IX - Con gli occhi di Luciherus

1 0 0
                                    

Appena caduto, Luciherus si rese conto che la pressione su quel Pianeta sconosciuto era maggiore rispetto a quella a cui era abituato. Questo lo faceva sentire pesante e goffo.

Disteso sulla pancia, notò accanto a sé una piuma dorata. Non ricordando che fosse la sua, la prese tra le dita, stupito. La nascose nell'ampia manica del suo vestito. Un lieve solletico lo fece sobbalzare. Si alzò a fatica, tossicchiando nuvolette di cenere. Scosse le ali, che sembravano intorpidite, come se fossero rimaste chiuse da tempo ed ancora pulsavano, appena nate. Oscurò per un attimo la luce dell'alba con la membrana che le ricopriva.. Immense e ungulate, inquietarono un po' la stella del mattino, che si ritrovò a chiedersi se aveva sempre avuto cose del genere sulla schiena. Si sbilanciò leggermente sotto il peso di quelle ali di pipistrello ma, con un movimento involontario della coda, rimase in piedi.

I suoi occhi aranciati riflettevano la luce del pallido Sole che sorgeva, ramato, all'orizzonte. Si sentiva intontito e dolorante. La lunga veste che tanto odiava era stracciata in più punti e bruciacchiata e questo fece provare al confuso Luciherus un'insolita sensazione di soddisfazione.

Un rumore improvviso lo fece voltare e notò che una folla di gente lo fissava.

"Chi siete?" chiese in una lingua che non ricordava quale fosse.

Tutto ad un tratto si accorse di non ricordare più nulla. Chi era? Da dove veniva? Cosa ci faceva lì? Le persone che gli stavano attorno sembravano spaventate. Non capivano la sua lingua e forse erano intimorite dalla sua forte luce. L'angelo caduto ringhiò piano facendo allontanare un po' la gente curiosa. Cercò di lavare il sangue che aveva sulla fronte con la rugiada. La spalla gli faceva male. Cos'erano tutte quelle ferite? Gemendo, provò a comunicare con gli abitanti del Pianeta, che però non lo capirono: nemmeno lui si capiva! Pensava alla frase da dire ed usciva quella strana lingua sconosciuta. Altri, però, erano come lui. I caduti riuscirono a raggrupparsi assieme e si sedettero l'uno accanto all'altro.

La gente del posto, nel frattempo, si era fatta minacciosa, come delle bestie che avvistano la preda.

Vogliono mangiarci, questi animali? Si chiese l'ex - Arcangelo.

Il chiasso aumentava man mano che avanzava l'alba. Luciherus guardava verso l'astro nascente cercando di capire perché le montagne gli parevano in continuo movimento. Stava lui male o le alture effettivamente si muovevano?

Che strano Pianeta...ma che pianeta è? E come ci sono arrivato?

La folla iniziò a minacciarli, ad urlare e ringhiare. Poi, ad un tratto, ci fu silenzio. Dietro al gruppetto di caduti si era materializzato un uomo, alto e dagli occhi azzurri. Luciherus guardò quegli occhi ,che avevano qualcosa di familiare, e l'uomo ricambiò lo sguardo. Aveva il volto coperto da una specie di sciarpa nera, come nero era il suo lungo abito ed i capelli voluminosi.

"Ciao" gli disse l'uomo, in una lingua che compresero tutti, caduti ed abitanti del posto.

Aveva una voce molto profonda, che fece tremare il terreno "Ciao. Io sono il Kaos".

Tutti i presenti rimasero a bocca aperta. "Il Dio del Kaos?" si chiedevano increduli, e con gli occhi spalancati dallo stupore.

"Sì, sono il Dio del Kaos, tesorini miei..." rispose il Dio rivolto al gruppo di neo-arrivati "...e voi siete caduti su uno dei miei Pianeti. Siate i benvenuti".

Luciherus si alzò in piedi e lo guardò negli occhi, cosa che solo lui ebbe il coraggio di fare.

"So di non essere giunto fino qui di mia spontanea volontà..." iniziò l'Arcangelo caduto "...perciò ci terrei davvero tanto a sapere qual è il motivo della mia presenza in questo posto. É vostro? Davvero? Ordini a quel branco di fessi di piantarla di urlarmi contro!".

LA CITTA' DEGLI DEIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora