26. Dov'è il mio odio

31 2 13
                                    

Icaro era particolarmente taciturno quel giorno, e la cosa non le dispiaceva affatto. Avevano passato metà mattinata in silenzio, lui intento a leggere il suo libro e lei a guardare la città desertica che stavano attraversando. Non era la vecchia capitale, l'avrebbe riconosciuta, né dove c'era stata la sua Torre, quella sopra al Villaggio.
Era soltanto l'ennesima città in rovine dopo il passaggio di quella guerra. Yuri non aveva alzato gli occhi dalle pagine nemmeno per un momento, come se quella scena non lo interessasse minimamente. Lei invece aveva desiderato urlare contro alla pioggia di smettere di scendere, soltanto perché rendeva ancora più triste quella scena e temeva che il suo cuore potesse struggersi di tristezza. Non riuscì a chiudere occhio per via dei muscoli indolenziti sotto ai suoi vestiti tiepidi o forse era per il viaggio in carrozza che continuava a sballottolarla a destra e manca per tutto il tempo.

Quelle ore non furono molto diverse dal giorno precedente, si fermarono di nuovo lungo il tragitto esclusivamente per i loro bisogni e per consumare un pasto veloce, e subito dopo si erano diretti di nuovo verso il Palazzo, ma durante la pausa, Ginevra le aveva raccontato che solo l'indomani notte sarebbero arrivati a destinazione.
Dopo quella pausa, quando era rientrata dentro la carrozza, i suoi vestiti erano di nuovo zuppi.
Per questo quando si fermarono per la notte, decise di non scendere ancora dalla sua carrozza, studiò Abdel e Said aiutare Icaro, Ronald e Pierre a montare su tutte le loro tende. Solo quando stavano finendo l'ultima, prima che ognuno di loro potesse dirigersi al suo interno, schizzò nella sua.

Si tolse rapida come un falco il vestito, lasciando scorrere la cerniera rigida lungo il fianco e rimanendo solo in sottoveste, poi si intrufolò nel suo sacco a pelo, e da lì decise che non si sarebbe mossa fino al mattino precedente. Fu cosi stanca, che non si rese conto di essersi addormentata finché non sentì uno spostamento accanto a lei in tarda notte. Aprì controvoglia un occhio per sbirciare, era cosi attonita dalla stanchezza che tutto le vorticava intorno e ci mise un po' per mettere a fuoco il viso angelico di Yuri di fronte al suo.

Era steso di profilo verso di lei, la sua testa veniva sorretta dal suo braccio muscoloso e la guardava in silenzio. Sembrava divertito per via del suo ghigno, l'odore di alcool le pizzicò le narici fin lì. Storse il naso mentre si sistemò la coperta fin sopra al collo, voltandosi meglio verso di lui imbronciata. Cosi facendo ottenne il disegno della sua aquila molto vicino al viso, riuscì a vederla chiaramente anche grazie al bagliore della lampada.

«Che vuoi?» borbottò, fissandolo. Lui le sorrise nonostante sembrava incredibilmente stanco. «Te» mormorò, e la fossetta che spuntò sulla sua guancia destra fu il segnale che si stava prendendo gioco di lei, seppur il suo cuore perse qualche battito.
Lo ignorò, in quello era molto brava. Ma evidentemente lui era in vena di scherzare perché disse «Hai un'aspetto orribile mentre dormi» schiuse le labbra per lo stupore e lo guardò in cagnesco. «E tu invece hai sempre un'aspetto orribile» obiettò indispettita ed incredula.
A quella risposta il suo sorriso si allargò di più facendo comparire anche l'altra fossetta, non era proprio ciò che Skye voleva ottenere. «Sei testarda. Ieri non mi hai ascoltato e hai tremato per tutta la notte, svegliandomi perché battevi i denti tra loro. Scommetto che se mi fossi avvicinato per coprirti con un'altra coperta o riscaldarti con il mio corpo, mi avresti staccato la testa a morsi e avresti preferito dormire fuori sotto alla pioggia come un cane bastonato piuttosto che rimanere qui con me» serrò le labbra, molto probabilmente era proprio quello che avrebbe fatto.
«Ma... Non mi hai ucciso. Suppongo sia già un passo avanti» sogghignò. «Non ho capito tu mi hai svegliato per dirmi questo?» le rivolse un'occhiata feroce che avrebbe intimorito chiunque, ma lui non si scompose minimamente. «Stavi tremando di nuovo» si difese, diventando serio tutto d'un colpo, come se potesse sentire anche lui il freddo che le attraversava le ossa e le si insinuava ovunque. «E volevo poterti riscaldare» la sua voce roca le mandò abbastanza calore per poter sopravvivere per almeno un'altra notte. «Avvicinati e ti taglio la gola» minacciò, rimanendo però bloccata sul posto. L'odore di alcool si ripresentò e dedusse che probabilmente aveva bevuto insieme a Ronald e Pierre, sapeva che fra i tre scorreva un buon rapporto.
Sentiva l'aria essere tesa come una corda di violino, per questo lo ringraziò mentalmente quando spezzò quel silenzio intrinseco. «Hai i capelli arruffati, sei buffa» ghignò di nuovo, ma che diavolo gli avevano dato da bere quei due?!
Si arrese voltandosi dall'altro lato con un respiro rumoroso, come quello che faceva sua madre quando da piccola doveva ripetere le cose più volte affinché le capisse.
«E tu sei ubriaco, faresti meglio a dormire» si sistemò supina guardando il tessuto in plastica della tenda di fronte.
«Hai anche una bellissima schiena» continuò sussurrando dietro alle sue spalle, quasi ebbe l'istinto di inarcarla sotto al respiro caldo che l'attraversò. «Ripeto. Sei. Ubriaco. Dormi.» lui sospirò e finalmente dopo un'attimo di esitazione, lo sentì spostarsi per allungarsi a spegnere la sua lampada.
Quando tutto divenne buio, si concentrò sui loro respiri, il suo quasi affannoso divenne presto calmo e pesante, segno che l'alcool l'aveva aiutato a dormire più velocemente. Le nubi si erano diradate, permettendo alla luce lunare di filtrare leggermente dalle fessure della tenda ma la leggera pioggerella picchiettava ancora su di essa.
Si rivoltò verso di lui quando era sicura che stesse dormendo profondamente.
Non sapeva perché lo fece, ma si alzò e ammirò il suo viso completamente addormentato, le labbra leggermente dischiuse emettevano dei respiri regolari. Guardò l'aquila che fuoriusciva dal lembo del sacco, le ali aperte e gli artigli pronti a conficcarsi su qualche appiglio.
Era vero, non l'aveva ucciso, e la cosa peggiore era che la notte precedente non gli era passato neanche per l'anticamera del cervello di farlo.
Questa era la conferma che gli credeva pienamente. Ma se fosse stato così, doveva assolutamente rivedere i sentimenti che provava nei suoi confronti. Era da un po' che non sentiva più l'odio montarle dentro quando lo vedeva entrare nel suo campo visivo, quello che provava al suo posto era qualcosa che assomigliava al...rifiuto.
Guardò di nuovo il suo petto, avrebbe potuto cercare una lama da affondargli nella sua pelle fino a trapassargli la cassa toracica, proprio lì, dove c'era quella dannata aquila. Ma quel desiderio non lo sentiva più suo, non le balenava in mente in automatico quando i loro occhi si incrociavano, come invece accadeva prima.
Eppure lui era un Re, che aveva commesso dei crimini atroci solo perché credeva in un regno migliore. Non aveva preventivato di dover affrontare delle guerre per seguire quel suo sogno utopico. Guerre che però aveva combattuto completamente da solo, almeno fino a quel momento. Skye era la sua prima alleata. Ironia della sorte proprio lei, giunta nella sua corte solo per assassinarlo.
«Stai per caso riflettendo se uccidermi o no?» la sua voce risuonò roca nella tenda e la fece sussultare dallo spavento. Distolse gli occhi dal suo tatuaggio e quando fece scattare gli occhi sul suo viso, lo trovò già a fissarla con un sopracciglio inarcato. «Insomma non posso dormire un po', che ti ritrovo a contemplarmi come un Dio greco?» la schernì, alzando le braccia per incrociarle dietro alla testa.
«Oppure stai cercando di dirmi qualcosa con quella tua bella sottoveste succinta?» la provocò. Per un attimo rimase interdetta poi si spostò e si rimise sotto al suo sacco più veloce che poteva, come un gatto a cui avevano appena calpestato la coda. «Niente di tutto questo, mi sembrava ci fosse un'insetto o qualcosa del genere» spiegò, mettendosi più comoda.
«Mhm» grugnì, non sembrando credere minimamente alla  prima frottola che aveva inventato. Ma non continuò a beffeggiarla, si riaddormentò esausto subito dopo, e Skye sperò che il sonno gli cancellasse ogni ricordo.

RESILIENCEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora