38. Il mio lato debole

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Si stavano ancora guardando quando entrambi udirono.
«Bene, bene. Chi ho il piacere di rivedere guarita» Maicol si avvicinò sorridendole falsamente. Yuri per un attimo sembrò riluttante dal mollare la presa su di lei, ma dopo breve esitazione, la lasciò andare.
«Chi ti ha guarito? Robert o Giun?» interrogò. Si morse un labbro mentre lanciò un'occhiata ad Icaro, quello che era per tutti gli altri suo marito sfoggiava un sorriso crudele di fronte al popolo. Non si sarebbe inchinato di fronte a nessuno. Ma lei invece, in quello sguardo vedeva soltanto occhi verdi limpidi come un lago di montagna che rispecchiava gli abeti. «Che c'è Maicol? La festa ti sta annoiando?» il fratellastro sembrò deviare lo sguardo con fatica per puntarlo a lui. «Tutt'altro. Sono venuto soltanto per ridare a Skye una cosa che ha perso, ecco tieni» non alla Regina. A Skye. Cacciò dalla tasca posteriore qualcosa che le mise direttamente sotto al naso.
Era la sua sciabola. Proprio quella che aveva perso dopo averlo trafitto di striscio. La ferita nell'incavo del suo collo era certa ci fosse ancora sebbene fosse ben coperta dalla camicia chiusa cautamente fino all'ultimo bottone. Poteva sembrare una coincidenza, ma lei sapeva non era cosi.
Sentì lo sguardo accigliato dell'uomo al suo fianco, i suoi occhi saettavano fra lei e Maicol in cerca di risposte. Non aveva dimenticato di dirglielo, aveva deciso di ometterlo al Re per evitare di dargli altre brighe da risolvere. Ma Maicol era stato uno dei motivi che l'aveva spinta ad allontanarsi dal castello, assieme alla confessione di Icaro.
Il sorriso crudele e perverso che le dedicò l'uomo dagli occhi di ghiaccio era affilato. Sì rivolse ancora al fratellastro. «L'ha persa un paio di giorni fa» spiegò e a lei sembrò mancare l'aria da sotto i piedi. Ricordò l'orribile sensazione delle sue mani callose sul suo corpo, del modo in cui insisteva a baciarla, a volerla fare sua. Per lui era solo una ripicca contro Yuri, una sfida.
Anche con Ginevra aveva fatto in quel modo? Si era mai difesa?
«In quale occasione precisamente mia moglie ha perso la sua arma preferita?» la voce pacata era fredda e asettica come quella di un felino poco prima di scattare su una preda.
Le mise i brividi ed evidentemente Maicol ebbe lo stesso effetto perché il suo sorrisetto vacillò. Aveva sottovalutato Icaro e la sua mente brillante.
«Maestà, la corte ancora non ha finito di conoscerla» ad intervenire salvandola era stato Ronald che, forse troppo frettolosamente, aveva corso per tutta la sala. Il tono formale che aveva usato con lei la mise a disagio, soprattutto ripensando che solo fino alla notte prima dormiva nel suo letto. Scacciò quel pensiero.
Yuri la fissò con uno sguardo tempestoso e sibilò «Vai» non aveva bisogno del suo consenso per andarsene con Ronald, tuttavia il modo in cui lo disse la spaventò cosi tanto da costringerla per la prima volta ad ubbidirgli sul serio. Non era ancora pronta a suscitare ancora più rabbia in lui, specialmente non dopo tutto quello che era successo. Non trovando altre opzioni, li lasciò soli.
Seguì Ronald nella sala che la fece accomodare sul trono. Appena seduta un gruppetto di cinque persone si era già avvicinato a lei presentandosi.
Provò a prestare loro la giusta attenzione, ma non riusciva a non distogliere lo sguardo dalle spalle di Icaro che vedeva in lontananza.
Quando la visuale le venne coperta del tutto da una ragazza giovane e poco dopo loro scomparvero, si decise a concentrarsi di  più sulle persone che aveva di fronte.
Constance non perse tempo ad affiancarla in loro assenza, rimanendo in silenzio al suo fianco di fronte ad ogni persona che si presentava o scambiava due chiacchiere con lei. Probabilmente per monitorare le possibili alleanze che avrebbe potuto stipulare.
Scoprì che la loro compagnia non era brutta come credeva. Alcuni riuscirono perfino a farla sorridere. A fine serata riuscì a ricordarsi solo pochi volti e nomi alla rinfusa, la stanchezza le fece venir appetito, e dopo essersi sfamata con Ginevra e Koraline, non desiderava altro che rimettersi in un letto comodo. Possibilmente il suo.
Quasi non ebbe le forze di rispondere all'ennesima provocazione di Constance quando le disse, sorridendole civettuola «Balli molto bene oppure è il Re ad avere un certo effetto su di te?» la guardò solo di sbieco sospirando annoiata. «Non c'è nessuno invece che vuole ballare con te, mia dolce Regina?» la schernì. Per un attimo sembrò stringere la seduta della poltrona dietro di lei mentre osservavano entrambe la grande sala.
«Io conosco tutti di questo Palazzo. Sei tu quella che deve farsi conoscere» indicò le persone che attendevano accanto al buffet. Le stesse che l'avevano invitata a ballare più volte. «No, grazie. Sono esausta e questa festa si sta protendendo fin troppo» Constance annuì in accordo. «Hai il potere di farla finire quando vuoi, mia cara»
acconsentì alla sua proposta. Chiese al quartetto di smettere di suonare, e ai camerieri di sparecchiare i tavoli, ordinando di creare dei cesti di cibo avanzato e ancora immacolato per tutti i suoi invitati.
Rimase infine a salutare e porgere i saluti a tutti i presenti che continuavano a baciarle le mani o ad inchinarsi sotto al suo cospetto. Pensò che sarebbe stato veloce porgere loro i saluti, ma passò almeno un'altra ora prima che tutti andassero via.

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