Dopo una giornata intesa di meeting, strisciare il badge per uscire dal lavoro mi rende molto felice. Stasera mi aspetta la cena con Claudia e Giorgio e devo dire che non vedo l'ora di staccare insieme a loro. Prima di lasciare il mio ufficio, mi sono chiesta più volte se avrei dovuto portare un cambio d'abito, ma alla fine ho deciso di rimanere così, con i pantaloni lilla del tailleur e una camicia bianca di chiffon. L'unica differenza è che ho deciso di sciogliere i capelli dalla coda stretta e ho slacciato un bottone della camicia per non sembrare troppo seria.
Appena varco la porta d'uscita, mentre sto per infilare i miei occhiali da sole, vengo fermata da una persona che non avrei proprio voluto incontrare. Come se non fosse bastato tutto lo stress della giornata. Matteo, il mio ex ragazzo che meno vedo e meglio è. Per i miei gusti, devo ammettere che lo sto incrociando un po' troppo spesso.
«Ciao», mi saluta timidamente.
«Ciao», replico gelida passandogli accanto e guardandolo rapidamente. Noto che oggi è stranamente elegante e indossa camicia e pantaloni, cosa che non è da lui.
Me lo ritrovo di nuovo accanto. «Aspetta, vorrei parlarti».
Il mio sopracciglio scatta in segno di scetticismo. «Di cosa?».
«Del più e del meno».
«Scusa, ma sono di fretta». Cerco di essere il più gelida possibile anche se dentro di me inizio ad essere davvero infastidita. Devo prendere la metro e raggiungere il ristorante se non voglio fare troppo tardi.
«Come stai?», continua imperterrito.
«Bene, grazie», dopo una breve pausa riprendo decisa, «Perdonami Matteo, ma ti serve qualcosa?». E' inutile girarci intorno. Ci siamo evitati per un sacco di tempo, quindi non è un atteggiamento normale.
Lui sbuffa e alza gli occhi al cielo scocciato: «Va bene, ti volevo parlare di noi».
Mi sfugge una risata sarcastica che non riesco a trattenere nonostante io mi sia imposta di rimanere impassibile. «Perdonami, ma non c'è nessun noi». Da anni.
«So che è passato del tempo, ma potremmo uscire a bere qualcosa?», mi chiede timidamente, grattandosi la barba in segno di disagio.
«Perché?».
«Mi piacerebbe parlare con te. Mi manchi».
«Non eri fidanzato?». Questa improvvisata non mi torna. Sono passati secoli e non ha mai avuto il benché minimo ripensamento. Perché proprio adesso?
«Lo ero, ma non lo sono più. E visto che anche tu sei single...».
Devo trattenere la mia lingua biforcuta perché in questo momento non uscirebbe nulla di buono dalla mia bocca se il mio cervello non filtrasse tutto. «Credo tu abbia lavorato troppo. Buona serata», gli dico allontanandomi da questa assurda perdita di tempo che mi sta solo irritando. Ma figuriamoci se dopo anni devo sentire queste cose. Potrei accettarlo solo se fosse ubriaco e sono certa che non lo sia.
Matteo però non molla e mi dice: «Ascoltami dai. Siamo stati insieme per anni e, tutto sommato stavamo bene. Ci ho pensato. Ora siamo più maturi, le cose funzionerebbero. Da quando ci siamo riparlati quel giorno, quando hai avuto il problema al pc, non riesco a smettere di pensare che forse potremmo essere felici».
«Matteo, no. E' passato del tempo, anni ormai, e non ho nessuna intenzione di rimettermi con te. E, per la cronaca, non sono un ripiego». Se penso che ho trascorso tutto quel tempo a nascondergli tutte le mie passioni... «Devo andare, ho un impegno».
Appena mi volto, mi afferra con delicatezza il polso costringendomi a girarmi nuovamente verso di lui. La sua presa è gentile e potrei staccarmi con facilità, ma non voglio fare una sceneggiata: «Lasciami».
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Alter Ego - Quando le apparenze ingannano
Literatura FemininaDiana è una donna in carriera. Alcuni colleghi la definiscono una perfettina e una workaholic di prima categoria. Niente di strano, alcuni sono intimiditi da tailleur e tacchi che per lei sono un po' come una seconda pelle: certi la odiano, certi la...