16.

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Quando apro gli occhi per un attimo ho dimenticato tutto, ma quell'attimo lascia rapidamente spazio al terrore e mi tiro su repentinamente. Mi guardo intorno. Sono così stanca, mi fa male la testa e ho sudato. Il cuore batte fortissimo e le luci del giorno sono già alte in cielo.

Guardo l'orologio. I miei genitori, devo essere a casa entro le 13.

Mi dimeno finché non riesco a liberarmi dalla coperta, mi metto in piedi e devo sedermi di nuovo. Finisco addosso a Harry, semi nudo nel mio letto. Mi sento debolissima, le gambe non mi sorreggono.

«Che stai facendo?» chiede alzandosi. La sua faccia è a pochi palmi dalla mia, gli guardo l'addome. Un grosso segno rosa gli attraversa la pancia. Sento il cuore scalpitare ripensando a cosa è successo.

«Devo andare dai miei genitori».

«Cosa?».

«Devo andare dai miei genitori». ripeto rimettendomi in piedi.

«Deva, siediti».

«No».

«Non vai da nessuna parte, non ti ricordi cosa è successo stanotte?».

Lo guardo con occhi supplicanti.

No, scuoto la testa. Non adesso, non posso e non voglio pensarci. Devo raggiungere i miei entro le 13.

Harry mi afferra un braccio. «Lo sai cosa ti è successo?».

Se prima ridacchiava adesso è serio, alzo lo sguardo su di lui e capisce che non deve neanche sfiorarmi. Mi lascia andare.

«Non posso pensarci adesso. Non è una cosa che posso raccontare ai miei genitori; quindi, deve uscire dalla mia vita per almeno ventiquattro ore e te ne devi andare anche tu».

«Non sei in grado di guidare fino a casa dei tuoi, sei debole».

«Devi toglierti dalle palle» dico pacatamente.

Sto reprimendo tutto, sto nascondendo la sporcizia sotto al tappetto ed è una soluzione che funziona in casi come questo. L'ho sempre fatto: girare intorno al problema finché quello non diventa più grande di me; ed ho una quantità di domande che mi frullano per la testa, ma non è il momento per le risposte, devo ritrovare un equilibrio, altrimenti rischio di impazzire.

Entro in bagno. Sono così arrabbiata con lui, mi ha messa in pericolo, di nuovo. E per quanto lui mi possa piacere, ieri sera mi ha quasi ammazzata. Non posso credere di averglielo lasciato fare, di nuovo. E non posso credere che adesso stia recitando la parte di chi vuole solo il bene per me, quando mi ha usata. Mi sta intorno solo perché gli servo. Mi ha sempre e solo usata, fin dall'infanzia.

Scoppio a piangere. Mi spoglio tra le lacrime e lavarmi sotto il getto d'acqua è l'unico sollievo. Non posso credere di essere stata così stupida. Scivolo e per poco non cado. Sono davvero debole, la vista mi si offusca un paio di volte e sono costretta a usare l'acqua tiepida per lavarmi, perché il calore della doccia mi fa girare la testa.

Mentre pulisco il corpo, noto che la cicatrice sulla mano è scomparsa, era rimasto del sangue secco, ma, lavato quello, la pelle è liscia e uniforme. Letteralmente non c'è più alcun segno e sembra che non sia mai esistito. Mi turba.

Quando ho fatto, mi dirigo in cucina per mangiare qualcosa e Harry mi sta aspettando con le braccia conserte, seduto al tavolo. Indossa la maglia di mio padre e i miei pantaloni della tuta che gli vanno un po' stretti e corti. Mi verso del latte e prendo i biscotti dalla dispensa. Mi sta fissando, ma decido di non farci caso, con calma mi siedo e inizio a mangiare. Ho dormito pochissimo e sono stanca, se dipendesse da me mi rimetterei a letto, però devo andare dai miei genitori. Ho promesso che sarei stata presente al pranzo di Pasqua e se adesso do buca, cominceranno a riempirmi di domande e non so che cosa potrei combinare. Anche perché, cosa dovrei dir loro: buona Pasqua, sono morta e risorta come Gesù Cristo nostro signore?

Blood And Dust [Harry Styles] La Fiaba Della Strega Sanguinaria (In Pausa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora