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Narratore's pov

Il reale motivo per cui Cheryl si trovava ancora in vita, era la speranza.

Se mai il corpo fosse morto, essa avrebbe continuato a vivere.

Cheryl aveva speranza in un futuro migliore, e sopravviveva rimanendo concentrata sul proprio obbiettivo: essere felice.

Quindi, giorno dopo giorno, si impegnava silenziosamente a far combaciare il suo puzzle mentale, a cambiare il suo punto di vista verso mondo, scuotendo la testa quando lo trovava troppo pesante.
E molte volte, purtroppo, perdeva i pezzi.
Come avrebbe fatto a completarlo?

Vi era una soluzione: apprezzare il quadro nonostante non avesse tutti i pezzi.
Provare a capirlo, a dargli un senso, cercando di non perderne altri.

Il problema arrivava proprio quando entrava nel suo loop mentale di energia negativa.
Sentiva tutti i pensieri circondare il suo cervello, lo scuotevano da una parte all'altra e stordivano la rossa durante il suo cammino.

Ed eccola lì, mentre si isolava dal mondo in bianco e nero in cui credeva di star vivendo, mentre respirava affannosamente a causa del suo cuore che martellava nel suo petto, e si chiudeva in se stessa.
In quei casi solo una sarebbe stata la soluzione: porre fino al proprio capitolo.

Cheryl si trovava quindi sul tetto della sua dimora, mentre l'aria gelida di Riverdale pizzicava le sue guance.
Il suo naso gocciolava, aveva perso sensibilità alle dita, e quasi sorrideva alla vita.
Il freddo le era sempre piaciuto, soprattutto se rendeva le proprie guance rosse ed il suo naso insensibile.

Guardò in basso, notando come il curato giardino di Thornhill stesse perdendo colore per via delle basse temperature che spogliavano i propri alberi, e lo rialzò verso il cielo.
Tutte quelle stelle dalle quali era circondata, pensò, sarebbero stata la sua prossima casa.
Sarebbero state coloro a cui qualcuno avrebbe guardato pensando che Cheryl era seduta lì da qualche parte, mentre lavorava come loro angelo custode.

La rossa strinse gli occhi, piantandola di crearsi stupidi film immaginari: nessuno avrebbe meritato la sua protezione.

Fece un solo passo in avanti e si trovava sul bordo del tetto, provando a non scivolare dalle mattonelle ghiacciate su cui cercava di mantenersi in piedi.
Non ci sarebbe voluto molto affinché scivolasse, sbattesse il capo e cadesse a terra.
D'altronde sarebbe stato anche meno doloroso.

Cheryl, però, non era sicura di voler sapere cosa ci sarebbe stato dopo la morte.
E se non ci sarebbe stato nulla? Non avrebbe mai saputo se fosse morta realmente, cosa avrebbero fatto col proprio corpo, oppure chi avrebbe sofferto e chi meno.
E questo era un pensiero altamente egoistico.

-"Cheryl, cosa stai facendo?"

Avrebbe dovuto immaginare che salire sul tetto nel cuore della notte avrebbe catturato l'attenzione dell'unica persona che non chiudeva mai occhio, e che teneva le orecchie sempre ben aperte.

Quindi sospirò, stringendo le braccia al petto e negando con il capo.

-"Va' via, Toni.
Te lo sto chiedendo con gentilezza."

L'atmosfera tagliente si percepiva a distanza di chilometri, mentre la bruna restava a qualche passo di distanza con il cuore in gola, osservando i suoi piedi all'orlo delle tegole.

Non sapeva cosa fare, se raggiungerla, se cercare di parlarle oppure se lasciare che ragionasse per conto proprio, ma se avesse visto Cheryl morire davanti ai suoi occhi, non sarebbe più stata la stessa.

-"Potremmo parlarne...prima di fare qualsiasi cosa." tentò, deglutendo poi a fatica.
Cheryl continuò a tenere lo sguardo sui propri piedi, stringendo la presa sulle proprie braccia.
-"Non voglio più parlare con te, Toni."
-"Fino a ieri andava tutto bene.."
-"A quanto pare soltanto per te, e per le tue farse."

𝘍𝘢𝘳𝘤𝘦 «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora