Capitolo14 🌸

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«Hey Morgan!»

Una voce maschile mi chiama, di nuovo, e io la ignoro, di nuovo, insieme alla cerbottana che arriva subito dopo.

Sophie mi sposta una cuffia in modo che la senta.

«Resteranno sempre dei coglioni i nostri compagni di classe»

Annuisco silenziosa per farle capire che sono ancora assonnata e vorrei solo ascoltare la mia musica in pace e recuperare la pazienza.

Prendo in mano il telefono per togliere la pubblicità dello swiffer, che ultimamente mi tormenta, e trovo un nuovo messaggio.
Uno di Luke, mi chiede se sto bene.

Gli rispondo con un "Si" veloce, poi torno alla mia playlist su youtube e faccio partire Confident di Demi Lovato, anche se preferisco Olivia Rodrigo.

Una mano spunta dal mio sedile e quello di Sophie e mi da un pizzicotto.

«Ai!»
Esclamo acuta in modo che quello dietro di me si senta almeno in colpa.

Una mano piena di vene, che capisco subito sia quella di Luke, mi afferra il braccio che ha appena pizzicato e mi tira all'indietro.

«L'unico modo di ottenere le tue attenzioni è farti del male?»

Gli do una gomitata e molla la presa, ma subito mi pento di aver rinunciato a quel bel contatto caldo.

«Stronzo»

Lo sento ghignare soddisfatto di avermi fatto parlare e poi si sistema meglio appoggiando gli avambracci sulla sommità del mio sedile.

«Allora sono uno stronzo che ti piace tanto eh?»

«Sto parlando con Alex Smith per caso?»

«Oh no, io sono molto più bello»

Mi tolgo le cuffie dalla testa e con un colpo secco piego il polso e gliele tiro in testa.

«Sappi che non mi hai fatto male»

«Ti detesto»

Mi copro di nuovo le orecchie e lascio perdere.

Sophie mi da un po' del suo supporto mettendosi sul mio grembo, le accarezzo la testa mentre guardo fuori dal finestrino l'autostrada vuota.

L'asfalto è deserto, invece la mia mente è piena: ieri ho parlato al telefono con la mia migliore amica e mi ha rivelato di aver avuto una relazione con Max da mesi.
Un'altra cosa che mi ero persa.

E mi fa davvero senso immaginare Max e Sophie che baciano o fanno sesso, che schifo.
Mio cugino è un deficiente.

Però non sono male come coppia, hanno la mia benedizione, più o meno.

L'ennesima pallina di carta raggiunge la mia testa e mi giro verso la persona che l'ha lanciata, è Matthew.

Non abbiamo parlato né di persona né al telefono e mi dispiace molto perché non è mai venuto nemmeno una volta a trovarmi durante il coma.
Credevo fosse mio amico.
Forse ha preferito non venire perché non siamo amici stretti.

Alzo una mano in segno di saluto anche se sono decisamente imbarazzata dal momento che non so se dovrei salutarlo.

Il pullman si ferma e il professore di letteratura, tutore della sezione A, ci avverte che è ora della sosta e ci fermeremo in autogrill per mezz'ora.

Tutti si alzano e corrono verso le uscite e io sto seduta al mio posto aspettando che escano e possa essere l'ultima, tuttavia non sono sola, c'è ancora qualcuno.

«Isis?»
Solo una persona mi chiama così.

«Kuki?»

«Sei sicura di star bene?»

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