Capitolo XXX

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Passato l'effetto dei sonniferi il ragazzo si alzò senza forze in corpo, era notte fonda e aveva bisogno di mangiare ma non ne aveva voglia. Ad aumentare il suo senso di nausea furono le orrende condizioni nelle quali riversava quel lavandino, decise di buttare quelle stoviglie direttamente nella spazzatura, ormai erano irrecuperabili. Si lavò le mani per inerzia e dopo aver indossato i guanti cominciò a ripulire casa da cima a fondo cercando di concentrarsi il più possibile per non pensare ad altro, nel frattempo mise anche in carica il telefono. Ripulì il bagno, la sua camera, la cucina soprattutto e poi il salotto col divano. Ci mise all'incirca tre ore ma non le percepì come un tempo lungo, anzi era durato fin troppo poco. Si fece la doccia poi, e pianse di nuovo. Ormai il senso di disperazione era passato, aveva accettato che non avrebbe potuto fare nulla ma il dolore persisteva. Il giorno dopo tornò a scuola, portò una giustifica dell'avvocato per i suoi mesi di assenza. Ovviamente non era più la sua classe: era stato bocciato per via dei giorni persi anche se i suoi voti erano molto buoni, e ringraziò il cielo per ciò perché così non avrebbe dovuto giustificarsi con i suoi compagni. Tutti lo guardavano storto, lui si sentiva a disagio, ma sapeva che finito l'anno poteva abbandonare gli studi, quindi reisistette, ovviamente non senza interferenze legali. In quei mesi infatti scoprì che era stata la scuola a denunciare la sua assenza (oltre a Higuchi ovviamente) e fu stressante dover raccontare tutto agli assistenti sociali e alla polizia, per fortuna non ci furono problemi riguardanti la tutela legale del minore e ricominciò pure ad andare dalla psicologa. Raccontava la sua storia con gran fatica, ogni volta che voleva parlare dei suoi genitori lei sviava il discorso su quanto successo con Dazai e le sedute diventavano torture psicologiche invece che aiuti. Per fortuna i mesi passarono, e si fece primavera, era aprile e il sole che durava fino a tarda serata permetteva ai fiori di sbocciare e diffondere nell'aria il tipico profumo della sua stagione preferita. Tornò nel prato in cui andava di solito, il prato nel quale si sdraiava per farsi pettinare dal vento. Percepì malinconia: era passato quasi un anno dall'ultima volta che ci era stato.

Dazai Dazai... Perché mi hai fatto questo...?

Mentre guardava le nuvole pensava e ripensava a quanto si sentisse sbagliato a stare bene lontano dal castano, poi si ricordò

- "Ricordati questa parola..."

Cacchio qual era... Me l'aveva detta, dovevo ricordarla... Era una cosa strana tipo una pianta...
Cicoria, Clorofilla, no no, era più corta... Ci.. cu.. co..
CICUTA

- "Cazzo sì questa era la parola. Ma cosa vorrà dire..."

Chuuya poi si alzò e decise di tornare a casa, lì avrebbe fatto i compiti per il giorno successivo, e quasi si trovò a pensare di continuare gli studi. In fondo senza un diploma non poteva ottenere una laurea e con ciò non avrebbe mai trovato lavoro e la sua vita sarebbe diventata miserabile come tutte quelle che vede quando passeggia per strada. Non voleva finire così, in lui c'era ancora un briciolo di spirito di consapevolezza, i sedici anni sono l'età in cui ognuno di noi diventa diretto responsabile delle scelte che può prendere e con ciò anche il peso di esse aumenta. Così decise che la sua vita sarebbe stata pensata in grande. Tra l'altro di lì a poco sarebbe arrivato il suo compleanno e avrebbe definitivamente abbandonato l'età della scuola dell'obbligo, quindi ora le cose dipendevano veramente da lui.

Le settimane passarono e la sua vita sembrava andare nel verso giusto: bei voti a scuola, gli avvocati si stavano lentamente calmando e con ciò gli interrogatori (dal momento che Dazai era ricercato per beh, cose veramente orribili era necessario raccogliere informazioni), Higuchi era gentile come sempre, aveva smesso di andare dalla psicologa (scelta sua, perché tanto non lo ascoltava) e si era pure fatto un paio di amici. Arrivò così il 29 aprile, lo storico giorno della sua nascita da quella madre che in sogno gli aveva sputato con odio di vergognarsene. Eppure lui era felice, non gli interessava più se non ricordava i ruoli dei suoi genitori, non gli importava di dov'era Dazai (o meglio, non così tanto come tempo prima) e voleva solo starsene tranquillo.

Finché non suonarono al suo campanello.

- "Chi è?"

- "Mi è stato detto di consegnarle questa lettera di persona... può scendere un secondo a ritirarla?"

- "Certo arrivo subito"

Con ovviamente poca voglia si mise le scarpe e scese le rampe di scale che lo separavano dall'ingresso del palazzo, lì vide il postino con in mano un foglietto bianco, lo prese, ringraziò e tornò in casa prima di leggerlo.

Ciao Chuuya-kun,
Lo so che è il tuo compleanno difatti sono qui per farti gli auguri, spero che la mia assenza non ti abbia distrutto troppo... Spero anche vivamente che ti ricordi la parola segreta... Sai è molto importante per me in questo momento, è un indirizzo. Devi decifrarla ovviamente, usa la tavola periodica dovrebbero uscirti tre elementi, ognuno di quelli ha a che fare col luogo in cui mi trovo. Conto su di te tesoro, vienimi a trovare al più presto.
        Baci, il tuo Dazai.
p.s. per favore porta un cellulare di quelli con l'impronta, mi serve.

La lettera finiva lì, Chuuya non aveva idea di come si leggesse una tavola periodica men che meno come avrebbe fatto a decifrare il codice, ma di certo su una cosa era sicuro: gli venne un attacco di panico.
Mentre leggeva il battito diminuiva, la vista si faceva nera, e la paura lo pervase, solitamente le forti emozioni aumentano il battito ma la peculiarità di questo orrendo stato d'animo risiede proprio nel fatto che nonostante il terrore il cuore continua a rallentare. Cadde a terra e cominciò a respirare affannosamente, la pelle su tutta la superficie del corpo vibrava, dava la sensazione che non gli appartenesse più, cercò di combattere l'istinto di rannicchiarsi e tenne la testa in alto cercando di regolare il respiro. Si mise a piangere per lo stato di disperazione finché non si tranquillizzò. Rimase lì per terra a fissare il nulla, la pelle continuava a tremare, si sentiva perso, ora aveva la certezza che non sarebbe mai potuto scappare da Dazai: se fino ad adesso era quasi riuscito a superarlo, quella lettera l'aveva fatto ricadere in pieno nell'abisso della dipendenza.

Non sei abbastanza || SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora