~ Capitolo 6 ~

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Mi svegliai con il mal di schiena a causa del materasso duro come un sasso e sentendo mia madre aggeggiare con qualcosa in cucina. Scesi le scale trascinandomi e mi ritrovai davanti una tavola imbandita e mia madre con un grosso sorriso sulla faccia. Posai il borsone che avevo preparato ai piedi delle scale e rimasi a guardare quella donna muoversi senza sosta in cucina.
«Mamma, non ti dovevi disturbare. Me ne vado, devo fare alcune cose» dissi cercando la sua reazione. Lei si fermò all' improvviso mentre il suo sorriso scompariva a poco a poco.
«È successo qualcosa, vero ?» si sedette sullo sgabello più vicino a me mentre io rimanevo immobile.
«Devo andare, davvero» sussurrai.
Non potevo e non volevo spiegare a mia madre la situazione, non avrebbe capito e mi avrebbe rifilato migliaia di motivi per cui sarei dovuta tornare da lei. Mi guardò ancora poi si avvicinò aprendomi la porta.
«Sai, a molte madri questo comportamento darebbe fastidio, ma mi manchi davvero tanto. Mi basta vederti, non importa come.
Salutami Conny...»
Non disse altro, ma vedendola quasi con le lacrime agli occhi mi protesi sulla tavola per prendere un pancake. Mi lasciò uscire dopo che mimai con la bocca un " anche a me manchi " e dopo averla baciata sulla fronte.
Lasciai il borsone nella segreteria e poi corsi in classe. Avevo ancora le occhiaie dato che non avevo dormito per nulla ed ero vestita come una barbona, ma non mi importava.
Mentre ero persa nei miei pensieri mi ritrovai per terra circondata dai miei libri aperti e spiegazzati.
«Oddio mi dispiace» dissi alzandomi non curante chi fosse stato il mio ostacolo. Mi trovai davanti Ricky con un sorriso ebete stampato in faccia.
«Sophie, vedo che finalmente ti sei dimostrata per quello che sei» Era la prima volta che non mi diceva di amarmi o roba del genere, ma proprio per questo capii che quello che "avevo fatto" aveva veramente sorpassato il limite. Dopo aver sussultato per una serie di minuti riuscii a trovare il coraggio per rispondere come mio solito.
«Ricky, fatti gli affari tuoi» gli tirai una spallata mentre lo superavo per entrare in classe. Appena varcai la soglia, dalla classe si alzò un mormorio. Feci un respiro e mi guardai intorno, vidi Conny seduta in ultima fila. Non persi tempo e mi sedetti accanto a lei, cautamente cercando e sperando di non farla sbottare in urla, grida e imprecazioni.
«Conny...» bisbigliai.
Non rispose e continuò a fissare davanti a se la lavagna che si stava riempiendo di numeri e disegni incomprensibili.
«Conny !» la strattonai. Lei sussultò e poi si voltò finalmente verso di me con sguardo omicida. Forse non avrei dovuto. Non alle otto di mattina.
«Cosa vuoi, eh?» il suo sguardo mi studiò per un solo secondo tornando al lavagna con una smorfia.
«Non sono stata io... Lasciami spiegare» Conny non rispose e non mi rivolse la parola per tutta la lezione.
Quando la professoressa ci disse di andarcene la presi per un braccio stringendola per paura che se ne andasse.
«Conny, ascoltami per favore» implorai. Lei si girò e mi squadrò per svariati secondi. Non disse niente e la gola mi si prosciugò.
«Non c'è proprio niente da spiegare. Con me hai chiuso» se ne andò sbattendo la porta e lasciandomi sola nell'aula. Scoppiai in lacrime di nuovo. Non potevo aver perso la mia migliore amica e mia sorella per colpa di un coglione. Uscii da scuola mentre migliaia di sguardi seguivano ogni mia singola mossa. Incrociai Alex e gli rivolsi una smorfia. Gli avrei voluto dire tante di quelle cose, ma sapevo che non mi avrebbe mai ascoltata.
Quando arrivai a casa tentennai prima di aprire la porta che mi avrebbe aperto,molto probabilmente, l'inferno.
La spalancai e trovai davanti a me diverse valigie e vicino a loro Conny che mi fissava.
«Conny...» provai a dire con le lacrime agli occhi. Un nodo si formò nel mio stomaco. Lei non si mosse mantenendo la sua posizione, sia fisicamente che mentalmente. Non aveva intenzione di perdonarmi, era la mia seconda famiglia e dentro di me mi maledicevo per quello che avevo fatto.
«Smettila Sophie» disse «esci di qua per favore, non ti voglio più vedere» Tirai su il naso e presi le mie valigie uscendo da casa. Mi voltai per cercare un suo gesto e notai i suoi occhi riempirsi di lacrime. Non semplici lacrime, era un misto tra rabbia e dolore e non avevo mai visto Conny così con me. Non avrei avuto una seconda possibilità, nemmeno pregandola. Era rovinato, tutto quanto.

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