Mi preparo per uscire con molta cura. Siero viso, crema idratante, fondotinta, correttore, mascara, blush e rossetto. Indosso i miei tacchi neri di Louboutin e un vestitino verde scuro e, prima di afferrare la mia borsetta, mi spruzzo un po' di profumo. Spero che tutto ciò mi possa aiutare a far sentire meglio anche la mia parte interiore.
Ma appena spalanco la porta di casa, mi trovo davanti lui e mi sento vacillare. Non lo vedo da questa mattina, da quando se n'è andato dal mio letto, lasciandomi sola a ripensare a tutto quello che è successo. Eppure non riesco a pentirmene e so che lo rifarei ancora e ancora e ancora. Ci ho pensato e ripensato tutto il tempo e la conclusione è sempre la stessa. Non sono pentita. Anzi.
Solo che vederlo, dopo questa notte, mi fa male. E' stato come un piccolo assaggio di tutto quello che avremmo potuto avere e questo non mi aiuta perché so che in parte è colpa mia visto che anch'io ho sempre evitato di affrontare le mie emozioni.«Stai uscendo?», mi domanda serio.
«Sì».
«Con lui?». Noto la tensione nella sua mascella. Le sua braccia incrociate sul petto mettono in mostra quei bicipiti che vorrei sentire attorno a me in un abbraccio.
«Sì». Bugia. Sto solo andando fuori a cena, da sola. Non potevo stare ancora in casa. Appena Alex se n'è andato, ho lavato le lenzuola e mi sono fatta una lunga doccia con l'intento di togliermi il suo profumo di dosso. Eppure, nonostante Pika e Archimede, mi sono sentita come se la casa fosse vuota.
Lui aggrotta la fronte e poi sbuffa. «Non andare». La sua posa mi fa pensare a Capitan America.
«Non ricominciare a dire che non mi merita. Sono stronzate», replico stizzita, «Dammi una motivazione valida». Alex dillo. Dimmi perché non vuoi che io esca con lui perché questa ambiguità mi sta torturando. «Smettila di giocare con me», aggiungo decisa.
«Giocare?», ribatte stupito.
«Sì, smettila di giocare. Voglio una motivazione valida e che sia chiara».
«Vuoi una motivazione valida? Cazzo», sembra esasperato, «Tu mi stai tormentando da mesi». Questa ultima frase gli esce con un tono rabbioso.
«Io? Io ti starei tormentando? Ma se sei tu che stai giocando con me da tempo! Il momento prima mi baci e poi mi dici che è tutto finto. Mi fai sentire come se ti piacesse passare del tempo insieme e poi cambi idea. E oggi mi hai fatto capire che per te è stato solo sesso. Mentre per me, chiaramente no. Poi sarei io a tormentarti». Non riesco a reprimere il mio sarcasmo. Anch'io incrocio le braccia al petto, pronta allo scontro. Lui tace per alcuni secondi, ma vedo l'irritazione nei suoi occhia.
«Non sto giocando con te, ti rispetto troppo per fare una cosa del genere». La sua voce torna ad essere controllata. Mi fissa con un'intensità tale che anche il mio nervoso diminuisce.
«Alex», inizio a dire con tono più pacato, «Te ne sei andato. Ti ho detto che il sesso non mi basta e tu te ne sei andato. E poi mi dici di non uscire con lui? Non fare il geloso se non lo sei, io non sono il tuo giocattolino».
«Ti ho già detto che non sei un giocattolino per me».
«E allora dimmi cosa sono perché ne ho abbastanza. Devo saperlo una volta per tutte: è stata tutta una finzione?».
«No, certo che no», sospira e si blocca per alcuni secondi, «Tutto questo mi ha spaventato. Mi sono sentito come quando mi sto per buttare da un aereo. Solo che la sensazione è andata avanti per giorni e giorni. Quando prima mi hai detto di volere di più, ho pensato che intendessi dire che vuoi di più da Marcelo e non da me. Per questo me ne sono andato, per non intralciarti».
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Alter Ego - Quando le apparenze ingannano
ChickLitDiana è una donna in carriera. Alcuni colleghi la definiscono una perfettina e una workaholic di prima categoria. Niente di strano, alcuni sono intimiditi da tailleur e tacchi che per lei sono un po' come una seconda pelle: certi la odiano, certi la...