XVI

291 19 2
                                    

Il tempo si fermò dopo quella frase. Erano solo quattro parole, ma sembrava gli fosse piombato addosso il mondo. Le braccia di Harry gli caddero lungo i fianchi. Non capiva più nulla, era sempre più confuso, sempre più sperduto. Perché doveva sempre succedere tutto a lui? Perché le persone si prendevano sempre gioco delle sue emozioni? Perché tutti lo trattavano come un oggetto da manipolare a piacimento? Un filo di voce talmente basso da risultare quasi impercettibile riuscì a scappare dalla sua gola <Cosa...?>

<Non l'ho davvero uccisa, l'ho fatta finire in una specie di coma grazie ad una pozione che ho trovato in un libro proibito. Le ho parlato dopo una sua partita di quidditch e con un giro di parole sono riuscito a farla allontanare dalla sua squadra senza farmi notare. Lì le ho dato la pozione e, come previsto, è svenuta istantaneamente. Mentre la stavo portando via lungo i corridoi, però, ho sentito la voce della McGranitt che si avvicinava, così l'ho lasciata per terra e mi sono nascosto. È stata una mossa estremamente stupida, ma in quel momento non sono riuscito a pensare a nient'altro, se non avessi fatto così mi avrebbe visto e sarebbe andata molto peggio. Ovviamente il corpo è stato trovato e portato in infermeria. La notte stessa mi sono introdotto all'interno e con l'incantesimo confundus ho sviato le infermiere e ho preso il corpo. Infine l'ho chiusa nel baule della stanza delle necessità, per questo ci vado ogni giorno, la sto tenendo in vita> Rispose tutto d'un fiato, come se avesse finalmente ritrovato la forza di parlare, rivelando la verità <Avrei davvero voluto ucciderla, non immagini quanto, ma non ne ho avuto il coraggio> Si portò una mano davanti al viso <Che vigliacco> Disse a bassa voce, come se stesse parlando con se stesso.

Harry ascoltò ogni singola parola con maniacale attenzione, mentre i suoi occhi si facevano talmente spalancati che non li sbatteva nemmeno. Era ancora in cima alla scala della torre, immobile, come fosse congelato nel tempo e nello spazio. Non sapeva cosa dire, non sapeva cosa fare, e soprattutto non sapeva se credere a quello che aveva appena sentito. Era tutto così strano, fin dall'inizio era tutto strano, decisamente troppo anche per lui. Quella situazione, quelle emozioni, Draco, lo stavano facendo impazzire.

Le ennesime domande che gli stavano offuscando la mente vennero interrotte ancor prima di ricevere un accenno di risposta <Domani mattina la farò tornare da te> disse Draco con tono estremamente serio <Non voglio che questo ti faccia cambiare idea, non voglio che tu scelga me> Il dolore nella sua voce era palpabile <Mi hai fatto capire tutto quello che avevo bisogno di capire> Il suo tono diventò più basso e malinconico ad ogni parola. Era deluso da ciò che gli aveva detto Harry. Dall'inizio sapeva che prima o poi sarebbe successo, sapeva perfettamente che il ragazzo si sarebbe posto quella scelta e sapeva che non avrebbe mai scelto lui. Però ci sperava, ci sperava più di qualsiasi altra cosa. Pensava che forse, nel profondo, Harry avrebbe capito quando lui lo amava, avrebbe capito quanto era importante per lui. Eppure niente, non lo aveva capito. Era deluso.

<Si> Pronunciò istintivamente il moro, probabilmente senza nemmeno accorgersene <Si> Ripetè con più convinzione <Falla tornare> Continuò, tirando fuori con forza le prime parole che gli venivano in mente. Quello che Draco aveva intenzione di fare era l'unico modo per fargli capire se quello che stava dicendo fosse finalmente vero, e lui non aspettava altro che vedere con i suoi occhi la verità. Si voltò lentamente, appoggiando una mano sul corrimano di ferro freddo della scala e fece per andarsene.

<Addio Harry> Disse Draco, con tono sicuro ma pieno di dolore. Quella semplice frase fece calare il gelo nella stanza. Tutto diventò inspiegabilmente silenzioso. L'unico suono che riuscì a spezzare quel silenzio assordante fu quello di una forte folata di vento, che entrò dal balcone e passò tra i vestiti dei due ragazzi, facendo salire loro un brivido lungo la schiena. Quella era la prima, e probabilmente l'ultima, volta in cui Draco pronunciava il nome di Harry. Nessuno dei due si era mai riferito all'altro con il proprio nome, era come una regola non scritta.

Il moro alzò di scatto la testa, la quale era prima bassa sui gradini, per poi voltarsi bruscamente verso il ragazzo. Aveva solo il viso rivolto verso di lui, come se volesse guardarlo per un'ultima volta, ribadendo però, con un silenzioso passo verso lo scalino più in basso, il desiderio di andarsene <Addio> Disse duramente, mentre si girava nuovamente verso le scale, senza nemmeno guardarlo. Aspettò solo qualche istante, immobile, dando le spalle a Draco, il quale però non pronunciò parola. Così Harry se ne andò, lasciando dietro di se solo il rumore della porta cigolante che si chiudeva.

Ucciderei per te - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora