Capitolo VIII

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La mattina seguente il rosso venne svegliato dai dai raggi che entravano dall'enorme finestra, e dato che era prestissimo si lavò (come voleva Dazai) e poi si mise ad ammirare il panorama di quel piccolo boschetto.

- "Mamma, vorrei che fossi qui. Mi manca da morire il tuo profumo... Però per riavere i miei vestiti dovrei fare chissà quale porcheria... Ammesso e non concesso che dopo tutti sti giorni l'odore sia rimasto."

...

- "BUONGIORNO CUUYA-KUNNNN! SVEGLIATI SVE- ah ma sei già sveglio... e io che pensavo di rovinarti il sonno"

- "Cosa cazzo gridi alle 8 di mattina"

Quel giorno il rosso era così depresso che non fu nemmeno in grado di spaventarsi all'improvviso rumore.

- "Oggi ci andrò leggermente più pesante di ieri, come sempre se vuoi la colazione vedi di non fare rumore."

Senza dire nulla Chuuya si sdraiò sul materasso, mentre Dazai frugava nell'armadio alla ricerca di un paio di pinze.

- "Ora fermo che ti lego per bene... ecco qui. Tieni, mettiti questo in bocca"

E dopo avergli fatto mordere il legno, il castano si mise a cavalcioni sul rosso e cominciò a pizzicarne la sua pelle.

- "Uhh bravo bravo! Ti stai trattenendo"

Le fauci di quell'arnese staccavano piccoli pezzi di carne: prima sui fianchi, poi sulle cosce, poi sulle braccia. A Chuuya faceva un male cane, ma quel bruciore lo aiutava a distrarsi dalla depressione che gli era venuta quel giorno. Egli non era solito praticare autolesionismo, non ci aveva mai nemmeno pensato. Solitamente piangeva o gridava, ma cavolo se gli stava dando soddisfazione quel male fisico...

- "Uhh, è già mezz'ora che siamo qui, direi basta così. Sono quasi le 9, vado a prenderti la colazione, te la sei meritata"

Prima di alzarsi però, il castano si sporse per dare un delicato bacio sulla guancia al più piccolo per poi sussurrare un "sono fiero di te".
Dopodiché tolse il legno e slegò il ragazzo, il quale era rimasto piacevolmente sorpreso da quel contatto così dolce.

- "In realtà oggi non ho fame, per favore, verresti qui a medicarmi subito?"

- "Cosa c'è? Sei triste Chuuya-kun?"

- "Sì."

Il più grande allora uscì dalla stanza e tornò con la sua solita ciotola d'acqua e prese l'occorrente, poi si sedette di fronte al rosso che era semi nudo (se avesse avuto i pantaloni sarebbe stato difficile pizzicargli le cosce) e cominciò il suo lavoro.

- "Perché mai saresti triste?"

Le guance del più piccolo si tinsero appena di rosso pensando al motivo alquanto infantile per cui stava male, ma poi rispose.

- "Mi... mi manca il profumo di mia madre"

- "Capisco, vuoi parlarmi di lei?"

- "Non mi vuoi prendere in giro?"

- "Perché dovrei? So come ti senti"

A quelle parole Chuuya si sentì totalmente a suo agio col castano, che nel frattempo gli stava medicando le cosce.

- "Lei era gentile, la più gentile che possa esistere. Infatti il mio carattere di merda l'ho preso da mio padre... Lei era solita a difendermi quando quell'uomo aveva attacchi di rabbia e mi picchiava. Ma non faceva solo quello. Lei mi ha insegnato a cucire e ricamare, mi ha assistito durante ogni mio primo giorno di scuola... Almeno fino a tre anni fa... Non mi faceva sentire mai solo. Un giorno però, io litigai con mio padre. Lui aveva scoperto una rivista porno gay nel mio cassetto e non riusciva a farsene una ragione. Puoi capire, io a dodici anni stavo imparando a scoprire cosa mi piacesse, dunque collezionavo roba di tutti i tipi, anche se dopo ho scoperto che gli uomini mi piacciono solo a letto. Comunque lui cominciò a picchiarmi, dicendo che non sopportava l'idea di avere un frocio come figlio, e mia madre si mise in mezzo come sempre, ma questa volta, lui era così arrabbiato che la vide come un ostacolo e sfogò tutta la sua rabbia su di lei solo per levarsela dai piedi e poter arrivare a me. E così la uccise. La uccise a suon di botte, solo perché aveva trovato qualche immagine di cazzi in camera mia."

Le lacrime cominciarono a scendere sul volto del ragazzo, il quale venne subito consolato dal più grande.

- "Non è colpa tua. Dubito che se lei fosse ancora qui vorrebbe vederti ridotto così. Cerca di superarla"

Un bacio caldo schiocchi sul collo del più piccolo, poi ancora uno e un altro.

- ''D-dazai"

- "mh? dimmi"

- "Potrei riavere i miei vestiti? Magari c'è ancora il profumo di mia madre che ci avevo spruzzato l'altro giorno"

Al ché il castano si staccò da quel contatto e guardò negli occhi il rosso, il quale arrossì appena.

- "Ti ricordo che devi meritartelo"

- "Cosa devo fare?"

Dazai allora si alzò in piedi, con Chuuya ancora seduto davanti a lui.

- "Cerca di fare un buon lavoro con questo"

Disse solo, alludendo al cavallo dei suoi pantaloni.

- "Basta solo questo?"

- "Dal momento che era roba già tua, direi di sì"

Chuuya cominciò allora a massaggiare la zona da sopra i pantaloni, sentendo una mano del catano finire tra i suoi capelli. Poi procedette ad aprire la zip e il bottone, per poter abbassare i pantaloni. Il più grande rimase così in boxer, e cominciò a dare tanti piccoli baci caldi sull'erezione che si stava formando. Dopodiché abbassò anche i boxer, questa volta di entrambi dato che si stava eccitando anche lui. Poi con una mano prese il membro di Dazai, mentre con l'altra il suo. e cominciò a fare su e giù delicatamente, usando la lingua per inumidire la punta.

- "Se fai così ci metterai un quarto d'ora"

A quelle parole il rosso inserì tutta la lunghezza nella sua cavità orale, provocando un sospiro di piacere al castano. Oltre ai movimenti verticali, il rosso muoveva bene la lingua, per poter toccare ogni punto della pelle dell'altro, quando sentì un sospiro più forte, e capì che quella, era la zona preferita di Dazai. Così insistette su quel pezzo in particolare, mentre cercava di fare movimenti veloci, aiutandosi dove non ci arrivava con la mano che gli era avanzata, perché l'altra la usava per se stesso. Dopo appena cinque minuti Chuuya venne, e spinto dall'eccitazione inglobò completamente l'erezione dell'altro, che si riversò poco dopo nella sua gola. Come suo solito il rosso continuò a toccarsi finché Dazai non uscì da lui. Dopodiché procedette a leccare ciò che era rimasto sulla sua mano.

- "Sei- sei stato bravo. All'inizio non mi convincevi troppo, ma poi te la sei cavata. Vado a prenderti i tuoi vecchi vestiti e torno"

Prima di andarsene però, Dazai fece scontrare le loro lingue, sperando di riuscire a gustare il seme del più piccolo, del quale pur troppo però non c'era già più traccia. Dopodiché si rialzò e uscì dalla stanza.


Non sei abbastanza || SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora