24. Seemed so real.

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Quella mattina mi svegliai prima del solito, non avevo dormito granché durante la notte. Avevo pensato al biondino, al suo sorriso: ce lo avevo a due passi da me e non sono riuscita a spiccicare una parola. Potevo realizzare finalmente il mio sogno, fare una foto con lui, scambiare quattro chiacchiere; non capita tutti i giorni di avere Niall al proprio posto di lavoro. La cosa che più mi aveva tormentata durante la notte fu il fatto che Niall sapeva il mio nome. Non ci eravamo mai visti prima, insomma.. lo avrei ricordato no? Okay che mi era successa una cosa assurda, ma.. non poteva succedere un'altra volta.

Mi sciacquai la faccia con l'acqua ghiacciata e mi sentii improvvisamente meglio: il caldo si faceva sentire stranamente lì a Londra. Mi guardai allo specchio ed ero pronta ad affrontare un'altra giornata di lavoro. Scesi in cucina e trovai al solito mia madre ai fornelli e mio padre seduto al tavolo che leggeva il quotidiano.

«Buongiorno» salutai cordialmente.

«Buongiorno a te» risposero, atoni.

Perché non si comportavano come tutte le famiglie normali?

Mi sedetti, imitando mio padre, e presi un biscotto che si trovava nella piccola ciotola aperta al centro del tavolo.

«Mamma, oggi torno presto da lavoro.. se vuoi posso andare a fare la spesa o non so.. ti serve una mano? E.. papà, non ti preoccupare, la spazzatura vado a buttarla io stamattina» magari con un po' di gentilezza avrebbero cambiato il loro comportamento nei miei confronti.

Lei si voltò quasi sconvolta verso di me e mi osservò: puntò i suoi occhi marroni nei miei azzurri. La stessa cosa fece mio padre, che abbassò dal suo viso il giornale. Che avevano da fissare? Poi si guardarono a vicenda «Che ne hai fatto di nostra figlia? L'hai rapita?» era ancora sorpresa. Io ridacchiai, come non accadeva da tempo in quella casa.

«Chi sei tu? Cos'è tutta questa gentilezza?»

«Dai, smettetela, sono sempre io» sorrisi «Quindi?»

«Scusa, non siamo abituati alla tua gentilezza –okay, in effetti era vero, non mi ero mai comportata bene nei loro confronti e non potevo considerarmi una figlia modello- Però comunque ok, se passi dal supermarket dovresti prendermi uno scatolo di latte.. sai stasera dovrei fare il gateau di patate» la guardai e spalancai gli occhi.

«Ma è il mio preferito! Non lo fai da un sacco di tempo» le sorrisi.

«Lo so» sorrise a sua volta e si girò di nuovo per lavare gli ultimi piatti. Così istintivamente mi alzai e andai ad abbracciarla da dietro. Da quanto tempo non lo facevo? Sembravano secoli. Respirai a pieni polmoni il suo dolce profumo.

«Okay, è definitivo una versione dolce di Mary ha rapito quella acida» disse mia madre a mio padre.

Io sbuffai.

«Per quanto riguarda la spazzatura.. sì, mi faresti un favore. Adesso devo proprio scappare, ci vediamo più tardi» diede un bacio sulle labbra a mia madre e uno sulla mia fronte. Ok, mi sa che dovevo cambiare atteggiamento prima. Ridacchiai.

«Vado pure io, ciao mamma» la salutai e presi il sacco della spazzatura, le chiavi di casa e il mio telefono.

Adesso stavo proprio bene. Buttai il sacco in un cassonetto e mi diressi al bar.

E' strano come certe situazioni possono cambiare radicalmente senza un motivo, in meglio o molto spesso in peggio. Fortunatamente avevo capito come conquistare la simpatia dei miei genitori, beh in effetti l'avevo capito dopo 18 anni, ma sono dettagli.

«Buongiorno » esclamai una volta valicata la porta d'ingresso del bar.

«Buongiorno a te dolcezza!» le sorrisi.

Like a star || Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora