Capitolo XI

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La notte passò insonne, e finalmente, la mattina, la porta si aprì.

- "Dazai mi dispiace! Scusa se non sono abbastanza, guarda!"

Il rosso protese le sue braccia in avanti

- "Guarda mi sono punito da solo! Ti prego scusami"

- "Chuuya ma che ca-

- "Giuro che la prossima volta mi impegnerò di più, cercherò di capirti"

- "Ma che ti prende"

Il più grande guardava il rosso dall'alto, con aria sufficiente, ammirando i solchi sulle braccia del ragazzo di fronte a lui, il quale era ancora in ginocchio per terra. Quando improvvisamente un borbottio li interruppe

- "Ahhh, adesso ho capito. Fai così perché hai fame. Per un secondo ci ho quasi creduto sai?"

- "Cosa? No ovvio che no!"

- "Bene, allora suppongo tu possa resistere altri due giorni senza cibo"

A quelle parole il rosso non sapeva che dire. Ovvio sì aveva fame, e tanta, ma quello che più voleva erano le attenzioni del più grande. Si aspettava che egli, una volta visto in quello stato, lo avrebbe medicato, donandogli uno di quei momenti che tanto amava.

- "Dazai"

- "mh?"

- "P-puoi medicarmi? Sai, mi fanno terribilmente male..."

- "Starai scherzando spero, te li sei fatti tu quelli, curateli da solo"

- "Io.. me li sono fatti per te"

- "per me?"

Il castano fece qualche passo avanti, poi si accovacciò davanti al rosso. Lo guardò negli occhi, quei bellissimi occhi blu: stava dicendo la verità. D'altro canto, perché mentire? Solo Dazai era così stupido da ferirsi da solo per autocommiserazione. Ordunque si procurò il materiale, e si sedette accanto al suo cucciolo. Per prima cosa bagnò un panno nell'acqua, e ripulì per bene entrambi gli arti dai residui della sostanza rossastra incrostata. Dopodiché asciugò, cercando di non fargli male. Difatti egli conosceva perfettamente quella sensazione, sapeva quali parti toccare e quali evitare. Poi prese delle garze, le intinse nella sostanza scura, quel disinfettante che non bruciava, e che una volta a contatto col bianco tessuto divenne arancione, e con molta attenzione le poggiò sui solchi goffi e troppo profondi, opera di mani inesperte. Infine le bende. Prese un rotolo e dall'alto verso il basso avvolse prima uno, poi l'altro arto del ragazzo, per poi fissare il tutto con uno di quei ferretti coi denti creati apposta per svolgere quel compito.

- "Fatto."

- "Ora te ne andrai?"

- "Vuoi che resti qui con te?"

Voleva davvero che il castano gli restasse accanto? Forse sì. Di certo non voleva farlo andare via.

- "Sì"

I due si guardarono. Senza accorgersene il più piccolo arrossì, ma andava bene così. Non gli importava se il castano lo avesse notato oppure no, quel momento voleva fosse impresso nella pietra. I tagli bruciavano ancora, ma era un dolore piacevole, gli portava alla mente le mani dell'altro che lo coccolavano. Di nuovo senza accorgersene il rosso si protese in avanti, e fece unire le loro labbra. Ne aveva bisogno. Quel contatto per lui era necessario, e fin troppo atteso. Era circa una settimana che i due non si toccavano in maniera così intima, e gli era mancato quel tepore emanato dall'altro.
Chissà se anche a lui sono mancato
Ma quel pensiero svanì subito. Non gli importava cosa pensasse Dazai, non gli importava di nulla se non di quel tocco quasi necessario.

- "C-chuuya che fai?"

- "Mi sei mancato da morire"

Il rosso fece così riunire le loro labbra in un qualcosa di più. Le loro lingue che prima stavano bene dov'erano, adesso si divertivano a rincorrersi. Anche quella sensazione gli era mancata: i boxer erano troppo stretti.
Così protese una mano sul cavallo dell'altro, e cominciò a massaggiarne il contenuto, rimanendo piacevolmente sorpreso di scoprire che anche il castano era già eccitato quanto lui.

- "Chuuya ma che ti prende oggi?"

- "Ti prego Dazai, fammelo succhiare"

Il più grande rimase un po' interdetto da quelle parole, ma sapeva bene quanto il linguaggio del rosso fosse volgare, così si limitò ad allargare le gambe, permettendo al più piccolo di togliergli la cintura, poi di far passare il bottone nell'asola, poi di abbasargli la zip della cerniera. Il rosso cominciò con teneri baci, nonostante l'altro avesse ancora l'intimo addosso. Poi passò a stuzzicare con la lingua la punta. I gemiti dell'altro erano per lo più di fastidio: non gli bastava di certo quel misero contatto. Ma non disse nulla, e lascio il più piccolo continuare con la sua tortura. Intanto, preso dall'eccitazione il castano cominciò a bagnarsi, cosa che fece indurre Chuuya ad abbasargli finalmente anche l'intimo, e cominciò dunque a passare la sua lingua per tutta la lunghezza. Preso dall'eccitazione cominciò a toccarsi da solo, cosa che gli diede la giusta foga per inserire completamente l'erezione dell'altro nella sua cavità orale. La lingua non smetteva di muoversi, provocando brividi di piacere al più grande, che ormai ansimava senza ritegno. Sembrava stargli piacendo, a discapito dell'ultima volta. Improvvisamente una mano si appoggiò sulla nuca del rosso, aiutandolo con delicate spinte. Quest'ultimo iniziava a fare davvero fatica a respirare, ma ciò lo eccitava solo di più.

- "Cavolo, sei migliorato rispetto all'altra volta"

La voce ansante di Dazai mentre pronunciava quelle parole provocò milioni di brividi lungo la schiena del ragazzo, il quale venne nella sua stessa mano.

- "Sei già venuto? Ti piaccio così tanto Chuuya-kun?"

Quel tono provocatorio, aggiunto al mezzo fiatone provocato dal piacere, fece eccitare il rosso ancora una volta, e continuò a toccarsi, continuando il suo impeccabile lavoro di bocca.

Il castano poi, reggendosi sul braccio libero, cominciò a muovere anche il bacino insieme alle spinte della mano poggiata sulla nuca, segno che stava per raggiungere il culmine. A quel punto il rosso non respirava più, ma non gli importava, stava per venire di nuovo anche lui.

- "Ah- Chuuya"

E così dicendo, il castano si riversò nella bocca del rosso, il quale venne al sentire il suo nome pronunciato in quella maniera.

- "Vieni qui"

Ansimò il castano, prima di far scontrare le loro lingue bagnandole entrambe del liquido biancastro. Lasciando poi a Chuuya via libera per leccarsi (come sua abitudine) la mano sporca.

- "Sai, comincio a capire perché ti piaccia assaggiarti"

...

- "Dazai"

- "Dimmi"

...

- "Ti amo"

Non sei abbastanza || SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora