XVIII - Il nuovo equilibrio

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La notte era tranquilla. Kasday tentava di abituarsi alla sua nuova condizione. Sentiva voci nella testa e la sua debolezza aumentava, nonostante stesse tranquillo ed a riposo. Guardava fuori dalla finestra, contando le stelle, quando notò una cosa strana: le stelle iniziavano a spegnersi ed il buio avanzava velocemente. La città stava piombando nelle tenebre!

"É il Kaos! Scappate, Signore!" urlò il Messaggero.

Il nuovo Equilibrio si sentiva stanco e confuso.

"Scappare? E dove?" chiese l'ex Serafino.

Si accorse che la sua voce era cambiata, rapidamente, divenendo un misto fra quella di una donna e quella di un uomo.

Ebbe un' idea. Ricordò un luogo carico di energia magica, in un Pianeta in cui le creature non la sapevano utilizzare. Lui aveva bisogno di ricaricare la sua forza e pensò che quel luogo fosse l'ideale perché solo con il massimo delle forze poteva sperare di affrontare il proprio fato.

Lui e il Messaggero iniziarono a correre lungo i corridoi, tentando di schivare le ombre che avanzavano e che entravano da ogni anfratto. Erezehimsay pronunciò una complicatissima formula ed aprì il portale che conduceva ad altri Mondi.

"Ho capito dove volete andare. Precedetemi, Signore. Io cercherò di trattenerlo!".

"Non se ne parla, mio Messaggero! Sei ancora troppo debole a causa delle ferite inferte da quel Dio psicopatico! Tu adesso vieni con me, è un ordine!".

L'angelo parve rassegnato. Si accinse a seguire il suo padrone ma, appena questi passò oltre il portale, non lo accompagnò. Si girò di scatto, chiudendo il portale e rientrando nel palazzo.

Il nuovo Equilibrio si accorse subito di non avere il Messaggero al suo fianco e lottò con tutte le sue forze per tornare indietro ad aiutarlo, ma non ci riuscì. Cadendo, percepì sensazioni che già aveva provato. Gli venne in mente quella notte, la notte in cui era stato lanciato dal Mondo degli Dei a quello degli Angeli. Precipitò al suolo, battendo la schiena malamente, ignorava come gli Dèi volassero senza avere le ali. Fortunatamente il suo angelo aveva aperto il portale a pochi passi dal suo obbiettivo: la fonte magica in uno dei Mondi in cui dimorano creature senza magia.

"Benedetto sia Erezehimsay! Spero di ritrovarti presto, amico mio!".

Era una sorgente, con un piccolo lago ed una grotta, che conteneva un' enorme quantità di energia. Arrancò, ansando a causa della botta, fino al ciglio del laghetto. Subito la magia lo aiutò a guarire e lui vi si immerse, delicatamente, chiudendo gli occhi. Si sentì già meglio. Specchiandosi nella limpida fonte, notò che i suoi capelli erano diventati lunghissimi, fino alle caviglie, e si espandevano sulla superficie dell'acqua. Anche gli occhi erano mutanti: si erano ingranditi e l'azzurro si era espanso, fino a coprire ogni altro colore dell'orbita.

"Sembro una mosca" si disse "Una grossa mosca dagli occhi azzurri!".

Per assimilare di più la magia, il Dio si tolse le vesti, ormai logore e stracciate a causa degli ultimi eventi, e si accorse di non essere più né maschio né femmina. O meglio, si accorse di poter cambiare forma a suo piacimento e di poter scegliere quale dei due generi essere.

Da donna era una creatura magra e bella, con gli occhi sensuali, nei quali si distinguevano i contorni delle iridi e la rotondità della pupilla.

Da maschio...assomiglio troppo a mio padre si ritrovò a pensare. Suo padre, infatti, aveva gli occhi con un colore unico, senza distinzione, e quegli occhi non li voleva vedere. Non ancora!

Così si stabilizzò in una posizione intermedia, con grandi occhi femminili e viso dolce, con corpo esile e aggraziato, ma da maschio. Sorrise, specchiandosi. Si immerse fino alla punta del naso e chiuse gli occhi, rilassandosi, lasciando che i suoi lunghissimi capelli si espandessero lungo il pelo dell'acqua. Poi però sentì un rumore ed alzò la testa, di colpo.

LA CITTA' DEGLI DEIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora