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Narratore's pov

Cheryl non sapeva se stesse piangendo per via della delusione che Toni le aveva provocato, oppure per il terrore di finire rinchiusa in un ospedale psichiatrico a vita.

Aveva cercato di mostrarsi forte, senza alcun timore e sicura di se stessa agli occhi della bruna, ma in realtà un pezzo di sé si stava pian piano sgretolando definitivamente.

Forse Toni aveva avuto la possibilità di vedere troppo, di nutrirsi delle sue debolezze, sapendo quanto soffrisse.

D'altronde non era una novità che l'amasse da qualsiasi punto di vista, e che andasse pazza all'idea di averla nella sua vita.
Non avrebbe avuto senso fingere, essere orgogliosi, facendo credere che non portasse un allucinante dolore nel petto da quella sera, eppure lo faceva.

Cheryl si svegliava ogni mattina con un nodo nello stomaco, senza forze e senza alcuna necessità di sopravvivere.
Si vestiva con i propri migliori abiti, applicava il proprio rossetto rosso sulle labbra, indossava le sue scarpe basse ed usciva dalla porta con un sorriso.
Salutava tutti i componenti della famiglia allegramente, come se non si trovasse nel bel mezzo di un branco di mitomani, rivolgendo totale indifferenza a Toni Topaz.

Quella ragazza, ai suoi occhi, era morta.

Toni ci stava male, ritrovandosi a trattenere il respiro ogni volta che la vedeva varcare la soglia dell'entrata di casa senza neanche rivolgerle uno sguardo.

Era strano, pensò.
Era strano che fino a qualche giorno prima non facessero a meno delle proprie labbra unite, mentre adesso erano come fantasmi girovaganti di Thornhill.

A questo punto, Toni avrebbe anche potuto smettere di fingersi una domestica e tornare a Boston.

E se nulla dura per sempre, sperava che anche tutto questo finisse al più presto.

-

-"Non abbiamo bisogno di cheerleader alla Riverdale High: abbiamo bisogno di scrittori.
Smettiamola con tutte queste pagliacciate: i pon-pon blu e gialli, gonne corte, scarpe basse...
Riverdale necessita di cultura, dev'essere conosciuta per via delle qualità letterarie a cui ha dato vita, e di persone che si impegnano duramente nel settore."

Ethel Muggs stava informando tutta la scuola, camminando tra i corridoi con un megafono tra le mani.

Era d'obbligo.
Essendo la rappresentante del Blue&Gold avrebbe dovuto fare ciò che il preside ordinava, senza troppe questioni o problemi.

Cheryl lo capiva, e si limitava a tapparsi le orecchie quando passava al suo fianco.

Ogni mese, da quando erano state introdotte le cheerleader qualche anno prima, il preside ci teneva a ricordare agli studenti il reale sacrilegio per la loro vita: disciplina, in poche parole.

La realtà era che le cheerleader nascevano proprio a causa delle manifestazioni, che invogliavano le persone a tifare i Bulldogs durante le partite di campionato.

E non sarebbe stato questo il problema, non finché le manifestazioni venivano utilizzate per una propria propaganda.

Era da qualche anno che si sentiva parlare delle "suffragette", le quali manifestavano e si impegnavano alla ricerca di diritti.

Era inutile, Cheryl pensava.
Fin'ora non erano state in grado di ottenere niente, e tutte quelle povere donne che venivano schiavizzate avevano messo un punto alla loro propria vita.

Eppure, Veronica parlò chiaro: "Dai tempo al tempo, Blossom.
Vedrai che tra qualche anno ci salveranno la vita, o magari diventeremo proprio uno di loro.
Non a caso continuano questa manifestazione suicida da anni, ma sono sicura che verranno ricompensate."

La rossa non ci credeva più.
Non credeva più di volerne fare parte, non dopo quello che una donna le aveva provocato.

Forse gli uomini non avevano tutti torti, non sottomettevano la propria donna soltanto per complessi di superiorità.
Forse, tra loro, era risaputo che le donne sono più malvagie di quanto si possa pensare.

-"Cheryl, mi stai ascoltando?" Betty domandò, sedute nei tavoli esterni della mensa.
-"Sì, sì, insomma...concordo con te."

La bionda negò con il capo, sorridendole quando incrociò il suo sguardo.

-"C'è qualcosa che non va?"
-"È che non credo di sapere più chi sono, Betty.
Ho affidato così tanto ad una persona, e poi...mi ritrovo così, senza sapere cosa farne della mia vita dopo un'atroce delusione." rivelò, puntando lo sguardo in un punto indefinito.
-"Archie lo capirà, Cheryl.
Non sei costretta ad accettare una proposta di matrimonio, per quanto sarebbe potuto essere felice.
Insomma, non pensarci troppo."

Cheryl sperava vivamente che il problema fosse Archie, ma purtroppo non era così.

Aveva rifiutato il matrimonio perché non si trovava nelle condizioni fisiche e mentali di affrontarlo, e probabilmente preferiva evitare di fidarsi nuovamente di qualcuno.

Chi glielo garantiva che Archie non fosse un uomo violento che nascondeva la sua vera identità dietro una maschera sorridente?

-"Sì, credo che... Archie dovrà farsene una ragione." sospirò, mentendo mentre la sua mente proiettava un'enorme immagine di Toni Topaz davanti ai suoi occhi. Non ne andava una giusta.
-"Bene, non starci male adesso, okay?
A giugno ci saranno le mie nozze, e non voglio vederti triste." sorrise, posando due pollici ai lati della sua bocca, alzando gli angoli delle sue labbra.
-"Giuro che sarà il giorno più bello della tua vita." la rossa sorrise, posando una mano sulla sua.

D'altronde non era così male, pensò ancora.
Non era così male resistere, e vivere la vita monotona ed originale che tutti desideravano.

-

Toni era seduta sul divano del soggiorno di Thornhill, mentre osservava il camino scoppiettare davanti a sé.
L'osservava da ore, mentre meditava sulla propria vita e riscaldava il suo corpo.

Nonostante ormai fosse marzo inoltrato, le temperature erano ancora piuttosto basse.
Così basse che il proprio cappotto ed i guanti non sarebbero bastati per riscaldarsi in un pomeriggio nel parco di Riverdale.

Topaz lo aveva testato proprio quella mattina, quando aveva deciso di visitare Riverdale a fondo.
Tornò a casa congelata, mentre cercava di scaldarsi davanti ad un fuoco ben accesso.

E quindi eccola lì, mentre in solitudine godeva dell'arte del silenzio.
Silenzio che venne interrotto da una chioma rossa che rientrò dal portone principale.
Era tardo pomeriggio, e probabilmente era rimasta a scuola con il Blue&Gold.

La bruna ormai sapeva tutto: i suoi passi, i suoi orari, i suoi impegni, dopo aver calibrato tutto il tempo da poter passare insieme.

Probabilmente avrebbe dovuto dimenticarli, finché Cheryl non l'avrebbe perdonata.

La rossa, come al solito da una settimana, posò il suo cappotto sull'appendiabiti e si sfilò i propri guanti, ignorando la domestica seduta a qualche metro di distanza da lei.

Si comportava come se nessuno fosse in quella stanza, come se Thornhill fosse completamente vuota.
Toni ogni tanto ci pensava: chissà se in questo momento si sentiva proprio così?

Però, nonostante il cattivo sangue che scorreva tra loro, si azzardò a rivolgerle la parola dopo interminabili giorni d'attesa.

-"Cheryl, ti è caduto un guanto." sospirò, abbassando lo sguardo quando la rossa si voltò verso la sua direzione.
Corrugò le sopracciglia prima di avanzare di qualche passo.
-"Come, scusa?"
-"Dicevo che mentre toglievi i guanti, uno di essi è caduto a terra." Toni riformulò, sentendo il suo cuore accelerare quando posò lo sguardo nel suo. Semplicemente vuoto.
-"Per mia sfortuna possiedo l'udito e ho capito la tua affermazione.
Ma non credi che dare del 'tu' alla figlia del padrone di casa sia alquanto irrispettoso?"

Toni si rifiutava di credere che ciò che stava sentendo fosse vero, che Cheryl le stesse chiedendo di tornare come sconosciute.

Si rifiutava di credere che, dopo tutto quello che vi era stato, le stava chiedendo di rimanere un'umile domestica.

-"Sì, avete ragione...scusate."

Nota autrice
la fine di Riverdale ha segnato il mio cuore

𝘍𝘢𝘳𝘤𝘦 «𝙘𝙝𝙤𝙣𝙞»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora