𝟔.

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𝐉𝐈𝐒𝐔𝐍𝐆:

«quindi ti ha prestato la sua giacca?!» esclamò felix nel bel mezzo del corridoio della scuola, facendo voltare minimo dieci studenti verso di noi.

«si, esatto.. ma ora calmati»

«si ma.. capisci che è una cosa che non farebbero tutti..?» rispose con tono più calmo, cercando di capire se stessi seguendo le sue parole o meno.

alzai gli occhi al cielo e annuii con il capo «come potrei non capirlo se è la fottuta quinta volta che me lo dici?»

sentii uno sbuffo provenire dalle sue labbra, mentre uscivamo entrambi dal cancello della scuola.

per fortuna quello sarebbe stato l'ultimo giorno di scuola, e infine sarebbero iniziate le vacanze di natale.

«aspetta ma.. la festa è stata tre giorni fa, quindi ancora non gliela restituisci?» chiese inarcando un sopracciglio.

«si, esatto.. oggi farò un salto al bar e gliela restituisco»

«posso venire con te??»

«no»

«jis-»

«oh! guarda un po', è arrivata proprio ora tua madre» dissi interrompendolo, facendogli un segno con l'indice la Citröen AX grigia di sua madre.

«vaffanculo..» mormorò massaggiandosi le tempie con le dita «ok, vado.. ci vediamo domani ji» continuò a mormorare con tono arreso.

attraversò la strada e salì al lato posteriore della macchina, abbassando il finestrino «buona fortuna!» urlò cacciando di poco il capo fuori dalla macchina.

sorrisi dolcemente ed annuii con il capo, osservando l'auto allontanarsi lungo la strada «guarda che devo solamente ridargli una giacca..» mormorai fra me
e me, ridacchiando.

sospirai e iniziai a camminare a passo lento sul marciapiede, mettendo le cuffie sulle orecchie gelide a causa del tempo.

alzai il volume al massimo, sentendo le note di Blank Effect di Park Ji Hoon scorrermi nell'udito.

era diventata subito la mia canzone preferita, il testo esplorava i temi della repressione emotiva e della sensazione di essere incompresi.

descriveva anche una sensazione di vuoto e l'incapacità di esprimere emozioni vere, il protagonista si sentiva intrappolato nelle proprie emozioni, nascondendo i propri desideri e pensieri sotto una superficie di indifferenza.

e io mi sentivo esattamente come il protagonista, quella canzone non era la mia preferita a causa del ritmo lento ma adatto.. ma perché il testo descriveva il mio stato attuale di ogni singolo giorno.

la mia vita era un inferno da due anni, e la colpa era tutta di una sola persona..

in men che non si dica mi ritrovai davanti alla porta del bar, tolsi le cuffie e sospirai.

spinsi la porta ed entrai lentamente, sentendo un'ondata di calore attraversare il mio corpo.

mi guardai attorno e vidi alcune decorazioni di natale, e infine un albero ben arredato in un angolo.

avanzai verso il bancone e presi posto ad uno dei sgabelli, appoggiando i gomiti sul materiale di legno.

«ma guarda chi si rivede» mormorò una voce spuntando da dietro il bancone «ciao, jisung»

«ciao anche a te» mormorai e appoggiai lo zaino sullo sgabello al mio fianco, per poi riportare lo sguardo negli occhi di minho «sei saltato fuori come una lepre, che ci facevi accasciato dietro il bancone..?» chiesi aggrottando la fronte.

«stavo pulendo i mobili..» mormorò massaggiandosi la nuca con la mano
«ad ogni modo, cosa ordini?»

scossi il capo, sospirando «non sono qui per ordinare qualcosa» risposi osservando le sue sopracciglie aggrottarsi.

allungai la mano verso la zip dello zaino abbassandola, per poi tirare lentamente fuori la sua giacca «tieni..»

«ce ne hai messo di tempo per riportarmela eh..»

allungò la mano verso di essa, sfiorando con i suoi polpastrelli le mie dita.

no, no no no no..

ritirai subito la mano con gli occhi sgranati, sentendo un groppo che iniziava a farsi spazio al centro della mia gola.

«ei.. stai bene? sei pallido»

mi alzai velocemente dallo sgabello e presi lo zaino, ma sfortunatamente si piazzò davanti a me bloccandomi qualsiasi via di uscita a causa delle sue braccia appoggiate sul legno ai lati della mia vita.

cercai di cacciare via la paura, ma nulla funzionò davvero se qualcuno era così vicino al mio corpo.

iniziai a sudare freddo e sentii le mani e le ginocchia iniziare a tremare, facendomi aumentare il battito cardiaco.

«jisung calmati!» esclamò guardandomi con la preoccupazione negli occhi «si può sapere cosa ti succede?!»

non urlarmi contro, per favore..

mi aggrappai con le mani al bancone mentre i ricordi di quella notte iniziarono a riaffiorire nella mia mente, non dimenticando neanche un singolo dettaglio..

«allontanti.. ti prego..» sussurrai debolmente, vedendolo sgranare gli occhi come se si fosse ricordato di qualcosa.

«scusami, lo avevo completamente dimenticato..» mormorò indietreggiando di qualche passo, lasciandomi abbastanza spazio per riprendere aria «siediti, d'accordo..?»

lasciai la presa sul bancone e ripresi lentamente posto sullo sgabello, chiudendo gli occhi per regolarizzare il respiro pesante e veloce.

sentii i suoi passi veloci dirigersi dietro al bancone, per poi udire il rumore dell'acqua scorrere in un bicchiere «bevi questo»

aprii lentamente gli occhi e mi voltai verso di lui, ritrovando un bicchiere d'acqua fresca appoggiato sul legno «g-grazie..» presi con le mani tremanti il vetro fra i palmi, tenendolo forte per evitare che lo faccia cadere.

lo portai alle labbra, deglutendo velocemente l'acqua e liberandomi leggermente dal quel nodo che avevo in gola.

blank effect ✦ minsung.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora