47. Tutti in una stanza

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Arrivati di nuovo al castello era ormai pomeriggio. Una volta riaccompagnati Wave e Joseph nelle loro camere per darsi una ripulita, Skye aveva deciso di prendere ancora una boccata d'aria. Uscì sul ponte che univa le due torri e appoggiò i gomiti al muretto in pietra godendosi gli ultimi raggi di sole.
Stava ispirando a fondo quando sentì dei passi dietro di lei.
«Skye» mormorò una voce che conosceva bene. Si voltò verso l'amica. «Avevo paura che non ti avrei rivisto oggi» disse rivolta alla fanciulla. Lei fece due passi in avanti e l'affiancò, aveva fra le mani lenzuola pulite che mise al suo fianco.
«Scusaci, la riunione di ieri si è protesa fino al mattino. Eravamo tutti esausti» rispose sincera Ginevra.
Tutti tranne Giun ed Icaro, le ricordò la sua mente. Scacciò via quel pensiero.
«Tranquilla. Ci sono novità?» si riferì a ciò che si erano evidentemente detti.
«Nulla che tu non sappia già» si portò le mani fra i capelli tirati a lucido dallo chignon stretto e chiuso perfettamente.
«Capisco...» avrebbe voluto chiedergli di Yuri, ma non era giusto farlo e metterla in quella situazione di imbarazzo, forse non era garbato.
«I tuoi amici?» chiese cortese l'amica curiosa, lei è Koraline avevano avuto a malapena tempo di vederli il giorno prima. «Li ho appena accompagnati nelle loro stanze» rispose.
«Ti fidi di loro?» non si offese per quella domanda schietta. Sapeva che lì a corte era tutto incredibilmente contorto e pericoloso, non c'era bisogno di aggiungere altri due potenziali pericoli. Skye annuì decisa. «Bene, allora mi fiderò anche io di loro» voltò il capo verso di lei sorpresa, non immaginava fosse cosi facile conquistarsi la sua fiducia. D'un tratto ricordò il modo in cui aveva sempre protetto Icaro fin dai primi giorni in cui lei era arrivata alla tenuta. Se anche Wave e Joseph avessero reagito così sicuramente le avrebbero reso le cose molto più facili di quanto invece erano.
Di fronte al suo stupore Ginevra chiarì «Skye, noi tutti abbiamo visto quanto sia difficile ottenere la tua piena fiducia e quanto sia impossibile corromperti. Credo di parlare a nome di tutti noi, quando dico che anch'io credo nelle persone di cui tu fai affidamento» quelle parole per Skye significarono tanto. Sperò che anche per Yuri fosse cosi. «Grazie» e dirlo sembrava addirittura riduttivo.
Entrambe tornarono a guardare il tramonto acceso scomparire lentamente oltre all'orizzonte.
«Quindi a cena ci sarete tutti?» spezzò il silenzio creatosi. Le dita di Ginevra giocarono con il lembo del lenzuolo appena pulito, profumava ancora di lavanda. «Sì, ma credo che Icaro sarà ancora molto impegnato per presenziare» mormorò. Nascose la sua delusione o almeno ci provò. Non poté fare a meno di chiedersi se quella notte sarebbe ritornato nella loro camera, e se davvero aveva condiviso il mattino aggrovigliato nelle lenzuola di un'altra come aveva fatto con lei fra il fieno della stalla.
«Forse vuole evitarmi» si lasciò sfuggire, mordendosi subito un labbro come se avesse potuto rimangiassi quelle parole. Ginevra la osservò un'espressione leggermente sconcertata.
«Dopo tutto questo tempo, credi davvero questo?» era evidentemente contrariata. «Scusa e che...Non lo vedo da...hai capito da quando. Ed è strano non averlo intorno come sempre» aveva concesso a lei, ma soprattutto a Wave e Joseph la più totale libertà di aggirarsi nel suo castello. Poi non si era più fatto vedere. «Ha bisogno di tempo, Skye» precisò, si rivoltò verso di lei. «Tempo lontano da me?» sapeva che era cosi, ma lo chiese comunque. L'amica annuì anche se le costò farlo, e i suoi occhi sembrarono diventare tristi. «Esatto. Da te. Ieri sera, in quel corridoio, tutti noi credevamo che te ne saresti andata. Che ci avresti lasciato così» sentì una fitta al petto di fronte a quelle parole. «Te ne saresti andata nel deserto. E tutto questo neanche per merito di Saleem, ma di due persone sconosciute di cui ignoravano addirittura l'esistenza. È come se vi fossero altri mille pericoli per perderti e ogni volta, quando meno te lo aspetti, ne spunta sempre uno nuovo» la sua voce era intrinseca di emozioni. «Questo l'ha ferito. Ha ferito me, che ero lì a guardare figuriamoci lui. E sì, immagino sia strano non vedertelo alle calcagna ora. Ma sai bene che se prima non ti lasciava un attimo da sola era perché voleva proteggerti da questo Palazzo»buttò fuori di getto. Non aveva mai visto l'amica così. «Io non sarei mai andata via» si difese. Ginevra trattenne il tremolio nato sulle sue labbra. «Invece mi sembrava il contrario» non li avrebbe mai abbandonati a loro stessi, non prima di saperli al sicuro e risolvere quella guerra.
«Lo so» ammise, appoggiando la testa sulla sua spalla. «Ero solo molto confusa. È stato cosi difficile rivederli. Spiegare che non ero più la Skye di una volta. Combattere con tutte quelle emozioni contraddittorie...Ma volevo restare e desideravo che loro restassero con me» le sussurrò mentre spuntarono le prime stelle nel cielo.
«Credo che dovrai dire la stessa cosa a Koraline e gli altri, perché ti stanno aspettando nella tua camera» l'avvisò. Skye ridacchiò. Poteva sembrare il momento meno opportuno per farlo, ma era felice di sapere che la stavano aspettando. «Andiamo da loro allora».

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