36. Un amico

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Ronald la guardava mentre si sedeva sulla sedia della scrivania, finalmente la caviglia fu a riposo.
Sospirò e chiarì subito «Per favore, non dire ancora a nessuno che sono tornata» lui chiuse la porta a chiave. Era ancora in mutande nonostante il freddo, immaginò perché dormisse sotto alle coperte. Dopo un attimo, lo vide annuire lentamente, accomodandosi sul letto di fronte a lei.
«Scusami e che... non sapevo dove altro andare» rivelò. In realtà sbagliava perché sapeva che avrebbe sempre potuto contare anche su Ginevra, Koraline o Pierre. Ma fra la sua dama e Pierre sembrava esserci qualcosa che ancora non avevano avuto modo di classificare, e non voleva metterla in una posizione scomoda chiedendogli di mentire per lei. 
Koraline invece era troppo espressiva per riuscire a contenere un segreto come quello. L'alternativa a Ronald era Giun, ma non le piaceva per niente come idea e non era certa che la rossa non le avrebbe chiuso la porta in faccia.
«Tranquilla» rispose il soldato con un solco fra le sopracciglia scure «Ti va di raccontarmi cos'è successo? Icaro questa mattina era davvero di pessimo umore, non ha voluto accettare di vedere nessuno» il castello sembrava diviso in due grandi ali. Nell'altra estremità vi erano Maicol e talvolta Constance. I suoi amici si tenevano ben alla larga da loro, lo stesso lei. Per questo sperò di non doverli incontrare presto fra i corridoi.
«E che... non volevo far preoccupare nessuno» sussurrò e Ronald si grattò il capo «Mi dispiace dirtelo ma è troppo tardi per questo. Ginevra e Koraline ti hanno cercata ovunque prima che Icaro dicesse loro che non saresti più ritornata» fu come prendere una pugnalata diritta al cuore.
«È vero? Stai per partire?» Ronald era furbo, troppo per chiederle dove stava andando. Sapeva che la sua meta sarebbe stato il deserto e che non prendeva neanche in considerazione di ritornarsene a Dover, nella sua città natale. «Non sto per andare da nessuna parte» l'amico cacciò fuori un lungo sospiro di sollievo.
Si alzò dal letto, e sembrò notare solo in quel momento che era ancora seminudo, con un salto corse sotto alle coperte, guardandola poi in imbarazzo.
«Icaro però non credo la pensi esattamente così» immaginava che il Re temesse fosse già troppo lontana, dubitando che invece era proprio sotto al suo stesso tetto, più vicino di quanto credesse.
«Cos'è successo?» domandò pazientemente di nuovo, Skye si alzò dalla sedia, mettendosi al suo fianco con la schiena rivolta alla parete contro il letto. Le loro spalle si toccarono mentre si costrinse a parlare «Sono successe molte cose. Tutte una dopo l'altra e non sono riuscita a contenere tutto...quindi sì, inizialmente volevo solo scappare. Ma poi non ce l'ho fatta. E non per paura di attraversare il deserto...era perché non volevo lasciarvi qui da soli in questa orribile situazione» cacciò fuori quelle parole che sembravano pesare come piombo sulla sua lingua.
«Non sono pronta ad affrontare ancora tutto. Ti chiedo soltanto qualche giorno. Pochi, vedrai. Desidero solo una tregua da tutto questo» non le importò se sembrava disperata agli occhi di Ronald, che per sua fortuna annuì cingendole le spalle con un braccio. Si appoggiò contro la sua spalla.
«Come potrei dire di no alla mia Regina» scherzò. Ecco quello era proprio ciò di cui aveva tremendamente bisogno in quel momento. Era contenta ad aver cercato proprio lui.
«Di cos'hai paura esattamente?» la sua voce era dolce, come se avesse potuto raccontargli davvero ogni suo pensiero più intimo.
«Di cosi tante cose. Per esempio che questa guerra andrà male. E che non riusciremo nei nostri intenti. Non ritorneremo mai liberi, e potremmo perdere molte persone che amiamo» ad ogni parola, l'amico annuiva consapevole, come se già ci avesse pensato anche lui. «Sono tante cose di cui aver paura. Ma ti dirò, è anche la mia stessa paura, Skye. E credo lo sia un po' di tutti qui dentro» si guardò l'anello al dito, il diamante viole luccicò nella penombra, sembrava catturare tutte le luci circostanti.
«Poi...affrontare Maicol e sua madre a volte sembra prosciugarmi di ogni mia energia vitale» mormorò. «Beh fatti dire una cosa, non ho mai visto nessuno tenere testa a loro due come fai tu» rispose osservandola. Skye ancora non ebbe il coraggio di alzare gli occhi su di lui, se ne restò appoggiata contro alla sua spalla con gli occhi conficcati sul muro di fronte.
Quella stanza era davvero piccola, ma dotata di tutti i comfort essenziali. Non come la piccola dimora di Tom e dei suoi fratelli.
«E come se tu non ti curassi di chi hai di fronte, chiunque egli sia. Potrebbe essere un Re o una Regina, non t'importa. Li fronteggi sempre a testa alta e non ti lasci sconfiggere. Quindi non farlo nemmeno ora» quelle parole la toccarono profondamente e un sorriso spontaneo si allineò sulle sua labbra.
«Grazie» il suo capo si appoggiò al muro dietro di loro, segno che perlomeno non la stava osservando più.
«Hai paura di qualcos'altro?» si morse un labbro mentre il sorriso svaniva. «In effetti sì... di non ritrovare più la mia squadra» dire quella frase ad alta voce la rendeva tremendamente reale. Un'ipotesi più che possibile, soprattutto dopo che Yuri le aveva detto che neanche lui era più riuscito a rintracciarli.
«Temo che non sarà facile trovarli ora. Ma dopo la guerra, nessuno potrà più separarvi» la consolò, la guardò come se attendesse che vi fosse anche altro.
Sapeva che era amico a Yuri e che probabilmente si erano già confidati. Cosi si arrese e aggiunse «Ho paura di Icaro» lui si scostò dal muro e tornò a fissarla, cercava un contatto visivo con lei, si rifiutava di darglielo solo perché era più facile sembrare di star parlando contro un muro piuttosto che ammettere che non solo stava confidando tutte le sue paure per la prima volta a Ronald e a se stessa. Ma stava anche ammettendo parecchie cose. «In che senso?» se si fosse parlato di Maicol, scommetteva che Ronald non le avrebbe fatto quella domanda. Era ovvio aver paura di uno come Maicol. Ma di Icaro, soprattutto dopo che le aveva rivelato tutta la vera storia dei suoi crimini e di quella guerra, era alquanto impossibile temerlo se non si era un suo nemico.
«Ho paura di quello che lui possa iniziare a provare per me» giocò facendo roteare l'anello lungo il suo dito pensierosa.
«Hai paura di ciò che prova lui per te, oppure di quello che potresti iniziare a provare tu per lui?» Ronald non girava intorno alle domande che voleva porre. Era schietto come pochi. Stava provando a farla ragionare ma soprattutto la stava ascoltando per davvero nonostante il sonno.
«Se non ci fosse stato Saleem, sei sicura che non proveresti nulla per Icaro?» boccheggiò più volte in cerca di una risposta, ma alla fine rispose «Ma Saleem c'è, esiste» evidentemente per lui era una risposta soddisfacente perché non indagò oltre, si limitò a dirle «Scoprirai che a volte si può amare contemporaneamente anche due persone» sembrò parlare per esperienza. Skye cercò il suo viso e quando lo trovò, le sorrise tirato.
«Sembri saperne molto sull'argomento» insinuò e lui si spostò leggermente.
«È tardi» asserì, alzando la spessa coperta su di loro.
«Cosa fai?» domandò quando venne messa alle strette fra il suo corpo e il muro.
«Dovremmo pur dormire, e almeno che tu non sia un pipistrello che si aggrappa in un bozzolo sopra al soffitto, temo che dovremmo condividere questo letto» sbruffò ma si lasciò coprire comunque dalla coperta.
«Brava, piccola peste» le mormorò appoggiando la testa sul cuscino.
Poi si voltò di schiena, e non attese molto prima di sentirlo russare. Dimenticava che Ronald era un soldato e sicuramente in passato si era addormentato in molte situazioni scomode. Un po' come lei.
Non riuscì ugualmente a dormire nonostante la sconfinata stanchezza. Era sveglia da più di ventiquattro ore ma la sua mente continuava ad essere attiva. Quando qualche ora dopo bussarono alla porta, lei non trasalì come invece fece Ronald destandosi dal suo sonno.
«Sei in ritardo, dovresti muoverti» abbaiò Pierre fuori alla porta, tentò di aprirla, ma per sua fortuna era stata chiusa a chiave la sera prima.
Ronald imprecò, poi si alzò velocemente, afferrando vestiti sparsi per la stanza e saltellando su una gamba mentre si rimetteva i pantaloni della divisa.
«Tu resti qui?» le sussurrò in modo che Pierre non potesse sentirlo da oltre alla porta. Annuì mentre si stringeva nelle coperte.
«D'accordo» i suoi occhi saettavano fra la porta e il suo letto poi borbottò «Appena posso vedrò di portarti qualcosa da mangiare» poi aprì e richiuse la porta dietro di sé prima che il biondo al di fuori lanciasse uno sguardo al suo interno.
Quello sì che sarebbe stato uno scandalo se qualcuno avesse trovato l'ipotetica Regina di quel castello nella camera di un soldato dell'esercito.
Si chiese come stava Icaro, se si fosse riuscito ad alzare dal letto come invece era riuscito a fare Maicol subito dopo essere guarito dalle febbri forti.
Le ore, chiusa in quella camera, sembravano estenuanti. L'unica finestra che c'era era posta nel piccolo bagno che Ronald aveva a disposizione, aveva un affaccio mediocre su una delle torri del castello, di fronte a lei oltre ad una serie di mattoni, non vedeva altro.
Pensò di impiegare il suo tempo per radunare le energie e pensare alle parole da usare quando avrebbe riaffrontare Icaro e il suo fratellastro, ma invece non riuscì a fare nient'altro che riflettere su ciò che il Re le aveva detto il giorno prima.
Si concentrò infine su Saleem, sul ricordo delle sue mani lungo il suo corpo, suoi loro baci appassionati e su tutto ciò che si celava dietro al suo sguardo che la inghiottiva interamente. Non aveva dubbi di provare qualcosa per lui. Ma... C'era un ma.
Si appoggiò al davanzale e aprì l'anta, respirando l'aria ritornata calda grazie al sole di quella mattina.
Quando era in camera invece, sentiva il viavai di domestici che correvano frettolosi dietro alla sua porta, era difficile decifrare i loro sussurri ovattati.
Fu pomeriggio inoltrato quando Ronald sgattaiolò dentro con un vassoio pieno di cibo.
«Sei il mio salvatore, ti ringrazio» rantolò afferrando subito il vassoio e ingurgitando qualsiasi cosa trovasse al suo interno. Era stanca e affamata.
«Hai idea di quanto sia dura fingere di non sapere dove tu ti trovi?» ruggì esausto, era immusonito, ma quando la vide mangiare tutto il vassoio nella frazione di pochi minuti, le dedicò un sorriso caldo.
«Fra poco devo riandare, Icaro tiene una riunione con tutti noi per la questione di Edwin. Non vuole perdere altro tempo» imprecò sottovoce, avrebbe davvero voluto partecipare a quel piano.
«Mi aggiornerai vero?» chiese continuando a masticare. Lui fece spallucce «Avrei voluto che tu partecipassi a dire il vero» lei abbassò lo sguardo e Ronald sembrò capire perché disse «Ti aggiornerò questa sera, ok?» annuì frenetica e lo vide riandarsene subito dopo portando con sé il vassoio vuoto.
Ne approfittò per farsi un bagno caldo  e si era adattata indossando una camicia lunga di Ronald e un paio di sue mutande. Quando il soldato fu di rientro, era ormai notte fonda e lei lo attendeva sotto alle coperte. Nel momento in cui stava rientrando sembrava più arzilla che mai.
Quando il ragazzo vide il suo vestito gettato sulla sedia accanto della scrivania, sembrò non voler indagare oltre.
Si mise sul letto e si sfilò gli stivali rigidi.
«Puzzi di alcool» evidenziò e lui ridacchiò «Sì, perché tuo marito ha desiderato la nostra compagnia» non obiettò al riguardo. Non era l'unica ad aver bisogno degli amici. Si voltò verso di lei con occhi annebbiati «Non l'ho mai visto così» confessò e lei avrebbe voluto porre mille domande al riguardo ma si costrinse a restarne fuori. Non ne aveva il diritto. Non poteva abbandonare Icaro e poi desiderare ogni informazione su di lui.
«Credo sia... ferito. È strano perché mai nessuno è riuscito a farlo prima d'ora. A parte sua madre, credo» sospirò e si lasciò cadere con un tonfo sul cuscino accanto.
Brontolò qualcosa e sospirò.
«Com'è andata la riunione?» ma Ronald al suo fianco già ronfava, così forte che credette avrebbe svegliato l'intero corridoio. Si chiese come era riuscita, nei giorni prima, a non sentirlo al piano superiore.
Frenò l'impulso di ritornare nella sua camera, di vedere come stava Icaro e di fargli capire che non sarebbe scappata via nonostante le loro divergenze.
Ma non lo fece. Restò lì rannicchiata, e si assopì presto accanto al suo amico.
Quando si risvegliò, aveva gettato gran parte delle coperte a terra ed era spaparanzata su tutto il letto. Ronald era già uscito e non le restò far altro che attendere il suo ritorno per un'altra lunga giornata.
Era ora di pranzo quando qualcuno bussò alla porta.
Skye trasalì, era distesa sul letto e schizzò in un secondo in piedi, fissandola. La maniglia fece per girarsi, e sentì delle voci bisbigliare qualcosa all'esterno.
Si guardò intorno e si fiondò sull'armadio, stava per aprire le due ante quando Ginevra e Koraline irruppero nella camera di Ronald.
Entrambe la guardarono con occhi spalancati dallo stupore.
«Skye» urlò Koraline, corse a premerle una mano sulla bocca per tappargliela. «Shh» la pregò.
«Allora sei tu!» proruppe Ginevra dopo un attimo di shock, si voltò chiudendosi subito la porta alle spalle con due mandate.
«Ero convinta che Ronald nascondeva qualcosa» diede una gomitata in approvazione a Koraline che annuì, ancora sotto alla sua mano.
«Se ti lascio, mi prometti di non urlare il mio nome ai quattro venti?» annuì ancora e lasciò la presa.
«Ve l'ha detto Ronald?» domandò alle due dame. Ginevra scosse il capo e portò le braccia incrociate sotto al petto. «No, l'abbiamo capito dai suoi comportamenti furtivi. Ieri l'abbiamo visto in cucina con un vassoio pieno di cibo, nulla di anormale da uno che mangia come un maiale. Il problema è che l'ha portato qui in camera, quello ci ha davvero insospettito. E poco prima l'abbiamo visto gironzolare fra le cucine» Koraline seguì il discorso dell'amica «Oh si! E poi ogni volta che si parlava della tua fuga, Ronald sembrava essere a disagio» cercò manforte e Ginevra annuì di rimando.
«Già. Cosi abbiamo deciso di dare una sbirciatina nella stanza» concluse Koraline. «Davvero volevi andartene senza averci prima salutato?» erano entrambe offese. Purtroppo era proprio ciò che stava per fare prima di incontrare Tom. «Sei qui perché vuoi farla pagare ad Icaro? Cos'è successo?» chiese la mora nel suo chignon perfetto, sedendosi sul letto sfatto di Ronald.
«Dovremmo per caso chiederti come mai hai addosso i vestiti di Ronald?» solo allora si ricordò di averli, sorrise imbarazzata. «Non c'è nessuna tresca con lui» rispose e loro risero «Si questo lo sappiamo bene. Hai letteralmente un Re ai tuoi piedi, non per Ronald, ma credo che non avrebbe avuto molte possibilità al confronto. E poi c'è quel...» Koraline aveva occhi sognanti prima di voltarsi verso Ginevra che consluse al suo posto «Saleem». L'altra sbruffò e disse «Ecco beh, quello lì» non ne seppe il motivo ma domandò «Sapevate che in passato era stato con Giun?» entrambe scossero il capo.
«No, lavoriamo per lui da molto tempo, ma non facciamo noi la guardia fuori dalla sua camera, non sappiamo quante donne effettivamente vi siano entrate. È per questo che sei andata via?» portò le dita sotto al mento pensierosa. «Oh. No, no»
«Non dovresti preoccuparti del suo passato, Skye. Ora sono convinta che ci sia solo tu nei suoi pensieri» precisò Koraline. Ma il passato non poteva semplicemente essere cancellato. Almeno non il suo.
«Io non posso fingere che Saleem non sia mai esistito» protestò e Ginevra le si avvicinò, prendendole una mano e chiudendola nella sua.
«Nessuno ti chiede di far questo. Dopo questa guerra sarai libera di ritornare da lui» le promise. Skye sembrava dividersi in due e restò in silenzio ripensando alle parole di Yuri. Voleva soltanto la sua felicità, anche se corrispondeva a ritornare nel deserto con suo cugino.
«Comunque Constance ha fissato il ballo per domani, organizzandolo per volere del figlio a quanto pare. E si sta chiedendo tu dove sia finita» cambiò discorso Koraline, aggiornandola. «Quindi ora ti chiedo, per quanto vuoi nasconderti?» Skye guardò quella porta. «Lei cosa sa?» Ginevra le lasciò la mano e si sistemò i capelli già perfettamente tirati nello chignon «Che questa volta sei tu ad avere la febbre e quindi hai bisogno di riposo. Per ora regge, ma è piuttosto criptica» le spiegò.
«Quindi Icaro crede che a ballo starà da solo» ne dedusse, entrambe annuirono.
«Si, e molti verranno per conoscere te, la Regina. Se non ci sarai, dubito che Constance e Maicol non capirebbero che ci sia davvero qualcos'altro che non va» conoscendoli avrebbero sicuramente interferito mettendo il dito nella piaga.
«Come mai non sei scappata via?» domandò dopo un attimo di esitazione. Sembrava davvero spaventata dall'ipotesi che potesse accadere.
«Io... non volevo lasciarvi soli. Soprattutto non volevo lasciare solo lui» ammise anche a se stessa. Gli occhi scuri di Ginevra scintillarono «Bene. Allora non farlo. Non lasciarlo da solo al ballo in un mare pieno zeppo di squali» la incoraggiò. il Re era il predatore più pericoloso in quell'oceano, ma era sfinito di combattere da un'intera vita da solo, e questo lo comprendeva.
«Quindi domani ci sarai?» domandò speranzosa Koraline.
«Dipende da che vestito indosserò, voglio che tutti i presenti, abbiano ben in mente chi sono» ammiccò verso di loro e quando notò Koraline star per urlare di gioia, ritornò a tapparle la bocca con una mano.
«Shh» mormorarono in coro sia lei che Ginevra.
«Devi mantenere il segreto soltanto per un altro giorno, perché domani uscirò allo scoperto ed Icaro saprà che sono qui. Ho bisogno di quest'altro giorno per rimettere in moto alcuni pensieri» molti dei quali le frullavano ancora in testa. Acconsentirono.
«D'accordo, mia Regina» scherzò Koraline, ricevendo in risposta una cuscino in pieno viso. Poco dopo, anche lei ricevette ne ricevette uno così forte, che alcune piume d'oca svolazzarono per la stanza.
Diedero inizio ad una guerra fatta di cuscini morbidi e vestiti lanciati a caso. Risate gioiose e divertite crearono una spensieratezza che Skye non provava da tempo.
Questo durò almeno finché Ronald non rientrò nella sua camera, la prima cosa che fece fu dedicare a tutte e tre le donne un'occhiata torva con annessa una rovente quando studiò le condizioni della sua camera.
«Ora vi uccido» mormorò a denti stretti prima di ricevere anche lui un cuscino in pieno viso.

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