Capitolo IX

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Dopo aver riavuto i suoi vestiti Chuuya si tranquillizzò, e si arrese al fatto che sarebbe rimasto in quella casa per moooolto tempo, e accettò anche la possibilità che non ne sarebbe più uscito. I giorni passarono e la primavera lasciò spazio all'estate.

Era luglio, e si moriva di caldo. Per fortuna quel giorno il cielo scatenò tutto se stesso in una violenta bufera che diede un po' di respiro a chi, come Chuuya, era costretto in manette a morire di noia.

- "Mamma, mi piacerebbe fossi qui. Sicuramente adoreresti questa enorme finestra. È l'unico mio intrattenimento. Per di più ho sempre adorato la pioggia, e questo è il più bel temporale che io abbia mai visto, lo giuro."

Erano le quattro del pomeriggio, quando improvvisamente la porta si aprì. Il rosso non se l'aspettava.

- "Dazai, che ci fai qui?"

- "Regola numero sei"

Disse solo quello. Ma Chuuya capì. Non si era mai presentata un'occasione del genere. Dazai era solito a usare quella formula (regola numero ...) invece di dare istruzioni, in modo che il più piccolo imparasse in fretta tutto il "manuale". Il più grande si incamminò verso il materasso, aveva addosso ancora il pigiama, solitamente dopo la sessione mattutina si lavava e vestiva. Arrivò davanti al rosso, il quale era a gambe incrociate, e si sedette in mezzo ad esse, continuando a guardarlo negli occhi, e facendo a sua volta incrociare le gambe dietro la sua schiena.

- "Che succede?"

Chiese il rosso, portando le sue mani sulle guance dell'altro.

- "Mi sento giù"

- "Vuoi parlarne?"

- "No"

Al che Chuuya ricordò le parole di quel giorno: "Regola 6, tu mi ami"
E sperando di non infastidire il più grande si avvicinò e gli diede un dolce bacio sulle labbra. Non ottenendo nessuna reazione negativa continuò baciandogli il naso, poi le guance, poi la fronte. Dopodiché abbracciò il castano, facendo aderire la sua testa con la sua spalla, sulla quale giacevano quelle cicatrici che tardavano a sbiadire. E con delicatezza cominciò ad accarezzargli i capelli.

- "S-stai piangendo?"

...

I due rimasero in quella posizione per un bel po', finché il più grande non si staccò per far aderire le loro labbra. Ben preso quel bacio divenne di più e le loro lingue si scontrarono, ma non era nulla che alludesse a lussuria, era semplicemente un bacio, una coccola, un posto sicuro.

- "Hai le bende sporche, che è successo?"

Il rosso notò infatti che il rotolo in cui era avvolto il più grande presentava certe zone arrossate, o per meglio dire aranciate, come il betadine che macchiava anche le sue.

- "Non sono affari tuoi"

- "Andiamo Dazai, è stato qualcuno a farti ciò?"

...

- "Hai per caso un amico violento o un fidanzato possessivo o-"

- "Ho detto che non sono affari tuoi!"

- "Puoi parlare con me, non andrò a dirlo a nessuno"

- "... Hai ragione."

Al che il più grande si staccò da Chuuya e si mise seduto davanti a lui, per poi togliersi la maglia e cominciare pian piano a togliersi le bende. La scena che si palesò davanti al rosso lo lasciò stupito: decine, forse dozzine di cicatrici di ogni misura ricoprivano quelle braccia sottoli, e tra tutte ce n'erano sette che si facevano notare, in quanto probabilmente fresche visto che erano coperte di garze.

- "Chi è stato?"

- "Sono stato io Chuuya. Sono io a farmi ciò."

Niente lacrime. Solo un volto con lo sguardo vuoto.

- "E perché mai dovresti ferirti da solo?"

- "Mi manca. Mi manca terribilmente tanto."

- "Chi?"

Il rosso ormai stava sussurrando, quasi per paura di essere invadente.

- "Il me che ero un tempo"

Il silenzio che si era creato tra i due era coperto dal suono in sottofondo della pioggia. Il rosso non sapeva come reagire. Avrebbe tanto voluto chiedergli di più ma non sapeva cosa dire.

- "Ti prego non abbandonarmi mai Chuuya, resta con me, io mi sento così solo"

Dazai scoppiò a piangere tra le braccia di quello che in quel momento recitava la parte del suo ragazzo. Il rosso lo accolse e lo strinse forte a sé, prima di sussurrargli all'orecchio

- "Non vado da nessuna parte"

A queste parole il più grande alzò la testa e fece riunire le loro labbra in un altro casto bacio, diventato salato per via delle lacrime. Ben presto però, diventò qualcosa di più. Le loro lingue cominciarono a rincorrersi e il più grande prese per i fianchi il rosso, dopodiché lo fece sdraiare e si mise a cavalcioni su di lui. Le sue mani finirono sotto la maglietta dell'altro e cominciarono a perlustrare ogni centimetro di pelle, finché non arrivò ai capezzoli. Cominciò a stuzzicarli ottenendo un gemito di piacere da parte dell'altro, poi procedette a ad alzargli la maglietta il più che poté, impedito dalle catene, e con la lingua sostituì il lavoro delle sue dita, le quali scesero verso l'elastico dei pantaloni, calandoli giù insieme ai boxer. Fece così anche coi suoi, poi fece unire le loro erezioni, e cominciò a masturbarle all'unisono, con una mano, mentre con l'altra si reggeva. Entrambi si godettero quel momento di lente attenzioni, scambiandosi baci e parole dolci.

- "Ah- Dazai sto per-"

E prima che potesse finire la frase Chuuya si riversò nella mano dell'altro, il quale non si fermò, e usò il seme del rosso come lubrificante. Così facendo venne poi anche lui, appena un minutino dopo. Entrambi ancora ansanti si sedettero uno di fronte all'altro, e come sempre Dazai lasciò che il più piccolo gli leccasse la mano.

- "È stato... Diverso rispetto alle altre volte"

Il rosso in risposta ottenne un misero "già", da parte del più grande, che dopo ciò si alzò e se ne andò, senza dire nulla. La pioggia nel frattempo aveva smesso di battere violenta contro il grande vetro della stanza, e Chuuya si diresse in bagno per farsi una doccia. Aveva escogitato un metodo per togliersi la maglia anche con le catene: bastava sfilarla e poi farla scorrere lungo la lunghezza tramite le maniche, finché non fosse abbastanza lontana da permettergli di lavarsi. Mentre era sotto il getto d'acqua, il ragazzo ripensò al momento quasi romantico appena passato col più grande, ed arrossì al pensiero di quelle attenzioni.

- "Questa volta è stato diverso. Ha prestato attenzione anche a me. E non mi ha usato per masturbarsi e basta come fa di solito... Ma poi tutte quelle paroline dolci sussurrate al mio orecchio... Fa così solo perché è triste?"

Poi si dispiacque appena per l'ultima parte. Sarebbe stato bello piacere a Dazai. Tutte le coccole e le attenzioni che potrebbe ricevere, ma soprattutto che potrebbe dargli... Si ritrovò così a fantasticare su un Dazai innamorato di lui, facendosi filmini mentali di ogni tipo mentre l'acqua scorreva lungo le sue spalle...

Non sei abbastanza || SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora