43. L'ultimo membro

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Seduti tutti a far colazione, Skye passò in rassegna il viso di ognuno dei presenti.
Ronald era stato l'ultimo a raggiungerli, aveva i capelli ancora tremendamente scompigliati e la faccia stanca di chi aveva passato un'intera notte senza dormire.
Quando lei e Yuri avevano raggiunto la sala per la colazione, avevano già trovato Ginevra, Pierre, Koraline e i suoi fratelli ad ingurgitare pasticcini e avanzi del giorno prima.
Maicol li aveva raggiunti subito dopo, facendo unire anche Giun questa volta al loro pasto.
La rossa non aveva degnato Icaro di uno sguardo, a Skye non dispiacque minimamente la cosa.
In quel momento, mentre tutti erano in silenzio ancora attoniti, trattenne una risata ricordandosi di Dan.
Li avrebbe derisi tutti sfacciatamente se fosse stato lì con loro con la sua schiettezza e i suoi ghigni divertiti di chi piaceva mettere in soggezione la gente intorno.
Quando portò una mano sulle labbra per reprimere sul nascere la sua ilarità, sentì un movimento sotto al tavolo. La mano di Yuri le si era posata delicatamente su un ginocchio, le fece una piccola stretta gentile.
Si voltò a guardarlo di sottecchi mentre afferrava la tazza di quello strano miscuglio che a corte avevano il coraggio di chiamare ancora caffè.
Koraline guardava tutti con un sogghigno in viso, omettendo i suoi giudizi solo perché in presenza dei fratelli maggiori. Ma era sicura che una volta in loro assenza le avrebbe tempestate di domande inopportune e sfacciate.
Riguardo a questi, Skye osservò di nuovo uno di loro, meravigliandosi della sua somiglianza a Cal.
Riguardo al suo amico...le mancava da morire.
Quella mattina, quando aveva riaperto gli occhi, aveva visto Icaro disteso su un fianco, il braccio debolmente la teneva ancora stretta per la vita, le labbra leggermente dischiuse e i raggi del sole picchiavo lievemente sul suo petto nudo.
Era stata una visione sublime. E non aveva potuto fare a meno di paragonarlo a Saleem. Con lui non aveva mai avuto l'opportunità di svegliarsi e ritrovarlo accanto.
Né di farci l'amore.
Quando si erano svegliati, avevano fatto difficoltà a rialzarsi. Icaro si era ostinato a non lasciarla andare senza averla prima tempestata di battute spinte e baci rubati, solo quando si erano resi conto che era tarda mattinata e che lo stomaco di Skye brontolava dalla fame con i suoi borborigmi, avevano deciso di alzarsi e lasciare quel groviglio di lenzuola.
Guardò il profilo perfetto di Yuri addentare un pezzo di crostata. Fino al giorno prima non aveva mai immaginato che la rispettasse così tanto. Perfino prima di unirsi a lei, le aveva chiesto se era sicura o se era pentita di ciò che stavano facendo.
Il sorrisetto che le dedicò quando notò che lo stava guardando le riscaldò il cuore e...non solo.
«Oh andiamo. Avete una camera voi due, non nauseatemi» brontolò Ronald afferrando un muffin. Pierre nascose la sua risata dietro ad un tovagliolo mentre Koraline non si curò affatto di reprimerla.
«Vedo che tutti voi, questa notte, vi siete dati da fare» ammiccò divertita, i suoi fratelli ghignarono leggermente e uno di loro rispose «Io non posso dire lo stesso. Ho passato tutta la notte accanto alla tavoletta del water» storse il naso davanti alla colazione e si prese soltanto una tazza di tè.
«O forse dovrei dire che ci avete dato dentro?» si corresse scurrile, mandando di traverso qualsiasi cosa Ronald stesse ingoiando in quel momento.
Giun lasciò cadere le posate sul suo piatto in un tonfo stridulo. Ginevra spalancò la bocca e la richiamò «Koraline!» che rise sguaiata battendo le mani sul tavolo. «Ah le vostre facce!».
Maicol sembrò non curarsi particolarmente di loro, lanciò un'occhiataccia a Yuri e si dedicò esclusivamente alla sua colazione, lasciandoli in pace per un giorno.
Sì domandò se Giun l'avesse sfinito, se fossero ritornati insieme oppure se infine avessero deciso di non passare la notte insieme.
«Piani per oggi?» cambiò argomento Pierre, era decisamente quello più serio e restio alle provocazioni inappropriate della giovane dama.
I due fratelli risposero per primi «Noi dobbiamo ritornare al Golfo, sul fronte» spiegarono, uno di loro tirò scherzosamente una ciocca di capelli dalla sorella che sembrò d'un tratto perdere la concentrazione sulle sue battutine sconce.
«Capisco. Voi altri?» Pierre scaglionò ogni presente fino a fermarsi al suo Re.
«Io e Yuri dobbiamo andare in città dopo, anch'io come mia madre ho bisogno di fare compere» informò Maicol, estraendo una sigaretta dal suo taschino e alzandosi. Ronald sbruffò, avrebbero dovuto pensare ad attuare un piano per prelevare Edwin. Sapeva che privare ad Icaro di stare con i suoi soldati sembrava un'ottima strategia da attuare.
«Ma prima» Yuri si alzò, lanciando uno sguardo verso il sole caldo che giungeva dalla finestra.
«Devo far vedere una cosa alla mia signora» spronò Skye ad alzarsi sotto agli occhi di tutti. Lanciò uno sguardo truce a Ronald quando fece finta di vomitare e sghignazzò. Koraline invece, le sorrise euforica. «Dopo mi racconterai tutto» l'avvertì afferrando una ciambella glassata.
Uscirono dal castello e si diressero alle scuderie. «Cosa vuoi farmi vedere?» nonostante il sole, il freddo mattutino era insolente e quasi gelido. Non era abituata a quel clima, non quando il deserto non era così lontano. Icaro fece preparare uno stallone e l'accompagnò a montarlo. Prima che potesse chiedergli altro, saltò anche lui in sella dietro di lei rimanendo insieme sullo stesso destriero.
«Un unico cavallo?» domandò e lui annuì disinvolto. «Certo, non riesco a starti cosi lontano» scherzò ma il suo sangue divenne subito bollente quando sentì la sua schiena adagiarsi sul suo petto. Afferrò da un gancio un mantello che avvolse su entrambi per schermarli dal freddo mattiniero e subito dopo uscirono dalla stalla correndo. Le braccia di Yuri erano ai lati dei suoi fianchi e reggevano le redini mentre lei si teneva salda fra il pomelo e il suo corpo. «Non mi hai detto dove stiamo andando» urlò provando  a sovrastare il rumore degli zoccoli che scalpitavano sul terriccio. Stavano già attraversando il bosco alzando una piccola nuvola di terreno quando lui sussurrò al suo orecchio «Vedrai» era spesso misterioso e allusivo quando si trattava di dover rispondere a delle domande del genere.
Nonostante l'inverno che lentamente stava passando, la vegetazione nel bosco era ancora verde, l'aria umida sfrecciava contro la pelle del suo viso ma per fortuna il mantello riusciva a tenere perlomeno ancora caldi entrambi. Quando scesero la collina fra il sentiero di alberi, in una stradina che non aveva mai avuto il privilegio di battere, richiese «Un indizio? sono troppo curiosa» cosa poteva far rinunciare al suo Re di passare del tempo con i suoi soldati e attuare un piano decente?
«Devo presentarti una persona» le disse arrendendosi ma dal sorrisetto lascivo sul suo viso Skye si preoccupò. «Non mi dici chi è?» dal pendio dissestato, intravide la città in lontananza avvolta in una piccola nebbia, prima delle sue mura però, vi era un vecchio casale di pietra, le tegole del legno scolorite e datate dal tempo sembravano a malapena stabili.
«Perché dovrei dirtelo, quando stai per scoprirlo?» fermò il cavallo ai piedi di quel casale. Scese, e aiutò Skye a fare lo stesso evitando che si incastrasse con il mantello nelle staffe. «Lì dentro?» indicò la casa pericolante. Le finestre in ferro e la canna fumaria a vista davano un aspetto rustico sebbene abbandonato. Quello lo poteva evincere da tutto il legno fradicio che costruiva gran parte delle finestre e del pavimento mangiato dalle termiti.
Yuri si fermò davanti al suo ingresso, bussò tre forte sulla porta scorticata di legno grezzo. «Sono io, apri» come se dirlo specificasse esattamente chi era e cosa voleva. Dopotutto era un Re, a volte si comportava da tale.
Nessuno aprì né rispose. Skye lo affiancò ancora dubbiosa, e lo intimò a ritornare indietro ma contro ogni sua aspettativa, la maniglia della porta si aprì cigolando rumorosamente e lasciandole intravedere solo un pezzetto di buio presente all'interno.
La mano di Yuri le si posò sul fondoschiena, spingendola al suo interno, mormorò «Prima le donne» sussultò quando la porta si richiuse con uno scatto dietro di loro.
Per un attimo, non sentì altro che il suo respiro affannoso e il silenzio, come se fosse da sola in quella stanza buia e fredda. Sembrava tutto uno scherzo. Fece scivolare gli occhi intorno a sé ma non intravide altro che oscurità.
Poi, un fiammifero accese lo stoppino di una candela che prese fuoco, rivelando una faccia rugosa e vecchia dietro di esso.

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