~ Capitolo 12 ~

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«Ti va di andare a fare un giro?»
Disse lui alzandosi.
Lo guardai per un po' immaginandolo sotto una luce diversa, poi annuii.
Mi prese la mano e mi trascinò fuori senza dire altro.
«Dove stiamo andando?»chiesi quando uscimmo dalla scuola per arrivare al parcheggio.
«Via» commentò.
Non disse più nulla e si avvicinò a una macchina blu scuro. Quando mi sedetti sul sedile sentii schioccarlo sotto di me, la pelle doveva essere nuova. In tutta l'auto regnava un profumo di Pino ed era tutta pulita, i sedili intatti e sembrava che fosse appena uscita da un concessionario.
«Mi dispiace essere ripetitiva ma dove mi vorresti portare?» chiesi allacciandomi la cintura.
«Preferiresti stare in quella scuola dove tutti ti criticano?» si girò a guardarmi e sollevò un sopracciglio. Le sue parole mi colpirono nel segno, ma il suo tono dolce era una scusa plausibile per non scoppiare in una crisi nervosa.
«Ehm no, ma...»
«Allora non ti interessa sapere dove andiamo» mi interruppe sorridendo lievemente.
Lo fissai senza dire nulla poi mi strinsi alla maniglia quando capii che Corie non era così portato alla guida.
Non mi parlò per tutto il viaggio, poi cambiò corsia ed entrò in autostrada. Sobbalzai. Dove cavolo mi stava portando?
Rimasi immobile sul sedile quando mi accorsi che era giá passata un'ora. Sobbalzai di nuovo. Poi mentre stavo per chiederli di nuovo dove saremmo andati uscii seguendo l'indicazione per il mare. Tirai un sospiro di sollievo, almeno adesso sapevo dove stavamo andando.
Pochi minuti dopo la macchina si fermò davanti ad una spiaggia piccola, rinchiusa dagli scogli. Dall' auto non si riusciva a vedere da quanto era nascosta. Era deserta e si sentiva solo il rumore delle onde che infrangevano sulla riva. Scesi e respirai profondamente, amavo l'odore del mare.
«Bello» dissi poi togliendomi le scarpe.
«Vieni...» mi prese la mano e mi fece scendere dalle scale di legno di fronte a noi.
Mi diressi verso la riva lasciandogli la mano, l'acqua gelida mi bagnava i piedi e mi faceva rabbrividire ogni volta che mi sfiorava.
«Ti piace?» Corie si avvicinò e mi cinse le spalle.
«Molto» mi girai e mi trovai faccia a faccia con lui. Il mio fiato si fece irregolare e sentii lo stomaco aggrovigliarsi sempre di più.
Mi allontanai mentre continuavo ad arrossire.
«Perchè mi hai portata qua?» chiesi cercando di ricompormi.
«Non lo so, non mi piaceva vederti così» abbassò gli occhi e rimase a fissare il mare. Mi lasciai cadere sulla sabbia, che al contrario dell'acqua era calda.
«Così come?» Chiesi alzando un sopracciglio.
«Arrabbiata con te» rispose riportando lo sguardo su di me. Mi voltai obbligandomi a fissare le ginocchia che mi ero portata al petto. Scese una lacrima.
Si sedette vicino a me e mi asciugò quella gocciolina che continuava a scendere.
«Non volevo» disse posandomi un braccio sulla spalla.
«Non ti preoccupare, é un periodo in cui piango per tutto» scherzai mentre mi sistemavo e mi pulivo gli occhi con la manica della felpa grigia, poi sorrisi.
«Sei bella anche con gli occhi gonfi e rossi» aggiunse piegando la bocca all'insù, arrossii di nuovo. Ma stavolta avvertii un senso di irritazione. Non volevo cascare di nuovo in una stupida trappola di ti amo, sei bellissima, sei la mia vita. Non trattavo i ragazzi in quel modo così per caso e di sicuro non mi sarei fatta abbindolare da uno che nemmeno conoscevo, nonostante mi iniziasse ad incuriosire.
D' istinto mi alzai e mi avviai verso le scale. Sentii dei piedi muoversi e la sabbia alzarsi, poi un amano calda sul polso.
«Scusa» disse tenendomi. «Non ero serio...» sorrise, ma non ricambiai. Era uno scherzo? In tal caso era anche peggio.
«Non mi dire più nulla del genere, okay?» mi fissò senza capire, poi mi lasciò e ci sedemmo sotto una piccola grotta formata dagli scogli.
«Qualsiasi altra ragazza mi avrebbe adorato. Tu mi dici di smetterla...» disse togliendosi la sabbia dalle scarpe.
«Mi sembrava che tu avessi capito come sono..» dissi. Mi scappò un sorriso.
«A quanto pare no» ridacchiò ricambiando. Rimanemmo li seduti per un'altra ora a parlare di qualsiasi cosa ci passasse per la testa. Poi sentii suonare il telefono in borsa.
«Dove cavolo sei?» urlò Amy dall'altra parte della cornetta.
«Non urlare Amy. Arrivo, ero andata a prendere una boccata d'aria»
«Muoviti » concluse riattaccando.

Riposi il telefono e mi voltai verso di lui alzandomi di fretta.
«In quanto riesci a portarmi al dormitorio?» chiesi stringendomi la coda in una mossa veloce.
«Anche 10 minuti» si alzò di scatto e andammo alla macchina.

Il viaggio durò davvero 10 minuti e quando arrivammo davanti al dormitorio scrissi a Amy per tranquillizzarla.

SONO QUA
Non  mi aspettavo una risposta.
«Grazie del passaggio e della giornata» lo salutai e slacciai la cintura scendendo.
«Ci rivedremo, no?» Chiese poi con voce titubante. Sussultai. Non lo sapevo, non era da me. Ma avevo voglia di passare del tempo con lui.
«La biblioteca è sempre aperta» improvvisai ridacchiando.
Sorrise e ricambiai poi entrai nell'edificio.

Kiss me againDove le storie prendono vita. Scoprilo ora