La porta era semichiusa, rimasi ferma davanti a questa per una serie di minuti, poi presi un respiro e la spalancai. Salii le scale di corsa fino ad arrivare al pianerottolo di Corie. Davanti agli occhi avevo il suo campanello, era lì che mi invogliava a suonarlo. La mano che andava e tornava indietro spaventata senza sapere bene cosa fare. Ancora nel dubbio rimasi ferma per altri cinque minuti, poi Corie spalancò la porta. Rimase fermo anche lui con una faccia disorientata e arrabbiata. Dopo quei pochi minuti di incertezza iniziale, il suo sguardo tornò piatto. Era totalmente diverso dal solito, mi si arrossarono gli occhi.
«Che fai qua?» il suo tono severo mi fece rabbrividire.
«Io..io ti volevo parlare» dissi cercando di trattenere le lacrime.
«Non c'è niente di cui parlare, levati adesso» chiuse la porta sbattendola e mi spinse leggermente contro il muro per farsi strada.
«Corie fermo !» gridai con un tono rotto e debole, in un modo in cui non avrei mai desiderato farli sentire.
Si fermò prima di scendere le scale, ma non si voltò. Si passava una mano tra i capelli e sospirava.
«Cos'hai Corie?» il mio tono di nuovo debole e terribilmente impaurito. Una lacrima mi sfuggì, ma non fu l'ultima.
«Non ho più voglia di essere preso in giro da te, vattene. Non ti voglio più vedere» rimasi attonita sentendo le sue parole, e il modo in cui le disse. Non mi mossi. Diventai una fontana.
Mosse un piede e continuò così fino ad arrivare alla prima rampa di scale.
«Corie» urlai in preda ai singhiozzi. Non rispose, ma sentii muovere ancora dei piedi. Mi lasciai cadere contro il muro, mentre continuavo a ripetere tra le lacrime il suo nome.
Aspettai in quella posizione fino a che non sentii più un rumore, cercai di sistemarmi e tornai a casa.
Quando spalancai la porta e la richiusi mi ci accoccolai davanti, riprendendo a lacrimare come una bambina.
«Conny» sussurrai notando i suoi piedi vicino a me.
«Sophie ma che cazzo è successo?» gridò. Si sedette vicino a me e mi strinse forte.
«Non mi vuole più vedere Conny, mi odia. Ha detto che non vuole essere più preso in giro. Io lo amo Conny. Sto una merda» dissi infine sprofondando la testa tra le ginocchia.
Lei non disse niente, mi strinse solo più forte, come per dire " Io ci sono ".
A quel punto scoppiai in preda alla tristezza e alla rabbia. Non volevo perderlo, Dio no.
La mattina dopo il college sembrava diverso. Ormai tutto sembrava tornato alla normalità, o quasi. Sapevo che mancava qualcosa, meglio dire qualcuno. Evitai comunque di incontrarlo, cioè fu Conny a farlo per me. Quando lo vedeva cambiava strada, spesso entrando in stanze aperte facendo finta di cercare qualcosa. Era strano, e orribile. Avrei tanto voluto averlo accanto, e la cosa peggiore era che non sapevo nemmeno quello che era successo davvero. Mi mancava da morire.
«Conny non ci riesco» dissi aprendo il contenitore dello yoghurt.
«Vai a parlarci allora» sbuffò passandomi un cucchiaio. La guardai, era stanca, stanca di tutti i miei problemi, ma non lo diceva. Le ero grata per questo.
«Non so nemmeno di cosa...» abbassai lo sguardo mentre cercava un tavolo libero. Dopo aver fintamente scelto un posto si sedette e la seguii.
«Non ci pensare, o almeno provaci » continuò spalmando la sua salsa su un pezzo di pane. Scossi la testa. Era impossibile, neanche a provarci. Alzò le spalle, ma sorrise lo stesso quando si accorse della mia faccia.
«Cerca di nuovo quel Travor... Distraiti» spalancai gli occhi. Stava per caso scherzando? Perché se era così doveva smetterla. Alzai un sopracciglio e le tirai un calcio sotto il tavolo.
«Sei seria?»
«No, Sophie. Scherzavo, ma la seconda parte la penso davvero» cercò di sorridere, ma le era difficile. Soprattutto dopo aver visto passarci accanto Alex con affianco una mora tutta curve.
«Sei molto meglio te» sussurrai fissando il mio purè, o almeno quello che doveva esserlo. Fece di nuovo spallucce aggiungendosi una smorfia.
«Stasera dovremmo andare al Komedia.. Devo vederlo» dalla sua bocca stavano uscendo troppi scherzi poco graditi. La guardai di nuovo.
«Conny... Ma il Komedia..»
«Oh andiamo! Storia passata» sorrise e si protese in avanti per prendermi la mano. «Voglio solo divertirmi»
Annuii ricambiando il sorriso. Ero contenta che avesse dimenticato tutto quel malinteso. Decisi di accontentarla, glielo dovevo e poi poteva essere un modo per pensare meno a Corie, anche se sarebbe stata una cosa poco probabile.
«Pronta?» gridò Conny dalla cucina. Mugolai come risposta e la raggiunsi sopra le mie converse. «Così?» chiese dandomi una rapida occhiata da capo a piedi. Annuii prendendole la mano e uscendo di casa. «Non devo impressionare nessuno» ammisi allacciando la cintura. Conny scosse la testa dandomi un bacio sulla guancia.
«Sei un caso perso»
«Lo so» infilò la chiave nel quadro e mise in moto. Arrivammo al Komedia dieci minuti di traffico dopo. Era tutto come era sempre stato, affollato e rumoroso, ma la sensazione dentro di me mi diceva di tornare tra le coperte del mio letto. Deglutii rumorosamente quando arrivammo all'entrata. Non volevo entrare, adesso era più chiaro che mai. Lo stomaco era già sotto sopra e le mani mi sudavano freddo. Scossi Conny due volte, ma fece finta di non sentire trascinandomi dentro.
La pista e tutti gli altri angoli del pub erano pieni di coppie. Distoglievo lo sguardo da una e ne trovavo un'altra ad aspettarmi dall'altra parte. Non mi servivano per ricordarmi che ero sola.
«Vuoi da bere?» mi chiese Conny strattonando mi mentre fissavo due ragazzi attaccati. Scossi la testa ma la fermai prima che se ne andasse.
«Vado io, tranquilla» avevo bisogno di muovermi il più possibile, di tenermi occupata per evitare di portare la mia mente a Corie. Conny annuì ringraziandomi e la lasciai vicino ad un divanetto prima di avviarmi.
«Due vodke grazie» dissi arrivando al bancone cercando di farmi posto tra la calca. Il barista annuì e iniziò a muovere le bottiglie sopra la mensola per trovare quella giusta.
Mi guardai attorno. L'errore più grande che potessi fare. Corie era la fine del bancone appoggiato con una spalla al muro. Era a pochi mentre da me, ma sembrava così distante. Si protendeva in avanti e parlava con una ragazza. Bella, molto bella. Sentii una fitta al petto e mi morsi il labbro per trattenere le lacrime.
«Ecco a te» sentii il vetro freddo del bicchiere contro la mia pelle, mi voltai e il barista mi stava fissando.
«Uhm...Grazie» afferrai i bicchieri senza levare lo sguardo da Corie, ma uno di questi mi scivolò finendo dritto per terra. «Aia» mugolai guardandomi la mano che adesso sanguinava leggermente. Sbuffai accoccolandomi per raccogliere i vetri. Nessuno sembrava essersi accorto di niente. Erano tutti già ubriachi. Bella serata, davvero.
«Sophie?» mi immobilizzai gelandomi al suono del mio nome. Le lacrime erano già pronte a scendere, quando capii di chi si trattava. Mi alzai pulendomi i jeans e alzai lo sguardo. Corie stava di fronte a me e alternava lo sguardo su di me e sui vetri disparsi intorno a noi. Quando incontrai i suoi occhi la musica si fermò e tutto d'un tratto nel pub eravamo solo io e lui.
«Stai bene?» quasi strillò afferrando la mano dolorante. Annuii muovendo la testa e scostando la mano. Non riuscivo a parlare, il groppo alla gola si faceva sempre più grande a ogni respiro. Guardò per terra e si chinò a raccogliere i vetri rimasti. Lo raggiunsi e lo aiutai nel lavoro, poi mi fermò la mano stringendola alla sua. Rabbrividii al suo tocco, mi mancava davvero tanto.
«Vieni» mi alzò e poggiò i resti del bicchiere sul bancone da dove il barista ci fissava in cagnesco. Mi strinse la mano e mi trascinò fino in bagno.
«Non occorre Corie» riuscii a dire quando aprì il getto dell'acqua. «Torna dalla tua amica»
Si accogliò e portò la mano a contatto con l'acqua. «Non è mia amica» sbuffò passandomi un pezzo di carta. Mi massaggiava la mano picchiettandola e sussultavo ogni volta che tornava a toccarmi. «E avevi bisogno di aiuto» No, avevo solo bisogno di lui. Non risposi e abbassai lo sguardo. Non era così che immaginavo il nostro incontro.
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Kiss me again
Romance" Non ho bisogno di tutto questo. A me interessi solo te." Sophie è una giovane ragazza che a causa del suo passato non riesce ad affezionarsi agli uomini comportandosi con questi nel modo meno opportuno. In un brutto periodo della sua vita conosce...