32. La cura

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Giun era praticamente corsa con lei nella sua camera, appena erano entrate al suo interno, aveva appoggiato una valigetta nera sul comodino ed aveva visitato Icaro il quale non aveva accennato a riaprire i suoi splendidi occhi.
Dopo vari minuti di controllo, in cui Skye era rimasta silenziosa sulla soglia ad osservarla con il cuore che sembrava volerle uscire dal petto, Giun si lasciò cadere sulla poltrona.
«È alta. Molto alta. Ha perso i sensi» informò, riponendo il termometro e lo stetoscopio nella valigetta. Era per quella ragione che durante la visita Icaro non si era mosso.
«Vado a controllare cos'ho in infermeria. Cosa ha avuto?» domandò, fermandosi per un secondo davanti a lei.
«Non lo so. Lui e Maicol sono andati a caccia per tutto il pomeriggio, sono stati parecchie ore sotto alla pioggia» la rossa annuì pensierosa. «Molto probabilmente anche gli altri sono in queste condizioni, vado a controllare prima di ritornare» non aspettò il suo consenso per andarsene.
Si sedette accanto a lui, riappoggiando il palmo sulla fronte.
Yuri non si svegliò, e dopo pochi minuti il suo corpo venne scosso da leggeri tremori. Gli adagiò una spessa coperta trovata nell'armadio, sperando che bastasse a fargli sentire meno freddo, ma non ci riuscì.
Mentre attendeva il ritorno di Giun, lo avvolse anche lei come uno scudo. Appoggiò la testa sul suo petto.
Finalmente, sentì dei passi frettolosi in lontananza, e dalla porta socchiusa, sbucò una mano che l'aprì.
Sperò fosse finalmente l'infermiera, ma al suo posto entrarono Ginevra e Koraline.
«Il Re» asserirono una volta dentro la stanza. «Allora è vero che sta male» sussurrò Koraline guardandolo, si portò poi una mano sulla bocca per sopprimere un singhiozzo.
Ginevra si rivolse invece a lei «È stata Giun ad avvisarci delle sue condizioni. Anche Maicol è messo piuttosto male, insieme ad uno dei suoi soldati» avvisò sedendosi accanto a lei.
«Ha saltato la cena, c'eravamo solo noi quattro. Ronald per ora sta bene» fu lieta che almeno Ronald se la stava cavando.
Giun finalmente arrivò, e il viso affranto non fu una bella premessa da vedere. «Maestà» un tono serio che non le aveva mai sentito. «Le vecchie scorte sono scadute. È tarda notte per arrivare in città e farne provvista, ammesso ce l'abbiano già» ma Skye si rifiutò di accettare ciò che le stava per dire. «Come scadute?!» esclamò Koraline. «È stata una mia dimenticanza, le ho mandate tutte alla tenuta la notte dell'incendio» spiegò con rammarico. «Cosa si fa allora in questi casi?» domandò, alzando il capo dal petto di Yuri.
«Sembra stare molto male» rivelò anche se questo Giun già lo sapeva.
«La Regina siete voi. In assenza del Re spetta a voi la decisione» annunciò riappoggiando la valigetta sul comodino. «Io posso assistere ognuno di loro dividendomi e chiedendo l'aiuto di altri dottori, ma dubito che con le medicine che abbiamo attualmente possano placare una febbre così alta» Skye tornò a guardare il petto dov'era stata sdraiata poco fa. Ricordò l'aquila disegnata su di esso.
«Quanto dista la città?» non sapeva come avrebbe fatto, ma doveva trovare assolutamente un modo.
«Poco meno di un'ora in carrozza, perché?» si accigliò.
«Non ho intenzione di starmene con le mani in mano» si rialzò separandosi da lui. Ginevra la seguì.
«Ma la farmacia è chiusa, dubito che l'apriranno. E non tutti i cocchieri abitano al Palazzo, bisogna reperirne uno» insistette ma ormai Skye si stava già infilando gli stivaletti che fecero difficoltà ad entrare sulla sua caviglia gonfia.
«L'hai detto tu. Sono la Regina. Mi apriranno» non attese altro tempo prima di afferrare una giacca e fiondarsi alla porta.
Si voltò, guardando Giun un ultima volta. «L'affido a te. Ed esigo che tu gli stia vicino tutto il tempo. È il tuo Re, ha la priorità su chiunque altro. Maicol... beh non è un problema nostro» ordinò, la donna le sorrise rassicurante. «Non c'è bisogno che tu me lo dica» non la osservò mentre l'infermiera prendeva il suo vecchio posto sedendosi accanto a lui.
Scese rapida le scale seguita da Ginevra e Koraline. Tenendo bene i denti premuti sulle sue labbra per il dolore che la caviglia le mandava ad ogni gradino.
«Cosa facciamo ora?» chiese Koraline mentre scendevano.
«Andiamo in città» annunciò, la dama annuì incerta «Si ma esattamente, come?» deviarono lungo un corridoio.
«Abbiamo bisogno di George, Abdel o Said» consigliò Ginevra. Skye annuì decisa. «Si, uno di loro! Cercateli, io cercherò Ronald e Pierre» i passi di Koraline rallentarono «E poi? Busseremo semplicemente alla porta della farmacia affinché non ci apriranno?» stava già leggendo tutte le incisioni poste fuori alle porte che si susseguivano a intermittenza nel corridoio.
«Io conosco già la camera di Pierre» propose imbarazzata Ginevra, ed entrambi gli sguardi finirono su di lei, ma non avevano tempo per quello.
«Vai a chiamare un cocchiere. Tu invece va da Pierre. Io cercherò Ronald» ordinò loro, correndo verso quelle porte.
Quando trovò ciò che stava cercando, non fu cosi educata da bussare prima, aprì la maniglia, rimanendo però sulla soglia, era chiusa.
«Dannazione» imprecò, prendendo a bussare ripetutamente.
Ma nessuno l'aprì, sospirò ed infine prese una breve rincorsa prima di dare una forte spallata al legno, tremò ma non cedette.
Stava per farlo di nuovo quando finalmente Ronald l'aprì di scatto, facendo fiondare dentro la stanza Skye. «Chi diamine è a quest'ora?» blaterò ma appena la vide, sbiancò e un attimo dopo si tinse di rosso.
Solo allora notò fosse in mutande, uscì dalla sua camera e lo spinse dentro. «Dobbiamo uscire, muoviti» non occorsero molte spiegazioni, perché Ronald iniziò a saltare con un piede lungo tutta la camera mentre provava ad infilarsi un paio di pantaloni. Attese di riuscire fuori alla porta prima di chiederle «Cosa succede?» si incamminarono.
«Ti spiego strada facendo, tu dimmi che conosci la camera di un cocchiere».

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