L'Equilibrio fu risvegliato da lievi passi sull'erba. Si tirò su a sedere, sbadigliando e stiracchiandosi. Scosse le ali, facendone volare qualche piuma.
"Buonasera" si sentì dire.
"Buonasera" rispose pigramente, stropicciandosi gli occhi.
Era da poco passata l'alba del decimo giorno.
Buonasera?!
Osservo la figura che lo aveva svegliato. Gli dava le spalle, con un abito grigio, e stava in piedi, diritta come una colonna dorica.
"Tu sei il Tempo, giusto?" domandò Kasday, alzandosi.
L'alto uomo in grigio annuì: "Ma che bel posto! Davvero carino questo Pianeta! Hai fantasia...cosa buona per un creatore".
Il Dio del Tempo si girò leggermente, in modo da guardare in faccia l'Equilibrio, che sbadigliava. Aveva gli occhi del colore della sabbia: la sabbia delle clessidre. Faceva oscillare il suo pendolo del colore del rubino e scuoteva i capelli, con lo stesso taglio rappresentante il simbolo dell'infinito, diventati bianchi. Alzò lo sguardo, osservando alcuni uccelli variopinti che passarono nel cielo.
"Mi ricordo di te, Kasday. Posso chiamarti così? Sei così giovane e piccino che mi suona strano darti del Dio...".
"Anch'io mi ricordo di te. Posso darti del Tu? Puoi chiamarmi come vuoi. Io sono sempre io, in qualunque modo tu ti possa rivolgere a me".
I due si sorrisero.
"C'eri il giorno in cui sono nato".
"Già. Sono sempre io. Non mi sono ancora stancato di fare questo lavoro. In fondo mi piace, anche se, a volte, è un po' noioso...".
"Che ore sono?" chiese l'Equilibrio, continuando a stiracchiarsi.
"Sono proprio il più adatto a risponderti. L'alba è trascorsa da 2 ore, 13 minuti e 47 secondi, ed io, che voglio sempre essere puntuale, sono arrivato per primo. Forse troppo presto, mi spiace, non volevo svegliarti".
"Era ora che mi destassi! Ho fatto proprio una bella dormita!".
"Sei l'unico Dio che dorme...".
"Davvero?".
Kasday era molto stupito. Cercava di guardare in faccia la divinità del Tempo, ma lui continuava a guardare altrove, distratto da tutte le cose nuove del Pianeta neonato.
"Sì, davvero. Ma credo che sia dovuto al fatto che hai appena creato il tuo Universo. Solitamente gli Dèi dormono solo quando sono malati o deboli".
L'Equilibrio si passò una mano fra i capelli, sistemando qualche ciuffo che stava fuori posto. "Forse, Tempo, io riposo perché in me convivono quattro specie".
"Lo vedo! Sei un angelo con le corna e la luce divina. Che carino!".
Con la mano libera dal pendolo, il Tempo si appoggiò sulla testa di Kasday, spettinandolo.
"Vorrei vedere il tuo palazzo. Posso?" domandò.
"Ma certo. Prego!" lo invitò il creatore di quel luogo.
I due entrarono, aprendo il portone blu oltremare. L'Equilibrio si guardò sulla superficie lisca e riflettente del pavimento. Così facendo, poté constatare che i suoi capelli erano molto disordinati e, con una smorfia, ricominciò accuratamente a riordinarli. Assieme, i due Dèi attraversarono i corridoi.
Chissà dove sono gli altri...probabilmente in giro per il Pianeta.
Il Tempo fu particolarmente attratto da un antico pendolo in pietre lavorate. Stava nel salone che Kasday aveva adibito per il ricevimento, che aveva anche voluto un tavolo triangolare, in marmo blu, con le sedie color rosso diaspro.
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LA CITTA' DEGLI DEI
FantasyKasday, figlio del dio del Kaos, nasce come divinità dell'equilibrio in mezzo ad una guerra fra la sua famiglia e gli alleati della Dea del Destino. Riuscirà, fra rinascite, angeli, demoni e mutamenti, a svolgere il suo ruolo e trovare il suo posto...