𝟏𝟖.

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𝐓𝐖: 𝐀𝐔𝐓𝐎𝐋𝐄𝐒𝐈𝐎𝐍𝐈𝐒𝐌𝐎, 𝐀𝐂𝐂𝐄𝐍𝐍𝐈 𝐒𝐔𝐈𝐂𝐈𝐃𝐈𝐎.

𝐉𝐈𝐒𝐔𝐍𝐆:

era passato un mese dalla rottura con minho.

fissai l'anello sul mio indice, asciugandomi le lacrime che scendevano lungo le guance.

mi alzai dal letto e accesi la lampada sulla scrivania, per dare un minimo di luce.

lo sguardo cadde lì, sulle mie braccia, segnate di tagli di tutti i tipi: tagli rossi, freschi, vecchi e alcuni profondi.

da quando lui mi lasciò mi rintanai nella mia camera, e come sempre, mia madre era ancora in viaggio di lavoro, quindi avevo le cose semplificate.

ed ogni volta che pensavo a lui, i sensi di colpa ritornarono ogni volta, facendomi annegare con loro.

per caso ho sbagliato qualcosa nella nostra relazione?: era la domanda che girava come una trottola nel mio cervello, obbligandomi a dare tutta la colpa a me stesso per quella situazione.

ma detto sinceramente, perché dovrei essere ancora vivo, se anche lui non c'era più?

era stato l'unico capace di aiutarmi a superare le mie paure, ed ora non era più nella mia vita.

un sorriso malinconico si creò sul viso, iniziando ad allungare la mano tremante verso la lama del temperino.

quella piccola lama, era l'unica cosa che mi faceva sentire un briciolo umano nell'ultimo mese.

iniziai a far scendere la punta affilata in orizzontale sulla pelle, procurando un altro taglio rosso.

e poi un altro, un altro ancora, quattro, cinque, sei, finché non notai il sangue iniziare ad uscire dalle ferite fresche.

«perché sei andato via anche tu, minho..?» chiesi flebilmente, con un misto del tono fra assonnato e incrinato.

quando cercavo di dormire, fallivo miseramente, o semplicemente mi svegliavo all'improvviso da un incubo, con la fronte piena di sudore.

scossi lentamente il capo e iniziai a dirigermi verso il bagno, camminando nel buio più totale del corridoio.

aprii il getto del labavo e feci scorrere l'acqua bollente sui tagli, mordendomi il labbro inferiore dal bruciore.

osservai come il sangue si fondeva dentro l'acqua limpida, macchiandola lentamente.

chiusi l'acqua e alzai lo sguardo nello specchio difronte, osservando il mio volto pallido e le occhiaie scure.

non osavo neanche a guardarmi negli occhi, altrimenti da un momento o all'altro avrei potuto iniziare a piangere nuovamente.

allungai l'indice verso il mio labbro inferiore, togliendo quella macchiolina di sangue da esso.

avevo provato molte volte il suicidio, ma i pensieri mi ostacolavano sempre.

pensavo sempre che sarebbe ritornato, giusto? e invece no, lui non lo aveva fatto.

ma dopotutto non provavo odio nei suoi confronti, anzi, se sarebbe ritornato lo avrei accolto fra le mie braccia senza nessun ripensamento.

proprio come un bambino quando ha bisogno delle attenzioni dalla propria madre.

per il tuo bene, cosa significava quella frase che pronunciò prima che andò via? avevo un dubbio, anzi, più di uno.

ma era tardi, lo avevo aspettato un mese, senza risultati.

decisi che quella sarebbe stata la notte definitiva, la notte in cui avrei tolto di mezzo la mia vita.

ritornai di nuovo in camera mia, dirigendomi a passo lento verso la finestra.

l'aria fredda investì il mio volto appena l'aprii, facendomi correre un brivido lungo il corpo.

ma mancava una cosa, avrei voluto solamente salutarlo per l'ultima volta.

avrei voluto sentire la sua voce prima di morire.

presi il telefono dalla tasca e iniziai a digitare il suo numero, portandomi il telefono all'orecchio.

iniziai a mordere le unghie già rovinate delle dita, cercando di trattenere i singhiozzi.

«pronto? jisung?» rispose dall'altro lato del telefono, dopo vari squilli.

sorrisi malinconicamente alla sua voce, prendendo un profondo respiro «grazie minho..» sussurrai, con la voce incrinata mentre un singhiozzo sfuggì dalla gola.

«cos- jisung? jisung, che succede?»

rimasi in silenzio, sporgendo il capo fuori dalla finestra per osservare l'altezza «n-niente.. volevo solo sentire la tua voce per un'ultima v-volta..»

«che stai dicendo?! jisung non fare cazzat-»

staccai la chiamata e lanciai il telefono sul letto, iniziando a salire sul davanzale della finestra.

«scusami mamma..» mormorai fra i singhiozzi, mentre il telefono iniziò a squillare e vibrare copiosamente.

una sensazione di vuoto iniziò a diffondersi nel mio petto quando sporsi il primo piede, iniziando a tremare sia dal freddo che dalla paura.

la testa iniziò a girare, continuando a rimanere lì con il piede in aria, fermo.

dai jisung.. solo l'altro piede, puoi farcela.

。・:*:・゚★,。・:*:・゚☆

scusatemi se sono così crudele.. 😭😭
anygayss.. un altro capitolo corto, giuro che seriamente non riesco più a scrivere capitoli lunghi.. bruh

blank effect ✦ minsung.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora