XXVI - Creazione

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Kasday apparve davanti al palazzo del suo vecchio maestro. Aprì la porta con nostalgia. Il pavimento con motivi a cubi a tre colori gli mise tristezza perché sapeva di essere da solo. Erezehimsay si spostava fra un pianeta all'altro, un po' aiutando Vereheveil e un po' trasmettendo la notizia che la sua divinità era tornata. Nel silenzio totale del Pianeta solitario, avvertì una presenza. L'Equilibrio si voltò e vide la sua creatura: una specie di gatto blu scuro e rosso cupo. La strana bestiola gli corse appresso, facendogli sommessamente le feste. Il Dio la prese in braccio, accarezzandola, e lasciò che si appollaiasse sulla sua spalla.

"Devo lavorare, tesorino. Vuoi vedere?".

Il padrone di casa iniziò a vagare per le stanze, aprendo tutte le tende. Luce! Voleva luce! Ma la stella che doveva illuminare quel Pianeta era morta e spenta da millenni. Il simbolo sulla cima della cupola riprese a brillare forte e Kasday sorrise, alzando il braccio che non reggeva il bastone.

"L'Equilibrio è a casa! L'Equilibrio è tornato sul suo Pianeta!" urlò al cielo.

Uscì dal palazzo. Il Mondo su cui aveva messo piede era deserto, senza vita e senza colore.

"Qui, ora, ci abita solo la polvere del passato. Ma presto le cose cambieranno!".

Scalzo, sentiva la terra sotto i piedi. Gli bastava chiudere gli occhi per avvertire l'enorme quantità di magia che stava immagazzinando. Era vero, i tempi erano cambiati: ora la gente credeva nella forza dell'Equilibrio, la sola che poteva riportare ordine negli Universi. Per un attimo, ricordò la divinità che lo aveva istruito. Ripensò a quanto fosse debole e senza aiuto. Sospirò, perché era consapevole di non essere all'altezza del Kaos e della Dea del Destino, ma doveva almeno tentare di fare qualche cosa. Appoggiò il lungo bastone, oro e blu, in terra e la creatura scese dalla sua spalla e si sedette, guardandolo con i suoi grandi occhi. Il Dio lottò per non cadere, strinse i denti per resistere alla fitta di dolore della sua gamba ferita. Fece qualche passo e si fermò. Dopo qualche istante, in cui la vista gli si era annebbiata, fece un profondo respiro ed incominciò a ballare. Dapprima a lievi movimenti, lenti ed incerti, che divennero, però, sempre più veloci e precisi. La magia iniziò ad incanalarsi a suo ordine, pulsando con più forza nelle sue vene. Si sollevò in aria, avvolto dall'energia, e continuò a danzare in cielo. Spalancò le braccia ed incrociò le gambe, inarcò la schiena e ribaltò la testa all'indietro. Concentrò la forza magica sulle mani, creando due sfere di colore arancio, con scosse e scintille in oro. Con una piroetta, lasciò andare le due sfere, che si espansero, correndo per i due lati del cielo. Le due fasce di luce avvolsero, in principio, il piccolo Pianeta deserto, per poi ricominciare a correre ed espandersi altrove, in direzione opposta l'una all'altra. Si rincontrarono fra le mani di Kasday, che le aveva guidate e che ora stava sospeso a mezz'aria, con gambe divaricate e a braccia tese, incrociate, sopra la sua testa. Aveva guidato le due sfere muovendo le braccia in un moto circolare e ora stava fermo, a palmi aperti. Le sfere tornarono e si incontrarono, rientrando nel corpo di chi le aveva lanciate. Avevano formato un anello, uno spazio vuoto ricoperto di arancio e di oro, che divideva l'Universo del Kaos da quello del Destino.

L'Equilibrio sorrise, in un modo piuttosto sadico, come gli aveva insegnato Luciherus tanto tempo addietro: "Tremate, forze del cielo! Il terzo creatore è tornato!".

Tornò a terra con un volteggio all'indietro e riprese la sua danza. La sua creatura lo guardava, perplessa..forse si chiedeva perché il suo padrone parlasse da solo.

Il ballo si fece regolare e ripetitivo. Dalle mani della divinità si sprigionava energia e luce e ad ogni suo movimento creava un suono, in modo da essere accompagnato dalla musica: ora, per tutto il nuovo Universo, si espandeva una melodia ritmata e incessante. Per tre giorni, l'Equilibrio riempì il suo Cielo di stelle, pianeti e corpi celesti. Diede al Pianeta che ospitava il suo palazzo un nuovo astro, Nesidey, con la sua luce argento e oro. La stella spenta iniziò a riflettere i suoi raggi e divenne un satellite. Ad ogni Mondo, il Dio diede una propria orbita, perfetta e precisa, in modo che dividesse per bene i due regni nemici. Le stabilizzò cantando, così che solo conoscendo il testo originale usato nella creazione si potesse cambiare ciò che aveva stabilito. Evitava, in questo modo, che il Kaos sconfinasse e portasse fuori orbita le sue realizzazioni. Soddisfatto, la divinità dell'Equilibrio spalancò le ali, che erano cresciute a dismisura assorbendo la magia. Erano ali blu scuro, da angelo, e gli bastò muoverle solo leggermente per essere in volo. Fece un giro per l'anello da lui creato e vide, con un certo orgoglio, che era riuscito ad inglobare al suo interno il Pianeta conteso dai due Dèi litiganti: era ora sotto il suo controllo! Planandoci sopra, accese il suo simbolo su tutti i templi del Regno delle creature senza forza magica. Appena coloro che vi abitavano lo videro, iniziarono a fare festa e a ballare con lui. Provavano sollievo ad essere sotto il controllo di un Dio solo, rispetto a due che non facevano altro che litigare e decidere in base a quanto erano nervosi. Kasday volò oltre, un po' turbato: si aspettavano molto da lui. E se non fosse stato in grado di mantenere a lungo la stabilità che aveva appena creato? Scacciò quel pensiero e riprese a lavorare. Con movimenti meccanici e rapidi impostò le regole che dovevano governare ogni suo Mondo. Impose la gravità, l'orbita, il collegamento fra stelle, satelliti e Pianeti. Ruotando i polsi circondò ogni Pianeta di un'aurea di colore diverso. All'interno di questa, sapeva che si sarebbe potuto creare la vita. Ma non aveva fretta di farlo. La cosa principale, dividere i due Universi rivali, era stata fatta. Nonostante questo, l'energia in lui era potente e così decise di dare sfogo all'incessante desiderio che aveva nella testa: dare la vita. Cantando e seguendo la musica che lui stesso si plasmava, iniziò a deporre il seme della vita nei vari Pianeti. Atterrando su ognuno di essi, e creando per ciascuno una danza diversa, fece germogliare la vita. Ad ogni passo e movimento delle mani, comparivano elementi nuovi.

LA CITTA' DEGLI DEIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora