2. Who am I?

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Il materasso del mio letto sembrava più morbido del solito e le coperte ancora più calde.

Che bella sensazione!

Un raggio di sole fastidioso mi costrinse ad aprire gli occhi di botto, si era già fatta mattina.

La prima cosa che vidi fu uno specchio enorme.

Uno specchio enorme?

Che cavolo ci faceva uno specchio enorme nella mia misera camera?

Mi strofinai meglio gli occhi. Sì, era proprio uno specchio enorme.

Mi alzai di scatto e mi guardai intorno: non avevo più quel misero letto a una piazza, ma bensì un matrimoniale, poi c'era una finestra, mi avvicinai ad essa e la vista che mi si presentò davanti non fu un palazzo di cemento, ma un'immensa distesa di acqua e giurai di aver visto in lontananza la Statua Della Libertà.

Sì, sicuramente stavo sognando.

Chiusi gli occhi e mi diedi un pizzicotto sul braccio, ma mi provocò solo grande dolore perché quando riaprii gli occhi era tutto come avevo lasciato. Lo specchio enorme, il letto matrimoniale e la distesa d'acqua.

Mi guardai allo specchio e mi sorpresi del mio taglio di capelli, del mio corpo esile.

Mi spaventai leggermente.

Sì, leggermente.

Che cavolo stava succedendo?

Uscii dalla camera e iniziai a chiamare mia madre, mio padre.. mi ritrovai in un corridoio, quindi dedussi che ero in un hotel.

Possibilmente i miei genitori avevano organizzato una vacanza a sorpresa, mi avevano rapito durante la notte e mi avevano portata qui a New York!

Magari!

No, escludevo quest'ipotesi.

Forse avevo sbattuto la testa e non mi ricordavo di essere nata a New York e che la mia vita a Londra era tutto un sogno.

Impossibile, amavo Londra più di qualsiasi cosa!

Così, esclusi pure quell'ipotesi.


Scesi nella hall. C'era un signore dietro un bancone che appena mi vide, sorrise.

Che cacchio sorrideva? Io ero in preda al panico.

«Mi scusi, dove mi trovo?»

«Signorina, già di mattina fa questi scherzi?» continuava a sorridere.

«Signorina? Scherzi? Eh? No, scusi, non so dove mi trovo. Lei mi può aiutare per favore?»

«Non starò ai suoi giochi pure oggi. Ho tanto da fare!» prese una pila di fogli, ma io diedi una manata al bancone così forte che l'uomo si voltò spaventato.

«Mi dica dove mi trovo! Non credo sia difficile dirmi il nome della città!» alzai leggermente la voce.

«Mary, che ti prende?» una voce dietro di me mi fece voltare.

Chi era quel signore? Era abbastanza robusto a causa dei suoi muscoli, portava una maglietta a maniche corte nera e dei jeans neri, per non parlare delle scarpe.. nere.

E poi.. come faceva a sapere il mio nome? Eh?

Lo squadrai bene.

Ma.. ma.. hey, aspettate un attimo!

Quello era Paul, il manager dei One Direction.

«P-Paul?» okay, non sentivo più le gambe. Se c'era lui vuol dire che i One Direction erano lì.

Like a star || Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora