XXI - Il canto del demone

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Quando l'Equilibrio riaprì gli occhi, dopo diversi giorni, si accorse di avere una gran fame. Sapeva che ciò che mangiava diveniva magia, perciò capì di averne bisogno.

Sono ancora in forma di donna...non riesco a cambiare aspetto. Perché?

Vereheveil gli stava accanto.

"Ho fame..." sussurrò all'angelo.

Il Dio delle Letterature gli sorrise, felice di vedere che aveva aperto gli occhi. La donna Equilibrio tentò di mettersi seduta, ma tornò subito a distendersi: le testa le girava terribilmente. L'angelo dalle ali nere gli porse un piccolo panino che l'Ordine mangiucchio lentamente.

"Va meglio?" domandò Vereheveil.

"Mica tanto...ho la nausea e per testa ho una trottola...".

"É normale. Da troppo non mangi e sei molto debole. Vedrai che presto passerà tutto!". L'Equilibrio si raggomitolò, distogliendo lo sguardo dagli occhi dorati dell'amico.

"Perdonami, Vereheveil".

"Per cosa?".

"Tu sai perché...".

"No, non lo so. E non lo voglio sapere! Perciò ora rilassati, dormi e non farti più problemi". L'Ordine sospirò, triste, e si riaddormentò.

Vereheveil uscì dalla stanza, per andare a riferire del risveglio dell'Equilibrio.

Dopo una ventina di giorni, la ferita pareva rimarginarsi e la febbre era calata.

"Dice che le gira la testa. E mangia poco. Ha la nausea..." riferì l'angelo a Luciherus, in presenza del medico.

Sembravano entrambi preoccupati.

"Quando tornerà alla sua forma originale? Quando tornerà alla sua vera forma?" domandò il demone a Malaphar.

Il demone guaritore scosse il capo: "Lui, o lei, non ha una forma. Non una principale, perlomeno. È tanto maschio quanto femmina e...".

"Sì, sì!..." lo interruppe il Principe "...fatelo tornare maschio!".

"Vedrò che posso fare, Signore".

Il medico lasciò lo studio del demone ed entrò nella camera dove riposava l'Equilibrio. Luciherus si fece portare da bere e lo offrì anche a Vereheveil, che si mordeva le labbra con nervosismo. L'angelo accettò, anche se dopo un sorso riappoggiò sul tavolino il bicchiere: già si sentiva ubriaco. Il Principe ridacchiò divertito ma tornò subito serio. Il medico era rientrato e sorrideva.

"Levati quel sorriso idiota dalla faccia, Malaphar, e parla. Riesci a farlo tornare uomo?".

Il medico stava appoggiato alla porta. Inclinò leggermente la testa e si passò una mano sui capelli mori e corti. Con occhi color ocra fissò il suo padrone: "Temo, mio Principe, che non possa tornare alla sua forma di maschio ancora per un po'...".

"Perché?" gracchiò il demone, che fumava con rabbia "Sei così incompetente da non sapere la differenza tra un uomo e una donna? Vuoi che te lo insegni?".

"Non siate così crudele con me! Semplicemente lei è in stato interessante...se capite ciò che voglio dire...".

Vereheveil spalancò gli occhi, agitando la mano per scansarsi dalla faccia il fumo delle sigarette di Luciherus.

"Di chi? Di chi è il bambino che..." domandò l'angelo, balbettando.

"Non lo posso sapere!" esclamò il medico, stizzito "Ma la giovane Dea dovrà affrontare una scelta. Non è in grado di guarire del tutto e portare avanti una gravidanza. Deve decidere se tornare comunque a ballare o se avere suo figlio. Deve scegliere al più presto. Fra tre giorni, quando tornerò, voglio avere una risposta. È necessario intervenire quanto prima a...".

LA CITTA' DEGLI DEIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora