57. Cenere al posto del cuore

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Scese a due gradini alla volta le scale e attraversò tutta la sala da ballo fino a gettarsi oltre al portone ormai spalancato. Si fiondò nei giardini schivando il più possibile chiunque intralciasse il suo percorso almeno finché non si ritrovò in mezzo ad alcuni scontri, li evitò sentendo le gambe muoversi da sole e incredibilmente scaltre verso ciò che era il suo obiettivo.

Due soldati caddero a terra finendo ai suoi piedi, dovette frenare di colpo per non camminare sopra i loro corpi attorcigliati in uno scontro. Uno di loro era intendo a strangolare l'altro, concentrati com'erano l'uno sull'altro non badarono minimamente a lei. Frettolosa afferrò l'uomo dalla giacca grigia che sovrastava la sua guardia dalla divisa nero blu, proprio come la sua. Non le piaceva uccidere un uomo soltanto perché indossava un colore diverso, eppure la guerra l'aveva ridotta esattamente a quello. Sperò di fare la cosa giusta quando lo issò per i capelli brizzolati e ringhiò con affanno «Salutami la tua Regina all'inferno» poi lo lasciò e gli affondò la lama nella clavicola, strattonandola affinché riuscisse ad andare quanto più affondo. Il viso dell'altro soldato rimase sbalordito anche mentre spruzzi di sangue finirono sulla sua pelle. «G-g-grazie» farfugliò, impietrito dalla paura. Aveva paura di lei.
Senza dire altro Skye proseguì verso l'uomo che riuscì finalmente ad individuare nel caos di quei giardini reali.

Anche Saleem la vide, per questo abbassò il fucile e corse verso la sua direzione. «Skye!» urlò e anche solo risentire quella voce le fece sorgere il timore di star sognando. Il suo sguardo scivolò ad un punto in movimento dietro alle sue spalle giusto in tempo per osservare la sagoma di un giovane ragazzo mirare proprio verso il suo superiore. «Abbassati!» ordinò, il suo superiore sembrò non capire le sue parole frettolose, ma quando glielo ripeté non perse tempo nel farlo. Si chinò sulle ginocchia giusto in tempo per permettere a Skye di posare una mano sulla sua schiena e darsi lo slancio necessario in avanti. Saltò proprio davanti al ragazzo che, preso contropiede, sparò un colpo vagante alla sua sinistra. Con mani tremanti alzò l'arma verso di lei. Ma era ormai troppo tardi, perché fece lo sbaglio di darle il tempo di tracciare un fendente e tagliargli la gola.
Lo lasciò a terra morente mentre si voltava subito all'indietro e nel farlo percepì un palmo caldo sul suo viso, chiuse gli occhi a quel piccolo contatto.

«Skye» sussurrò ancora Saleem prima di baciarla.

Le loro labbra si scontrarono e in esse sentì tutta l'urgenza di quel contatto. Come se soltanto con un bacio avesse potuto stabilire chi era davvero, se lei oppure un'altra.
Per un secondo, semplicemente non pensò che erano nel bel mezzo di una guerra. Dopotutto la sua mente a scarso realizzava che Saleem era proprio lì di fronte a lei.
Quando lui indietreggiò distaccandosi, repentino puntò il fucile alle sue spalle, sparò un colpo a chiunque Skye avesse avuto dietro alla sua schiena.
Alcune cose non cambiavano mai, come il fatto che si sarebbero sempre guardati le spalle l'un l'altro.
Si voltò nella direzione del proiettile appena in tempo per vedere un altro uomo vestito in grigio cadere steso a terra.
Solo in quel preciso istante rinsanì e gli disse: «Saleem, non colpire le guardie del Palazzo, ci sono cose che non sai e che...» lui annuì distratto, reinserendo velocemente il caricatore dentro l'arma con dei gesti precisi, come se l'avesse fatto ogni singolo giorno della sua vita da quando era nato. «Stai bene?» chiese invece, interrompendola. Le rivolse un'occhiata fugace prima di mirare ad un altro gruppo di soldati poco distante. «S-sì» balbettò confusa ma l'espressione sul suo viso sembrò essere diffidente. «Non sembrerebbe» commentò, puntando il fucile verso il gruppo a cui aveva appena mirato, i ragazzi sembrarono averli appena notati. Gli occhi degli uomini si fissarono su di lei, riconoscendola ma non fecero in tempo a difendersi perché una raffica di proiettili li investì.
Il modo in cui centrò e uccise tutti e quattro, le fece rizzare i peli sulla nuca dalla paura. Se il soldato avesse incontrato Yuri...dubitava l'avrebbe lasciato vivere. «Non devi sparare a nessuno del Palazzo» precisò mentre lo vedeva ricaricare di nuovo il fucile. Annuì ancora guardandosi intorno in cerca di altre prede. Quello che aveva davanti, era il suo superiore.
Il soldato migliore del continente.
Colui che aveva addestrato un esercito intero. Che tutti temevano.
In quel momento, vedendolo in azione, ne capì il motivo.

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