29. Ritrovare un pezzo di sé

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Mentiva se non ammetteva che durante il tragitto di ritorno Skye non si era girata più volte con la preoccupazione che Constance l'avesse inseguita per divorarla come una iena. Ma invece non era stato cosi.
Capì presto che lo sparo si era sentito fin dentro al castello, perché quando finalmente ritrovò la strada di ritorno e rimise piede nei giardini che lo anticipavano, vide radunate guardie ovunque, tutte in preda al caos.

Ronald, Pierre e Maicol erano in un dibattito acceso e al centro di esso c'era Icaro che ascoltava tutte le parti. Sembrava impaziente e pronto a scatenare la sua furia su tutti quelli che aveva intorno.

Quando una delle guardie, quella più magrolina, la intravide percorrere il giardino, avvisò i quattro puntando un dito verso di lei. I loro occhi furono subito puntati su di lei, Skye riconobbe meraviglia, preoccupazione, sollievo e incredulità. Icaro invece, sembrò aver visto un fantasma in pieno giorno, e forse era proprio quello l'aspetto di Skye.
Nessuno fiatò o si mosse, neanche entrambe le sue dame le andarono incontro, saggiamente decisero di rimanere ferme vicino all'ingresso. Fu Icaro a raggiungerla con grandi falcate, riuscendo a contenere a malapena l'irritazione che provava.
«Dove diavolo sei stata?» tuonò furioso ancor prima di raggiungerla definitivamente. Si fermò solo quando le fu ad una spanna dal viso, Skye non decelerò, ignorandolo come suo solito, continuò spedita verso l'ingresso. Ma lui non mollò, riapparse subito al suo fianco. «Ti ho chiesto dove sei stata» ripeté a bassa voce in un tacito ordine.
«Da nessuna parte» mentì, continuando a camminare.
«È impossibile! ti abbiamo cercata per tutto il fottuto castello!» urlò facendo sobbalzare chiunque avessero intorno, tranne che lei. Skye quel giorno aveva già fronteggiato una minaccia peggiore. Provò ad afferrarle un braccio per fermarla, ma lei si scrollò subito la mano di dosso con un solo movimento, gli lanciò uno sguardo d'avvertimento che afferrò a volo.
Entrò dentro, cercando dopo più tentativi le scale a chiocciola che portavano alla torretta dove aveva dormito la sera prima.
Nessun'altro ebbe il coraggio di inseguirli all'interno.
Aprì una porta, richiudendola subito dopo quando vide essere uno sgabuzzino. Tentò con un'altra, niente.
«Skye fermati dannazione! ti sto parlando!» ogni sua parola veniva annullata automaticamente dal cervello di Skye, voleva soltanto starsene da sola nella sua camera e sbollire quella maledetta rabbia.
La voglia che aveva avuto di premere quel grilletto era stata troppa...Da quanto era diventata un'assassina?
Aprì d'impeto un'altra porta, era una camera da letto ma non la sua. Sospirò, prima di continuare la ricerca.
Dovette far mente locale e capire che era sull'altro piano, prima di risalire e trovare la camera del giorno prima. Quando finalmente riconobbe la stanza, entrò dentro provando a chiudere al di fuori Icaro.
Ci riuscì per un breve istante perché essa venne spalancata con un forte schianto, costringendola ad indietreggiare di qualche passo per non urtarla.
«Smettila di non rispondermi, cazzo!» con una mano si chiuse la porta alle spalle non calcolando minimamente la sua forza perché rischiò di uscire fuori dai cardini.
Non perse tempo a colmare la loro distanza, afferrandole le spalle.
«Sai cosa tutti abbiamo creduto?! Che ti avesse sparato, cazzo. Ti avevo chiesto soltanto una cosa. Una!» e quando capì che Skye non sarebbe scappata via addolcì la presa sulle sue spalle, ma non la lasciò. 
«Era quella di stargli alla larga. E tu cosa hai fatto invece? sei uscita da sola. Con lei» era agitato e furioso. Quella combo, non le piaceva per niente. Quando la lasciò, si mise seduta sul letto, incrociando le braccia al petto.
Il suo cuore le premeva ancora forte in petto e sentì una scarica di adrenalina attraversarle tutto il corpo.
«Cosa diamine ti dice il cervello? non puoi uscire da sola con Constance, tanto valeva suicidarsi» continuò il suo sproloquio. Non aveva per niente voglia di continuare ad ascoltare le sue lamentele.
«Sto bene, stiamo bene. Ora puoi andare» a quelle parole sembrò sul culmine di perdere la pazienza. «Devi spiegarmi perché l'hai fatto e cos'è successo» rispose stizzito mettendosi di fronte a lei, dovette costringersi ad alzare lo sguardo per guardarlo. «Non ora. Voglio rimanere sola» scandì bene le parole. Un risolino nervoso fuoriuscì dalle sue labbra «Non me ne andrò finché non mi avrai spiegato tutto» fu lei a perdere la pazienza. Si alzò di scatto e lo spintonò, era impossibile non poter avere neanche un attimo di solitudine con un intero castello a disposizione. «Vattene!» sbraitò mordendosi un labbro quando capì di aver urlato troppo. Lui si limitò ad incassare lo spintone che a malapena lo spostò. Le ripose semplicemente «No» gli occhi fissi nei suoi le mandarono brividi lungo le braccia. «Sei tu che mi hai lasciata sola il primo giorno, andandotene via con Maicol» lo rimbeccò. «E questo ti ha dato il via libera per andare in un fottutissimo bosco con Constance?» Gli diede un altro spintone. Skye aveva bisogno di calmare la sua ira non di alimentarla con altro fuoco. «Mi hai detto che non mi avrebbero uccisa perché questo avrebbe iniziato una nuova guerra! O sbaglio?!»

RESILIENCEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora