III

510 23 4
                                    

Poco dopo quella prima stretta di mano Harry aveva proposto a Draco, o meglio, a quello che sapeva non essere Draco, di vedersi il giorno dopo nel cortile della scuola. Aveva intenzione di scoprire al più presto chi ci fosse dietro a quel brutto scherzo, anche se sotto sotto pensava che la persona polisuccata non si sarebbe nemmeno presentata il giorno seguente. Questo sarebbe stato un grosso problema per il suo piano, e si maledì per non essere rimasto con "Draco" ancora un po' di tempo per beccarlo durante la sua ritrasformazione. Avrebbe scoperto subito chi si celava dietro a quella figura e si sarebbe risparmiato l'uscita del giorno dopo. Ma dopotutto all'inizio non aveva preso troppo sul serio quello strano incontro, eppure a pensarci bene la persona con cui aveva parlato sapeva della morte di Ginny, nonostante solo lui, i due amici e i professori lo sapessero. La scusa del professor Piton decisamente non reggeva. Perché mai avrebbe dovuto rivelargli una cosa così delicata? Soprattutto se non lo riguardava nemmeno. C'era qualcosa di strano, e questo era chiaro.

Era ormai tardo pomeriggio ed Harry era tornato nella sala comune da poco più di due ore. Nessuno però lo aveva notato, dato che si era piazzato sul divano davanti al camino, in silenzio. Perso nei suoi pensieri, fissava il fuoco scoppiettante come per cercare di visualizzarci le immagini sopra.

<Harry!> Esclamò una voce femminile ben nota al ragazzo.

Quasi saltò dallo spavento <Hey Hermione> Rispose poco dopo, mettendosi seduto e voltandosi verso la porta del dormitorio delle ragazze.

<Non ti ho sentito entrare, avevo paura che Malfoy ti avesse di nuovo chiuso nei sotterranei> Ridacchiò la ragazza, riferendosi alla volta in cui Draco lo aveva chiuso in una delle stanze inutilizzate che si trovavano nel piano più basso della scuola.

Harry percepì il suo cuore saltare un battito quando sentì quel nome uscire dalla bocca dell'amica. Nessuno doveva sapere che quei due stavano progettando di fare amicizia. Certo, il piano di Harry non era davvero quello, ma pensava che se la persona con cui doveva vedersi il giorno dopo fosse stata davvero Malfoy, ecco, in quel caso...in quel caso? No, certo che no, escludeva l'opzione in partenza. Non voleva nemmeno considerare l'idea che quello fosse davvero Draco, non poteva esserlo. Ma poteva esserne così sicuro? Se quello fosse stato davvero Malfoy di certo la situazione sarebbe stata di gran lunga peggiore.

<Harry? Ci sei?> Chiese Hermione, sventolando una mano davanti al viso di Harry, involontariamente interrompendo quei pensieri spaventosi <Scusami, non avrei dovuto scherzare su quella storia> Continuò con tono colpevole, sedendosi vicino a lui.

Il ragazzo si girò per guardarla <Ah, no. Non fa nulla, alla fine fa ridere> Rispose sorridendole, con un velo di ironia nella voce, per poi scoppiare a ridere insieme a lei.

<Che casino che fate...> Disse una voce bassa e stanca, proveniente da dietro di loro.

<Ron!> Esclamarono in coro i due, subito dopo essersi voltati nella sua direzione.

Si alzarono e corsero ad abbracciarlo, facendogli spuntare un leggero sorriso sul volto. Stava cercando in ogni modo di non pensare alla sorella, era difficile, ma sapeva che sarebbe stato molto meglio provare a divertirsi e comportarsi come al solito piuttosto che piangersi addosso. Soprattutto perché sapeva che Ginny non avrebbe mai voluto vederlo triste.

I tre passarono l'intera serata a parlare e scherzare, cercando di tirare su il morale di Ron, finché non erano poi crollati sul divano.

L'alba sorse in fretta. Hermione si era ovviamente svegliata per prima ed era corsa a prepararsi per le lezioni, fiondandosi subito dopo a chiamare i due ragazzi. Harry si svegliò con molta più facilità rispetto a Ron, ma appena si rese conto che era già mattina e che quella sera avrebbe dovuto vedere Draco, il suo cuore iniziò a battere all'impazzata. Non sapeva cosa aspettarsi. Aveva paura.

Le lezioni e il pomeriggio passarono fin troppo velocemente per Harry. Era sdraiato sul suo letto con una mano sulla fronte, mentre con l'altra si aggiustava la cravatta che gli sembrava sempre troppo stretta. Era terrorizzato all'idea che da lì a pochi minuti si sarebbe dovuto ritrovare da solo con il ragazzo che l'aveva bullizzato per tutti quegli anni. <Che cosa mi è passato per la testa?> Pensò. L'unica cosa che lo rincuorava era la teoria della polisucco, nient'altro. Lanciava ripetutamente veloci sguardi verso l'orologio del dormitorio. Si portò sul petto la mano con cui prima aggiustava incessantemente la cravatta. Non sapeva nemmeno lui perché fosse così agitato, alla fine era solo Draco Malfoy, lo conosceva. A dir la verità era proprio questo il problema, sapeva di cosa fosse capace. Chiuse gli occhi e sospirò profondamente, lasciando scendere lentamente la mano verso l'addome. Scese sempre più in basso mentre tratteneva il respiro e il suo petto si gonfiava. Si bloccò e riaprì di scatto gli occhi, sgranandoli leggermente, mentre si guardava intorno con aria colpevole <Ma cosa mi viene in mente?!> Scosse la testa. Alzò lo sguardo verso l'orologio, notando che mancavano ormai solo cinque minuti. Si alzò velocemente e fece per andarsene.

<Harry dove vai a quest'ora?> Chiese Ron, sdraiato sul suo letto. Lo osservò dall'alto verso il basso <Non ho mai visto la tua cravatta così perfetta> Alzò un sopracciglio e sorrise in modo malizioso.

<Ron!> Quasi urlò Harry, avvertendo le sue guance farsi calde <Mi hai fatto spaventare> Divagò <Sto...Sto andando da Hagrid, ha detto che deve dirmi una...cosa importante> Balbettò, cercando di inventarsi una scusa credibile <Bene, ciao!>

Senza dire altro e ignorando la risposta dell'amico si catapultò giù dalle scale del dormitorio, rischiando quasi di cadere. Si chiuse la porta-quadro alle spalle e strizzò gli occhi <Idiota> Si disse da solo mentre scendeva per arrivare al piano terra. Si trovò presto davanti al grande arco di marmo che incorniciava l'uscita del cortile. Quest'ultimo era ricoperto da un sottile strato di neve, lasciando intravedere qua e là qualche ciuffo di erba ancora verde. L'acqua all'interno della fontana al centro della piazza era ormai ghiacciata, e una leggera nebbia ricopriva l'intero cortile. Appoggiato ad una delle quattro statue c'era una figura che si stagliava su quel paesaggio niveo. Vestito completamente di nero se non per la cravatta verde. Capelli biondi che metteva a posto con una mano, al cui dito aveva un anello argenteo. Occhi dello stesso colore dell'acqua ghiacciata all'interno della fontana sulla quale era appoggiato.

Ucciderei per te - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora