~ Capitolo 17 ~

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La casa era vuota e si sentiva solo la voce che proveniva dalla televisione quando mi svegliai. Accanto ad un tazza di caffè c'era un biglietto.

" Buongiorno. Sono andata a fare spese, torno presto.

Conny."

Lo lasciai cadere sul tavolo e afferrai la tazza bollente.
Ero frastornata e distrutta. Non pensavo che una semplice uscita mi avrebbe ricordato così tante cose. Mi sedetti sul divano e mi fermai qualche istante per fissare la foto sul mobiletto nero accanto alla TV. La foto di me e Conny risaltava in mezzo a tutto quel nero. Quel giorno eravamo andate al mare, in California. Me lo ricordo come fosse oggi. Eravamo qui da sole due settimane, ma ci sentivamo già a casa. Mi ricordo anche che al bar del bagno ho conosciuto un certo.. Non ricordo il nome.. Ah si Michael. Altra avventura, come la definisce Conny. Una delle prime, una delle più belle. Sentii la porta aprirsi e poi subito dopo richiudersi con un botto.
«Altri 10 centesimi in più per quei cazzo di biscotti al miele» sbuffò Conny andando in cucina.
«Buona giornata anche a te» risposi ridendo. Conny sorrise lievemente poi tornò a sbuffare iniziando a sistemare le cose nella dispensa.Ci pensai un attimo, poi apri bocca.
«Non volevo» sospirai.
«Cosa? Sono abituata alle tue battute» rispose rivolgendomi un altro sorriso.
«No. Dicevo non volevo per tutto quello che è successo...» abbassai lo sguardo.
«Anche a me. Mi dispiace per quello che ha continuato a dire Alex» si avvicinò e mi alzò la testa. «Non è tutto apposto, lo so» dissi io passandole le mele.
«No, hai ragione, non lo é. Ma prima o poi lo sarà. Infondo sei qua» sorrise di nuovo, ma io mi sentivo uno schifo, e avevo la sensazione che quel sentimento non se ne sarebbe andato così presto.
«Ti devo molto»
«Lo so» rispose. Quella sua freddezza non mi scolpì. Era il minimo che mi meritavo. Sapevo che quando saremmo entrare a scuola, tutto sarebbe tornato come pochi giorni prima. Lei mi mancava e io mancavo a lei, ma la sua rabbia la potevo vedere negli occhioni verdi.
Aveva sempre sopportato, perdonato e dimenticato i miei sbagli, ma prima o poi si sarebbero ripresentati più dolorosi di prima. Quel momento era arrivato e non sarebbe passato molto velocemente. Lo sapevo, e non serviva a niente fare finta di niente.
«Bene, fra poco vado. Devo parlare con Alex»  La guardai bene, sbigottita e senza parole.
«Perché?» non mi aspettavo una risposta esauriente. «Mi vuole vedere. Tranquilla, ho chiuso con lui» mi salutò e poi uscì sbattendo di nuovo il portone.
Ancora una volta, rimasi sola in quell'appartamento. Presi il telefono e lo accesi sperando di non trovare messaggi spiacevoli.

SOF, COME VA?
TI PREGO RISPONDI...
SCUSA, OKAY LA SMETTO.
NO BASTA DEVO SAPERE

SOPHIE CAZZO RISPONDIMI! STO INIZIANDO A PREOCCUPARMI.
NO,FAI COME VUOI. NON VOGLIO ESSERE OPPRIMENTE...

Corsie sembrava un po' ansioso e mi scappò una risata nel leggere quelle parole. Ma non risposi ne lo chiamai.
Non dovevo innamorarmi, mi sarei fatta del male e ne avrei fatto a lui. Però sentivo il bisogno di rintanarmi nell'unico posto dove a nessuno importava delle mie azioni o di chi ero.
Bastava stessi in silenzio. Presi le chiavi e mi avviai verso la biblioteca.
Entrai, vuoto totale. Nessuno in quella sala, tutto buio.
Guardai l'orologio. Le 13. Bene, tutti a pranzo, compresa la bibliotecaria. Mi sedetti nel tavolo al centro, era il più lungo e sopra c'erano poggiati migliaia di libri diversi senza etichetta. Accesi una delle lampade davanti a me e poi sprofondai nel libro. Dopo una mezz'ora sentii la porta aprirsi e poi una voce. Non una qualsiasi, Corie. Cazzo no. Spensi la luce e presi il libro correndo dietro ad uno scaffale senza fare troppo rumore.
«Si lo so...lo so»
Diedi una sbirciata. Era al telefono.
Ed io che mi ero immaginata di vederlo entrare con una ragazza e farsela in quella stanza. Stavo per ridere ma mi trattenni.
«Ho sbagliato tutto»
«Ma che devo fare? Non posso seguirla, mi prenderebbe per matto. È diversa dalle altre»

«No» disse poi scoppiando a ridere.
«Può sembrare la solita gallinella, ma non lo è....»
Mi sembrava insensato pensare che parlasse di me. Almeno lo speravo...
Mi mossi cercando di trovare una posizione comoda perché in ginocchio ci stavo malissimo e in più non vedevo nulla. Mentre mi alzavo cascò un libro dal terzo scaffale.
«Merda« esclamai. Mi tappai la bocca. Attaccò velocemente mentre io mio cuore balzava fuori dal petto, poi si avvicinò cauto.
" Merda merda merda merda..." Continuavo ad urlarmi in testa.
«E te?» disse sorridendo.
Mi tese la mano. La presi e mi alzai portando con me il libro cascato e rinfilandolo al suo posto.
«Ehm, non stavo origliando giuro»
Imbarazzo totale.
«Ed io che pensavo di non vederti più» iniziò a ridere di gusto. Pensavo che non riuscisse a smettere. Mi morsi il labbro.
«Eh anche io» arrossii grattandomi la tempia cercando di non fare vedere la mia faccia. Sorrise, ma poi lo vidi scomparire dalla mia vista e sedersi al posto dove prima stavo leggendo.
«Chi era?» chiesi raggiungendolo.
«Non stavi origliando, giusto?» mi rivolse un sorriso ed io mi vergognai da morire.
«L'avrei fatto anche io, non ti preoccupare. Comunque scusa. Ho rovinato tutto, non avrei dovuto baciarti...»  Il suo tono era diverso dal solito. Era abbattuto, debole e totalmente distante da quella voce spensierata e dolce che avevo conosciuto una settimana prima.
«Tutto bene?» chiesi.
«Si. Ce l'ho solo con me stesso, tranquilla»
Era una battuta? «Non è stata colpa tua. Sono solo i ricordi riaffiorati che mi hanno fatto reagire in quel modo» mi alzai e mi sedetti vicino a lui. Era vero, non aveva fatto nulla di male e dubitavo che sarebbe mai riuscito a fare davvero qualche passo falso.
«Non sembravano solo ricordi...»
Mi lanciò un occhiata cercando subito dopo di sorridere. «Non lo erano...» Ammisi.
«Era mio fratello» quelle parole gli erano uscite a stento dalla bocca. Capii che non era un argomento di cui parlare. «Non voglio sapere se non vuoi» dissi sistemandomi una ciocca di capelli. Corie prese un grosso respiro. «Sono andato via di casa e lui mi ha seguito. È sempre stato indispensabile per me e da quando vado al college è difficile vedersi...»  Sembrava non avesse nemmeno ascoltato, ma ero felice di ascoltarlo.
«Ti capisco...» risposi mentre stringeva la mia mano, facendomi rabbrividire.

Kiss me againDove le storie prendono vita. Scoprilo ora