CAPITOLO 7

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JUNGKOOK

"Si sta facendo buio." Disse Jimin guardando il cielo che si stava oscurando, prima di guardare l'orologio che aveva al polso.

"Che ore sono?" chiesi, pronto ad andare.

"Le 20.00" mi informò.

Non posso credere che abbiamo parlato qui per più di due ore. Se devo essere sincero, mi sono divertito abbastanza. Jimin è una buona compagnia, tranne quando decide di diventare un ficcanaso, ovviamente.

"E' meglio se andiamo a casa." Mi alzai in piedi, raccogliendo le mie cose. Non è che abbia un coprifuoco e anche se l'avessi..sarebbe stato ancora presto, ma mia mamma probabilmente è già a casa e ha bisogno del mio aiuto con i miei fratelli.

"Sì, hai ragione." Si alzò e ci dirigemmo verso la porta. La caffetteria stava quasi per chiudere, solo poche persone erano sedute ancora ai tavolini.

La temperatura era scesa di molto perciò chiusi del tutto la zip della mia giacca. Jimin tirò fuori dal suo zaino una sciarpa nera e se l'attorcigliò attorno al collo.

"Bhè, immagino ci vedremo lunedì." Dissi goffamente, tenendo con una mano la chitarra mentre infilavo l'altra nella tasca dei jeans.

"Hai intenzione di prendere la metropolitana con tutta quella roba?" chiese con uno sguardo di incredulità.

"In realtà volevo tornare indietro volando, ma ho dimenticato il mio mantello da Superman a casa." Ridacchiai facendolo sorridere teneramente.

"Sei così stupido." Colpì il mio braccio ridendo ancora allegramente.

Per un attimo i nostri occhi si incontrarono e il suo sorriso improvvisamente si spense. Mi ritrovai a fissarlo fino a quando non parlò facendomi scattare sull'attenti.

"Potrei darti un passaggio, sai. Vivo solo un paio di isolati da qui." Indicò con un dito dietro di lui verso un viale enorme dove le luci colorate dei negozi e ristoranti erano già accese, dando alla città quella sua atmosfera vivace.

"No, va tutto bene. Non mi dispiace andare in metropolitana." dissi, cominciando a camminare verso la fermata più vicina.

Probabilmente ci metterò circa 45 minuti per arrivare a casa. Gemetti al solo pensiero.

"E a me non dispiace riaccompagnarti. Mi sto quasi appassionando al tuo quartiere." Disse, facendomi ridere.

"Sicuro?" chiesi alzando un sopracciglio.

"Mhh." Mormorò arricciando le labbra. "Da questa parte." E ci incamminammo verso il viale. Mi sentivo fuori luogo, come se non avessi potuto far parte di una zona come quella.

"Deve essere una figata vivere qui, eh?" chiesi per fare un po' di conversazione.

"Non è male. Mi piace." si strinse nelle spalle. "Ma scommetto che non è nemmeno metà esaltante quanto il tuo di quartiere." mi guardò, ma si voltò subito.

Amo la sua timidezza. Non è come tutte le altre persone che ho  conosciuto. Non flirta tutto il tempo e non mi si butta addosso come la maggior parte fa. E' chiaramente un figlio di papà, ma non mi giudica e non è snob. Forse è troppo elegante e da conto a sciocchezze come la moda, il makeup e a cose costose,ma non posso biasimarlo per questo. Se fossi ricco, probabilmente avrei 10 macchine e un'enorme collezione di cappellini e sneakers.

"Te lo posso assicurare questo." Ridacchiai e lui rise piano, portandosi una ciocca dietro l'orecchio. Ho notato che lo fa molto spesso.

Continuammo a camminare parlando di cose non molto importanti ed ero grato che non tirò fuori di nuovo l'argomento "mio lavoro". Onestamente, è troppo innocentino e non ha la minima idea di quel che faccio, preferisco che rimanga un segreto. Dopo tutto, lo conosco solo da 3 settimane e non sa niente sulla droga o cose del genere.

B.R.O.N.X (Jikook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora