~ Capitolo 18 ~

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Il vialetto di casa sembrava ancora più infido e buio. La luce della camera era accesa, sapevo che Conny era lì.
Feci un respiro e aprii la porta. Non sapevo quanto mi avrebbe permesso ancora di rimanere.
«Conny, sono tornata» urlai poggiando la roba. Scese le scale trascinandosi con un'aria che faceva paura.
«Hai fame?» il suo tono era spento e fievole. C'era qualcosa che non andava, ma apprezzai il suo gesto.
Ancora una volta mi ricordai i nostri primi momenti in questa casa. Alle mie prime uscite, quando tornavo, lei era lì ad aspettarmi qualsiasi ore fossero. Mi chiedeva se avevo fame e come una sorella maggiore iniziava a prepararmi ogni piatto che preferivo.
Sorrisi.
«No grazie» mi sedetti sul divano sprofondandovi «Con Alex...» mi pentii quasi subito di quello che avevo detto. Forse non avrei dovuto, dovevo tenere a mente che le cose non erano le stesse.
«Male...»le scese una lacrima. Una delle poche che le avessi mai visto versare.
«Se ti posso essere util...»
«Lo amo, Sophie»
Il sangue mi si gelò nelle vene. Sentii di nuovo quella sensazione di odio profondo, odio verso di me. Per quello che avevo permesso di fare a quel coglione e più di tutto per non sapere cosa dire a Conny dopo quelle parole. E poi un colpo al cuore, dritto e secco.
«Mi dispiace» seppi dire solo quello. Negli ultimi tempi era una delle poche cose che potevo permettermi di pronunciare.
«Domani dovresti...»
Non la lasciai finire. Sapevo benissimo cosa voleva dirmi.
«Lo so, vado anche adesso» dissi.
Abbassò lo sguardo e per quella sera non incontrai mai più i suoi occhi.
Preparai le cose che erano rimaste e poi me ne andai. Non disse niente quando varcaii la porta, ne un gesto, ne un respiro. Nulla di nulla.
" Rieccoci" mi dissi.
Un senso di solitudine mi pervase la mente e il cuore. " Ancora per strada e con la vita incasinata. Perfetto."
Mi guardai indietro per assaporare di nuovo le sensazioni dei giorni passati con Conny, senza sapere quando li avrei riavuti...
«Bisogno di un passaggio?» mi voltai e scorsi una macchina in fondo al viale.
Corie, di nuovo.
«Non ti preoccupare» dissi incamminandomi mentre mi scostavo dal viso una ciocca di capelli.
Lui mise in moto e mi seguì passo per passo. «Hai origliato la mia conversazione, oggi, e te ne sei andata prima del previsto... Me lo devi» aveva una faccia soddisfatta e sfacciata.
Sospirai e salii.
«Non avrei dovuto» dissi poco dopo pentendomi. «Ormai» sorrise. Non c'era niente da sorridere. «Dove ti porto?» chiese poi.
Alzai le spalle e abbassai il viso. Non lo sapevo nemmeno io dove andare. Dormitorio? Forse era la proposta più logica.
«Come? Non sai dove andare?...»
«Allora vien..»
«No. Al dormitorio» gridai fermandolo. Non volevo nemmeno immaginare dove mi volesse portare. «Okay» rispose abbattuto cambiando velocemente marcia.

[...]

«Grazie» dissi cercando di slacciare la cintura.
«Di nulla» spense la macchina e lasciò cadere la testa sul sedile.
Chiuse gli occhi.
«Quando ti fiderai, eh?» chiese tornando a fissarmi.
Non lo guardai, vergognandomi. Me ne stetti zitta senza muovermi. Sospirò e mi sganciò la cintura abbozzando un leggero sorriso.
«Non lo so» balbettai poi presa dal panico. Si fermò e tornò a guardarmi.
«Spero presto. Ho da mostrarti tante cose» si avvicinò e mi baciò sulla guancia. Scesi e rimasi ferma davanti alla porta del dormitorio.
Cosa voleva mostrarmi di così importante? E a volte mi domandavo anche io se sarei riuscita a fidarmi. La situazione stava diventando pensate da portare avanti, ma soprattutto sentivo che qualcosa doveva cambiare.

Kiss me againDove le storie prendono vita. Scoprilo ora