VII - Lilith

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I due demoni giunsero davanti ad un portone nero con decori in argento lucido. Allo stesso modo della facciata, i decori erano volti accigliati e infuocati che fissavano gli intrusi con aria minacciosa. Asmodai bussò due volte. I colpi sul legno rimbombarono lungo il corridoio.

Rispose una voce femminile: "Entra pure".

Il demone guardiano dovette usare tutta la sua forza per poter aprire il pesante ingresso nero, anche se gli bastò solo una piccola fessura per far passare il demonietto sproporzionato, che però non aveva il coraggio di entrare. Guardava ammirato Asmodai. Se lui, quel demone così grosso e muscoloso, faceva così fatica ad aprire quella porta, cosa avrebbe potuto fare lui da solo?

Per fortuna che c'è lui con me...si disse il giovane. Gracilino come sono, restavo di sicuro chiuso fuori, nella speranza che qualcuno mi possa venire ad aprire. Se questo bestione deve fare un così grosso sforzo...

Si accorse che il "bestione" lo stava guardando e gli faceva segno di entrare.

"Madama Lilith chiede di Voi. Non di me. Entrate, prego, e scusate ancora per il comportamento delle guardie all'ingresso".

Notando la titubanza del piccolo demone, Asmodai lo spinse dentro con una mano e chiuse il portone dietro di se.

Il demonietto non ebbe il tempo di opporre resistenza né di rispondere alle scuse.

Il portone si rinchiuse dietro di lui, con scricchiolii e cigolii inquietanti, lasciandolo solo, nell'immenso silenzio. La luce filtrava debolmente tra le tende che coprivano le alte finestre e così l'ospite iniziò a guardarsi intorno. Aveva chiamato un paio di volte il nome di Lilith, ma non aveva ricevuto risposta. Guardò in su. L'altissimo soffitto aveva davvero degli strani disegni. Angeli, Demoni e complicati simboli che si incrociavano, formando cerchi concentrici di colori diversi.

La stanza gli parve cilindrica, ma capì subito che andava restringendosi verso la cima, come un cono tronco.

Del resto, pensò, siamo in un regno governato dal Kaos. Le forme perfette e le linee perpendicolari devono essere una vera rarità!

Si guardava attorno, curioso, agitando la coda. Era, in fondo, una bella stanza nonostante gli strani sguardi minacciosi delle statue. Di fronte all'ingresso, verso il fondo della parete, stava una specie di trono rialzato. Su quattro o cinque scalini pieni di protuberanze si erigeva un complicato intreccio di spuntoni e rientranze. Sembrava una corona di raggi d'ebano posto attorno ad una sedia d'onice lucida. Dietro al seggio il giovane demone ebbe modo di notare una piccola porticina.

Quella deve essere la porta d'accesso alle stanze private del Principe.

Da una specie di gattaiola, ai piedi della porticina, entrò un cagnolino a tre teste che si appisolò, accoccolato, sotto il trono. Il demone ospite decise di fare un po' di luce nel salone, convinto che, oltre al cane, non ci fosse nessun'altro. Con le mani ed un po' di magia creò una piccola sferetta luminosa che teneva sospesa tra i suoi due palmi. I raggi bianchi si espansero per la stanza.

"Ti diverti?" si sentì dire, all'improvviso.

Con un sussulto di spavento e stupore, batté le mani e spense la sfera. Sentì l'eco del suo gemito ripetersi più volte lungo le pareti.: Lilith stava di fronte a lui.

"Ti diverti?" si sentì di nuovo chiedere.

Respirò un paio di volte profondamente, per riprendere coraggio.

"Perdonate, Madama Lilith! Non credevo che Voi foste nella stanza..." esordì, pronunciando la frase tutta d'un fiato e chinando il capo.

Lei gli si avvicinò e gli sorrise, tentando di rassicurarlo. Non portava vestiti. Un serpente particolarmente grosso la copriva, in parte. Lei teneva la testa del rettile, la accarezzava, e spiegò che quel serpente era un regalo del suo compagno.

LA CITTA' DEGLI DEIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora