19. Luna

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Dopo aver aiutato per il terzo giorno Greg, Tariq e Zaid nella stalla, aveva fatto un salto nelle cucine dove erano avanzati piccoli dolciumi dalla colazione. Aveva chiesto a Ginevra di farle un piccolo sacco da portar via, e dopo aver ricevuto un'occhiata stranita a quella richiesta, aveva ceduto e sventolato il sacchetto colmo di dolci davanti al suo naso.
Skye dopo averlo afferrato, era corsa al piano superiore ignorando con un semplice saluto frettoloso la figura di Pierre sulle scale, poi era entrata velocemente nella camera di Dan.
Appena l'aveva rivista, l'uomo aveva sorriso a trentadue denti, rivelando ancora la dentatura imperfetta e ingiallita. Le aveva fatto cenno di avvicinarsi, sotto l'occhiata contrariata dell'infermiera della notte precedente.

Dan era un uomo di mezza età, con qualche ciocca di capelli tendente al grigio e il resto della capigliatura bruna, la barba poco rasata invece era quasi completamente grigia. Dalla stazza supponeva fosse un soldato, alto e atletico come il suo amico Joseph.
«Andiamo Giun, nel caso morissi, non vorresti per me una dolce morte?» l'aveva schernita mentre addentava una ciambella glassata. La donna aveva sbruffato spazientita, rivolgendo un'occhiata truce a Skye. «Tu» aveva ringhiato, come se fosse il peggior dispregiativo della storia. Poi era andata via nell'altra stanza come un fulmine, probabilmente soltanto per allontanarsi da lei.
«Non credo di esserle simpatica» aveva rivelato Skye, mentre rubava dal sacchetto un pezzo di torta al cioccolato.
«Oh a me sì, riguardo a lei...le passerà» aveva risposto Dan facendo spallucce poi ridacchiò con ancora lo zucchero sparso sulle labbra e fra la leggera peluria del mento.
«Fa così perché per lei rappresenti più di una minaccia» mugugnò riempendosi la bocca di altre prelibatezze.
«Cosa intendi?» innalzò un sopracciglio e finì il suo pezzo di torta in un unico morso.
«Sai... tu e Icaro...» indicò lei e la porta come se fosse una risposta eloquente, continuò solo quando la vide fare uno sguardo totalmente interrogativo.
«Diamine non sono bravo in queste cose! Ma credo che Icaro sia un buon partito per chiunque... sai ed ecco...» fece spallucce e posò il pezzo di crostata appena afferrato, soltanto per riprendere un'altra ciambella. «Giun penso stravedi per il tuo futuro marito ecco, l'ho detto» stava per mordere la ciambella, quando la scostò dalle labbra e la indicò con un cenno di mento «Ora sono curioso di vedere cosa le farai. Magari ce la ritroveremo impalata come un martire nei giardini solo come avvertimento a tutte le giovani donne in certa di marito» bofonchiò ghignando.
«Stupido» borbottò lei per nulla divertita. Si sistemò sullo sgabello allungando i piedi sul suo letto, lui seguì il suo movimento.
«Ehi togliti almeno quelle scarpe lerce» indicò gli scarponi sul lenzuolo pieni di paglia. Erano davvero sporchi e trasandati, specialmente nell'ultimo periodo. Ma non li avrebbe mai cambiati. Le ricordavano troppo la sua squadra. Incrociò le braccia al petto e scosse il capo.
«Facciamo che me li togli tu quando guarisci. Cosi impari a dire cavolate con quella boccaccia» lo ammonì, ricevendo in risposta una risata allegra.
«Sei proprio uno spasso! Il nostro Re dove ti teneva nascosta?» domandò sarcastico ma il suo viso si indurì quando sentirono entrambi la porta aprirsi.
«Da nessuna parte» rispose una voce che non sentiva da tre giorni.
Si voltò seguendo la sua provenienza, Icaro stava uscendo dalla stanza con Giun, che corse a chiudersi la porta alle spalle e si affrettò per stare al passo con lui.
«Vecchio mio, come stai?» Dan sorrise se possibile ancora più apertamente verso il suo sovrano, illuminandosi completamente in sua presenza. Probabilmente era pieno di antidolorifici altrimenti non si spiegava come riuscisse a reggere tutto quel dolore.

Quella che Skye notò negli occhi dell'uomo, era vera e propria ammirazione, non solo pura apparenza. Un po' come quella che vedeva riflessa negli occhi della sua squadra quando vi era Adil nei paraggi. Icaro sembrò non accorgersene mentre si sedeva al capezzale del suo letto e divaricava le gambe, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Era ritornato in uno dei suoi soliti completi scuri, impeccabile come sempre attirava lo sguardo di Giun in un modo alquanto intimo. Lui sembrò non curarsi neanche di quello mentre sorrideva compiaciuto verso l'uomo al letto ma Skye sembrò notare fosse ancora più stanco rispetto all'ultima volta, nonostante l'apparenza. Il modo in cui parlava sembrava dimostrarle che potesse addormentarsi lì su due piedi, le fece uno strano effetto, simile a preoccupazione, sebbene quello era uno dei suoi peggior nemici.

RESILIENCEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora