diseredato. Voglio solo avere un buon rapporto con loro, ma è difficile».
Lo guardo stupita. Per la prima lo vedo in tutta la sua onestà. «Wow, la montagna ti ha cambiato sul serio».
Il mio vicino di casa scoppia a ridere divertito. Una risata roca che mi fa scorrere un brivido lungo la schiena.
«Folgorato sulla via di Damasco», replica sollevando le spalle. «La verità è che il mio atteggiamento nei tuoi confronti rischiava di essere controproducente, quindi eccomi qui».
Evito di commentare e continuo con le mie domande: «E con tua madre?».
La sua smorfia la dice lunga: «In realtà, mia madre ci ha lasciati anni fa e si è trasferita a vivere in Argentina, sparendo praticamente nel nulla. Mio padre ha una nuova compagna a cui voglio bene come a una madre, ma non voglio creare zizzania tra di loro».
«E come mai tuo padre pensa che tu sia l'unico erede?».
«Quanta curiosità, ragazzina», risponde con il suo solito tono sarcastico, prima di tornare di nuovo serio, «Mio padre ha tanti difetti, ma il peggiore è la sua fissazione nell'avere un erede maschio. E' una cosa ridicola. Dovrà arrendersi prima o poi. Gloria sarebbe perfetta e io non cederò alla sua guerra psicologica».
Vorrei protestare, lottare contro questo maschilismo ottocentesco, ma rimango in silenzio. Non riesco smettere di fissare il suo profilo concentrato, le sopracciglia leggermente aggrottate.
«Senti, non abbiamo seguito niente di questo film. Possiamo guardare Lo Hobbit?».
Senza volerlo, le mie labbra si allargano in un sorriso: «Assolutamente».
Così il pomeriggio passa tranquillo, tra commenti di ammirazione per Bilbo Baggins e battutine, fino all'ora di cena, quando borbotta qualcosa e si dilegua.
Per la prima volta abbiamo passato insieme un pomeriggio senza insultarci e senza avere la voglia di tirargli qualcosa in testa per farlo rinsavire. Incredibile. Non glielo direi neppure sotto tortura, ma è stato un bel pomeriggio.
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Alter Ego - Quando le apparenze ingannano
Literatura FemininaDiana è una donna in carriera. Alcuni colleghi la definiscono una perfettina e una workaholic di prima categoria. Niente di strano, alcuni sono intimiditi da tailleur e tacchi che per lei sono un po' come una seconda pelle: certi la odiano, certi la...