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Vengo svegliata da Ilaria con una scrollata di spalle. La notte ho difficoltà a dormire, continuo a fare sogni inquietanti e sono stanca di addormentarmi a lezione. Sbuffo, se vado avanti così resterò indietro con le lezioni.
Recupero i miei quaderni, rimetto tutto a posto e mi faccio prestare quelli presi da Ilaria.
Sono talmente uno zombie che non vedo neanche dove sto andando, mi limito a seguire le mie amiche, ma uscite dall'aula qualcosa attira subito la nostra attenzione, c'è la polizia fuori dai bagni dei maschi.
L'adrenalina mi fa svegliare tutta di botto.
Sono stati messi i nastri delle scene del crimine, quelli bianchi e rossi. E vediamo sfilarci davanti una serie di persone che sulla maglia hanno scritto "polizia scientifica".
Quando ci avviciniamo alla calca di persone cerco di sbirciare qualcosa, ma non vedo bene. Un poliziotto ci intima a prendere le scale sulla destra per scendere al piano terra.
Se fosse stato per me non ci saremmo neanche avvicinate, ma ho seguito Elina e Ilaria.

«Hai visto?» mi chiede Elina.
Scuoto la testa. A tratti non vedo neanche dove cammino...
C'è brusio e tutti chiedono a quelli davanti che cosa hanno visto.

«La ragazza accanto a me ha detto che c'è un cadavere» risponde Ilaria ed Elina annuisce.

«Si sa chi è?».

Alza le spalle.
Elina sembra traumatizzata e scende velocemente le scale.
La seguiamo senza fare troppe domande.
Il piano terra è nel caos, tanto quanto il primo piano, e veniamo invitate a tornare a casa se non abbiamo visto niente di rilevante. Quindi usciamo dall'università e andiamo nel primo bar che incontriamo lungo il cammino.
Prendiamo tre caffè, io doppio, e cerchiamo informazioni su internet, senza trovare niente. Sicuramente è troppo presto per un articolo di giornale, ma quando siamo arrivate stamattina era tutto calmo.
Elina sembra sempre più sconvolta e non capiamo bene perché. Continua a dire di stare bene, ma ha davvero una brutta cera.

«Ci stai facendo preoccupare» sussurro.
Lei strizza gli occhi e scuote la testa.
«Ho intravisto il corpo, non mi tolgo l'immagine dalla testa!».

«Davvero?».

«Sì, quando siamo andate a dare un'occhiata due si sono chinati per un attimo e l'ho visto».

«Mi dispiace!».

«Non avete idea, era pallido come un lenzuolo, ho seppellito mio nonno l'anno scorso e non era niente del genere. Non l'ho neanche visto in faccia ho visto la mano e il polso, sembrava finto. Non fatemici pensare!».

Io e Ilaria ci guardiamo preoccupate, dobbiamo assicurarci che Elina stia bene. Non mi sento di mandarla a casa da sola. Decidiamo di portarla noi a casa con la mia macchina e passare del tempo insieme per distrarla.
Conosciamo i suoi genitori e suo fratello maggiore, che frequenta l'ultimo anno di giurisprudenza.

Passiamo il pomeriggio insieme a preparare dei muffin e con un programma stupido di dating come sottofondo alla tv.

Siamo spensierate e felici, finché non ci ricordiamo che manca il colorante per fare la glassa rosa e le formine per i muffin. Mi offro di scendere sotto casa e prendere l'occorrente all'alimentari più vicino, ma una volta arrivata non trovo nessuna delle due cose che mi servono. Poco da fare, torno alla macchina e con il navigatore guido fino al supermercato più vicino, che fortunatamente è solo a 10 minuti di strada.

Arrivata parcheggio sul retro del supermercato e la mano inizia a prudere, letteralmente a prudere di rabbia.
Cerco di non farci caso e una volta entrata e fatte le mie compere quella sensazione si calma.
Mi avvio per tornare alla mia macchina e quando svolto a destra, oltrepassando gli oleandri, vedo Harry discutere con una ragazza dall'altra parte della strada.
Entrano in macchina quindi non capisco bene di cosa stanno parlando, ma lui è furioso e quella con cui discute sembra proprio essere la sua ex ragazza.

Torno a casa di Elina ed entro proprio quando stanno mandando in onda al telegiornale il servizio su ciò che è successo all'università. Mi fermo in mezzo alla stanza imbambolata al televisore e nel titolo leggo "ragazzo dissanguato a morte...".

Mi dissocio completamente, perché da giorni a questa parte sogno di regine che dissanguinano i loro sudditi e mi viene voglia di vomitare solo a pensarci.

«Che hanno detto?» chiedo quando finisce il servizio.

«Poco e niente, è successo tra le 8.10 e le 8.30 e non aveva una goccia di sangue nel corpo. Cavolo, cercherei un vampiro se non sapessi che non esistono».

Dillo agli incubi che continuo a fare la notte, forse la smetteranno di tormentarmi così.
«Ha senso che fosse così pallido» commenta Elina.

«Ho visto Harry al supermercato, fuori dal supermercato, era con la tipa: Nicole, Nicola o come si chiama» balbetto.

«Che c'entra? Ti sembravano strani?».

«No, stavano litigando, ma penso sia normale tra ex fidanzati... Volevo solo parlare di altro».

«Sì infatti, parliamo di altro».

«Ragazze restate a cena stasera? Perché potremmo ordinare delle pizze» esclama il fratello di Elina che è appena entrato in cucina.
Ci guardiamo.
«State bene?» chiede squadrandoci una ad una.

«Hanno mandato in onda il servizio sul ragazzo ucciso stamattina».

«Motivo in più per mangiare la pizza e saltare l'università domani!» esclama con due pollici in sù.
Elia è carino, scommetto che è un bravo fratello.

Io accetto l'invito solo perché Ilaria vuole restare. Siamo venute con la mia macchina e non mi va di lasciarla a piedi, ma ho comunque piacere a restare qui, anche se devo stendere i panni che ho lasciato nella lavatrice e svolgere altre faccende che dovano essere fatte entro stasera.
Beh, la casa può aspettare, la pizza no.
La sera a tavola i genitori di Elina ci fanno un paio di domande sull'accaduto, poi sviamo il discorso e cerchiamo di conoscerci meglio.

«Quindi sei nuova qui?» chiede il padre di Elina.

«Sì, mi sono trasferita per l'università».

«E come ti trovi?».

«Bene, ma a volte odio vivere da sola, soprattutto quando sento strani rumori la notte».

«Vivi da sola? E quanto ti costa?» chiede Elia.

«Non ne ho idea, mio padre è avvocato penalista, paga tutto lui».

Elia si indica tutto fiero, «è il lavoro migliore del mondo, mi puoi raccomandare?» mi chiede con un sorriso birichino.

Annuisco un po' a disagio e lui dice che non mi abbraccia solo perché non abbiamo confidenza, al che controbatto che non sa dove si sta cacciando, e che mio padre è veramente tosto. Per non dire stronzo.

«Sarebbe il mio sogno, comunque, se potessi fargli il mio nome, mi trasferirei subito!».

«Beh, magari conosce anche degli studi qui in città, non devi necessariamente trasferirti!» suggerisco.

«No no, fallo trasferire» scherza Elina, ma è anche seria.

«Mi puoi dare il numero di tuo padre così magari mi presento, devo fare il tirocinio a luglio e potrei sentire se è disponibile».

«Facciamo che sento prima io mio padre e in caso gli do il tuo numero, ti faccio chiamare da lui».

«Oh, sì certo! Che maleducato scusami! Sarà sicuramente occupato ».

«Non preoccuparti, mi farò dare il tuo numero da Elina».

«No, te lo do subito così mi fai anche sapere se chiamerà o se devo cercare altro».
Esce dalla cucina e torna con un biglietto da visita plastificato che in altre circostanze mi farebbe molto ridere. Pulisco velocemente le mani dalla farina della pizza, mimo un "grazie" con le labbra e lo metto in tasca.

«Scusalo, è la parte ritardata della famiglia» sussurra Elina senza farsi sentire.
Le sorrido, ma scoppio in una risata guardando Elia fare una boccaccia alla sorella.

Blood And Dust [Harry Styles] La Fiaba Della Strega Sanguinaria (In Pausa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora